Ad Ascoli un raccattapalle nato in Canada tolse un gol a Savoldi
Il gol salvato dal raccattapalle nato a Montreal in Ascoli-Bologna del campionato 1974-75 di serie A. In basso, Domenico Citeroni oggi
di ESTEBAN AURELIANO BUENDIA (La Poesia del Calcio)
Avventura di un raccattapalle fantasioso.
Il 12 gennaio 1975, si gioca Ascoli-Bologna
In quella partita accadde qualcosa che non ha precedenti nella storia del campionato italiano e che trasformerà quell’Ascoli-Bologna in qualcosa di memorabile.
È la partita di Domenico Citeroni.
Che non era un calciatore, né un attaccante, né tanto meno un portiere, ma era un raccattapalle di 16 anni.
«Mio padre lavorava al Polo Nord e nelle miniere di amianto in Alaska e in Canada. Lì sono nato io: Domenico Citeroni. A Montreal. Da piccolo non avevo i soldi per la partita, allora alle 10 di mattina ero già davanti al Del Duca: i primi dodici che si presentavano entravano come raccattapalle. Gratis». Campionato 1974-75, il primo in serie A dell’Ascoli. I campioni delle figurine giocavano al Del Duca. «C'era Dino Zoff. I palloni che uscivano glieli ributtavo dentro con dei calcioni alti e storti, così lui doveva rincorrerli e si perdeva tempo.
Un pari con la Juve era oro. Ma, a un certo punto, mi guardò negli occhi e con la sua flemma mi disse: “Benedetto figliolo, il pallone devi darmelo in mano…“.
Quello sguardo e quella calma mi gelarono. Tutti i palloni successivi glieli appoggiai sui guanti. E non era facile impressionarmi…E si arriva cosi al 12 gennaio.
Quel giorno si gioca Ascoli-Bologna.
Ascoli ultimo in classifica con 7 punti, il Bologna molto più su con 12.
Citeroni stava dietro la porta.
Come un qualsiasi bravo raccattapalle.
Segna Landini, pareggia l'Ascoli, poi si scatena Beppe Savoldi, che ne fa due.
Non contento, al 90′ è ancora solo davanti al portiere, lanciato da Bulgarelli.
Tira, la palla passa sotto la pancia di Masoni, supera la riga bianca, nell’angolino, è gol, sarebbe il 4-1. Ma Citeroni è vicino al palo e con un calcetto, d’istinto, la ributta in campo.
Il difensore bianconero Castoldi lo guarda strano, come a dire: “Cosa ti ha preso?“.
Nel dubbio, però calcia il pallone fuori.
L’arbitro Barbaresco pensa che il pallone abbia picchiato contro il palo ed indica il calcio d’angolo. Intanto Citeroni si è allontanato velocemente ma con aria indifferente dalla porta.
Bulgarelli urla e rincorre l'arbitro inutilmente.
È calcio d'angolo.
«Finisce la partita. Vedo agitazione sulle panchine e me la squaglio. Filo dritto a casa. Non dico niente a nessuno. Mi metto a letto senza neppure aspettare la “Domenica sportiva”. Non ne parlo con gli amici, ma due giorni dopo trovo i giornalisti all’uscita della scuola. Mi portarono alla “Domenica sportiva”, dove strinsi la mano a Beppe Savoldi, che mi disse: “Pensavo fossi più giovane“. L’aveva presa bene. In fondo non avevo influito sul risultato».
Due domeniche dopo, arrivò la Lazio campione d’Italia. Prima della partita, l’arbitro lo chiama: “Oggi, ragazzo, te ne stai vicino alle panchine”.
Tutti gli arbitri che venivano al Del Duca lo tenevano d'occhio.
Una domenica esageró con le perdite di tempo e l'arbitro lo cacciò mostrandogli il cartellino rosso. Come fosse un giocatore.
L’Ascoli alla fine si salvò.
Mazzone spiegò sui giornali che il merito era stato un pò anche il suo, di Domenico Citeroni, ruolo raccattapalle, perché con quel gesto aveva fatto capire quanto la città amasse la sua squadra.
Quello fu l’ultimo suo anno da raccattapalle.
Il campionato dopo Citeroni si trasferì in curva a fare l’ultrà.