Italia, Insigne ed i cross: una volta a Toronto c’era chi giocava cosi’, non e’ vero Frank?

Frank Riga, qui con due nipoti, e’ stato un centrale fortissimo di testa che in carriera ha neutralizzato centinaia di cross anglosassoni

Frank Riga, qui con due nipoti, e’ stato un centrale fortissimo di testa che in carriera ha neutralizzato centinaia di cross anglosassoni

TORONTO, 6 settembre – Olanda? Doveva essere Bosnia, l'errore ' stato evidenziato con la classe di un passaggio semplice e dicisivo di Gianni “Golden Boy” Rivera. Ringrazio Frank Riga, friulano trapiantato ad Hamilton, per la benevola tiratina di orecchie.

Quando si scrive, si dovrebbe avere le antenne alzate, fare attenzione agli strafalcioni.

Ma comporre a braccio, cioe' a caldo, e senza correttore di bozze, si corre il rischio di prendere palle di ciuccio per lampadine elettriche, chiedo venia.

Dovevo scrivere Italia-Bosnia, ma la mente pensava all'Olanda perche' la prossima partita con i tignosi tulipani sara' decisiva per gli azzurri.

Loro hanno vinto, noi pareggiato.

Se, non sia mai, lunedi' vincono, gli azzurri possono quasi dire bye-bye al primo posto del gruppo, l'unico che permette di andare avanti.

Italia imballata, piena di piccoltetti e senza la scarpa d'oro Immobile.

Mancini ha idee precise, la squadra gioca secondo i suoi schemi, ma ha un solo sbocco in avanti.

Tutte le palle passano per Insigne che, dalla sinistra, si accentra e tira a giro.

Se non puo' battere a rete, l'altra soluzione del frugoletto partenopeo e' crossare al centro dove, pero', i nostri piccoletti poco possono contro i difensori avversari, generalmente giganteschi o quasi.

I cross dalle ali erano, cinquanta e piu' anni or sono, il pane quotidiano delle squadre inglesi e scozzesi anche a Toronto ed Hamliton, vero?

“Frank, tu eri il difensore centrale delle tue squadre, a volte eri stopper, altre libero. Ma il tuo compito era mettere la testa sui cross angle', quando ci riuscivi loro erano infarinati e fritti”.

Perche', in quei tempi, gli anglosclozzesi correvano e crossavano per novanta minuti.

Non avendo piedi buoni non sapevano inventare, quindi diventano prevedibili e battibili.

Lo stesso dicasi oggi dell'Italia di Mancini.

Insigne e' un piccolo grande calciatore, ma non puo' mettersi gli azzurri sulle spalle e portarli alla vittoria.

Non ha ne' la stazza fisica, ne' le qualita' tecniche per cantare e portare la croce.

Questo e' chiaro da almeno quattro o cinque anni.

Se ancora si insiste nel dargli il ruolo chiave della nazionale, significa che non e' ancora maturato nessun vero “regista”.

Quindi, si va avanti cosi', sperando che anche questa Italia di Mancini riesca a diventare ammazzagiganti come a volta e' capitato.

A noi tifosi non resta che pregare, come al solito, a cominciare da lunedi’.

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