Nessuno gioca come l’Inter tra le grandi d’Europa

Le altre tre semifinaliste di Champions League hanno diverse cose in comune, la squadra di Inzaghi fa a modo suo

Bastoni e Acerbi dopo il 2-2 con il Bayern

(Articolo pubblicato sul quotidiano on line Post di oggi, 17 aprile)

 

Grazie al complessivo 4-3 contro il Bayern Monaco (2-1 all’andata, 2-2 al ritorno) l’Inter ha raggiunto le semifinali di Champions League per la decima volta nella sua storia e per la seconda in tre anni, dopo quella del 2023 in cui superò il Milan e poi perse in finale contro il Manchester City. Con Simone Inzaghi, che la allena dal 2021, l’Inter si è affermata come una delle squadre più organizzate e difficili da battere nella competizione, grazie a un modo di giocare efficace e peculiare, molto diverso da quello delle altre grandi squadre europee e da quello storicamente mostrato dalle squadre italiane in campo internazionale.

Arsenal, Barcellona e Paris Saint-Germain, le altre tre semifinaliste, sono tutte ben allenate e molto spesso entusiasmanti; sono squadre diverse tra loro, ma hanno in comune il pressing costante, il controllo del pallone, il tentativo di dominare ogni fase della partita, la libertà data in attacco ai loro calciatori di maggior talento, che vengono messi sempre nelle migliori condizioni per dribblare e creare azioni offensive. L’Inter invece ha un modo di giocare tutto suo, fondato sull’eccezionale capacità di adattarsi alle caratteristiche delle squadre avversarie e ai diversi momenti della partita, e sull’alternanza quindi tra un calcio ambizioso e offensivo a uno più prudente e ordinato.

 

È un gioco molto più sofisticato di quanto potrebbe sembrare a prima occhiata. Ci sono fasi della partita in cui quasi tutti e dieci i giocatori di movimento partecipano alla costruzione delle azioni, scambiandosi di posizione e dando pochi riferimenti alle squadre avversarie. Non è raro che uno dei tre difensori (l’Inter almeno formalmente gioca con il 3-5-2, ed è l’unica delle quattro semifinaliste a giocare con la difesa a 3), in particolare Alessandro Bastoni ma anche Benjamin Pavard, si ritrovi in mezzo al campo, oppure in posizione d’esterno d’attacco. «La fluidità dell’Inter è diversa da quella della maggior parte delle squadre», ha scritto il sito sportivo The Athletic nell’analisi della partita di ritorno contro il Bayern, dicendo anche che è davvero difficile trovare una squadra organizzata meglio dell’Inter.

 

I giocatori dell’Inter, insomma, sanno sempre cosa fare, sia quando hanno il pallone sia quando non ce l’hanno. In fase difensiva la squadra riesce ad alternare momenti di grande aggressività ad altri più passivi, nei quali tutti stanno compatti nella metà campo del proprio portiere, difendendo con attenzione e lasciando pochissimo spazio alle iniziative avversarie. Le grandi squadre europee, che giocano quasi tutte un calcio propositivo e d’attacco, hanno fatto vedere di soffrire molto queste fasi di difesa posizionale dell’Inter (cioè quando tutti sono schierati nelle proprie posizioni difensive, secondo un ordine molto rigoroso). In semifinale sarà interessante vedere come il Barcellona, che in stagione ha già segnato ben 150 gol in 47 partite, proverà ad attaccare la squadra che ha subito meno gol tra le quattro rimaste (appena 5 in 14 partite di Champions League).

Una peculiarità dell’Inter inoltre, che si nota sia in Italia sia in Europa, è che i suoi giocatori dribblano pochissimo, in controtendenza con quanto fanno le altre tre semifinaliste, che hanno tanti calciatori formidabili nel superare gli avversari quando si trovano uno contro uno (Lamine Yamal e Raphinha per il Barcellona, Bukayo Saka per l’Arsenal, Désiré Doué, Khvicha Kvaratskhelia e Ousmane Dembélé per il Paris Saint-Germain). Per far avanzare il pallone, quindi, l’Inter si appoggia quasi sempre sui passaggi e sui movimenti costanti dei suoi giocatori, sfruttando l’abilità tecnica e la visione di gioco dei suoi difensori e centrocampisti, tutti eccellenti in questo, come Federico Dimarco, Alessandro Bastoni, Hakan Calhanoglu, Henrikh Mkhitaryan. Questi poi sfruttano il gran lavoro e dinamismo dei due attaccanti titolari, Lautaro Martínez e Marcus Thuram, che all’andata hanno costruito assieme un gol spettacolare e molto ricondiviso sui social perché emblematico dei migliori pregi dell’Inter.

 

In porta con tre passaggi

Oltre all’eccellente organizzazione tattica, l’Inter di questa stagione ha dimostrato di essere una squadra esperta e capace di gestire gli sbalzi emotivi delle partite, che sa reagire alle difficoltà ed esaltarsi nei momenti più difficili e importanti. In queste quattro stagioni con Inzaghi la squadra ha acquisito una sempre maggior consapevolezza delle proprie possibilità, e oggi affronta le partite a eliminazione diretta con estrema sicurezza, evidente soprattutto nei suoi calciatori più forti e rappresentativi come Lautaro Martínez e Nicolò Barella, ormai tra i migliori al mondo nel loro ruolo. Barcellona e Paris Saint-Germain hanno cambiato allenatore la scorsa estate, e hanno molti giocatori giovani, mentre l’Arsenal erano sedici anni che non raggiungeva una semifinale di Champions League e deve ancora vincere un titolo importante con Mikel Arteta: tra le quattro squadre rimaste, nessuna ha la consapevolezza dell’Inter.

Solo due allenatori con l’Inter sono arrivati almeno due volte in semifinale di Champions League: l’unico a riuscirci prima di Inzaghi fu il leggendario Helenio Herrera, che ci arrivò per quattro volte di fila negli anni Sessanta (vincendo per due volte la coppa). I risultati raggiunti in questi anni dall’Inter, che l’anno scorso ha vinto il suo ventesimo Scudetto e quest’anno è ancora in corsa in quattro competizioni (oltre alla Champions League, può vincere la Serie A, la Coppa Italia e il Mondiale per club), sono ancor più notevoli se si considera che la situazione economica della società non è così stabile.

La squadra è stata costruita con un budget molto inferiore a quelli di Arsenal, Paris Saint-Germain e Barcellona (che ha problemi finanziari più gravi, ma continua a spendere molto), e questo non fa che aumentare i meriti dei dirigenti e soprattutto di Simone Inzaghi, che hanno saputo creare una squadra molto competitiva con (relativamente) poco. L’allenatore in particolare è riuscito a far rendere al meglio tutti i calciatori, alcuni anche al di sopra di quanto ci si aspettasse: raggiungere una semifinale di Champions League con titolari calciatori come Francesco Acerbi e Matteo Darmian, 37 e 35 anni, che fino a qualche anno fa sembravano in evidente fase calante e giocavano in squadre di livello inferiore, è notevole e dimostra l’importanza dell’organizzazione di gioco.

 

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