Facebook per i soldi lascia proliferare l’odio

Non si puo’ ignorare l’enormita’ dello scandalo, il problema e’ come rimediare

di Odoardo Di Santo

E' durato solo sei ore il blackout cioe' l’oscuramento di Facebook e delle sussidarie WhatsApp e Instagram, a causa dell’errore umano di un funzionario.

Miliardi di persone in tutto il mondo all’improvviso sono rimaste come paralizzate perche' incapaci di comunicare , di fare affari , di “chattare” , di  informarsi o di informare gli altri sugli affari del mondo.

All’improvviso in molti si sono sentiti come orfani privati del giocattolo che permette di sfogarsi, magari di spettegolare  .

Per una  fortunata coincidenza da molti ritenuta provindenziale, il blackout e' avvenuto a ridosso  delle dichiarazioni di Frances Haugen, una ex funzionaria di Facebook .

Venuta allo scoperto si e' identificata come “whistleblower”, un espressione  che nel patrio idioma pu' essere interpretata come: informatore, gola profonda o talpa, a vostra scelta.

Fatto si e' che ha rilascato migliaia di pagine di documenti interni della compagnia alla   Securities and Exchange Commission ed al Wall Street Journal che hanno precipitato Facebook in un gigantesco scandalo.

Davanti al senato americano ha fatto una caustica deposizione ed  ha dichiarato papale papale che Facebook   e' piu' interessato  a fare profitto (miliardi) senza preoccupazione di combattere gli  “hate speech” cioe' i discorsi d'odio e d'intolleranza di cui sono vittime le minoranze.

Si tratta purtroppo di un ripugnante fenomeno sempre  più presente nelle nostre società e che in buona parte è legato alla comunicazione online

Lunedi 4 October  2021, Mark Zuckerberg , il padrone di Facebook e delle sussidiarie, ha perso in borsa  $7 miliardi, che, poveretto, ha ridotto il suo valore, a 120.9 miliardi di dollari USA.

  L’udienza che  ha segnalato l’inizio del “redde rationem” del colosso e l’inizio di  una nuova crisi di Facebook  ha galvanizzato i senatori  americani di ambo i partiti che hanno espresso l’importanza  di reprimere i seri mali sempre piu' diffusi nella societa' che sono stimolati dal gigante dei media.

“Fino a quando  non cambiera' Facenbook continuera' a fare scelte che vanno contro il bene comune,il nostro bene comune” ha dicharato Frances Haugen ai senatori .

I quali di fronte all’enormita' dello scandalo, hanno ripetutamente paragonato Facebook  alle grosse compagnie di tabacco   produttrici di prodotti che sono additivi e ultimamente cattivi e dannosi .

Una esperienza da evitare di ripetere, assolutamente.

Cosa fare di Facebook?

E' la domanda nella mente di molti.

La risposta e' ardua e complessa come capita sempre nella nostra societa' condizionata dal dominio del capitale.

Il fatto incontrovertibile rivelato dall’incidente e' che  non si puo' ignorarne l’enormita'.

Al Senato americano si sono suggerite varie possibili  soluzioni tra cui quella di sventrare Facebook spezzettando il  monopolio ma tenendo presente la continua esistenza di Facebook , una compagnia di  grande successo che ha permesso a molti di poter comunicare in liberta'.

Per molti spezzare il monopolio e' una buona idea anche se poi prevarrano gli interessi di sempre e non se ne fara' nulla.

Altri  suggeriscono  semplicemente che bisogna fare qualcosa. La difficolta' e' di sapere che cosa puo' essere quel qualcosa.   

E' da escludere la posizone di alcuni di eliminare i social media, una proposizione che non sta ne' in cielo ne' in terra. 

Con  tutti i difetti i social media sono frutto di  una tecnologia  che ha cambiato la societa' in maniera radicale e  ormai irreversibile.

Non si torna indietro dalla tecnologia digitale.

Ma cio' non significa che tutto il settore deve essere nelle mani private e per giunta un colosso monopolistico, con il solo scopo del profitto.

Nella nostra societa' e' una bestemmia suggerire di nazionalizzare Facebook  eppure dobbiamo iniziare una conversazione su  quale  modello e' preferibile ed auspuicabile. 

I social media debbono essere  determinati solo dal profitto o  piu' propriamente da quello che Frances Haugen ha definito nell’udienza al senato americano : “Il bene comune, il nostro bene comune”?
Nel Vangelo di Matteo  Gesu' disse che : “Necesse est enim ut veniant scandala ” (e' necesario infatti  che gli scandali accadano).

E' pero' imporante  che gli scandali siano causa di  cambiamenti per il bene comune e non un episodio seriale prima di passare al prossimo evento confermando l’antico detto: “Passata la festa gabbato lo santo” cioe' noi,brava gente.

 

 

 

 

 


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