Vito Caressa, interviste amarcord

Vito Caressa intervista Jean Todt comodamente seduto sul muso di una Ferrari

Vito Caressa intervista Jean Todt comodamente seduto sul muso di una Ferrari

di Vito Caressa

QUANDO BEN JOHNSON DECISE DI DARSI AL CALCIO

Primi anni 90. Alla redazione sportiva della vecchia CFMT CH 47 Cable 4, mi chiama Tony Fontana, presidente dei North York Rockets. Mi dice… “Vito, Ben Johnson si sta allenando con la squadra alla York University”.

Pensando all’uomo piu’ veloce del pianeta, penalizzato solo dall’uso di doping, chiedo al Presidente “Ben sta allenando i giocatori a correre piu’ veloci?”.

“No, vuole andare a giocare a calcio in Italia”, fu la risposta.

Chiamo subito il cameraman e volo al campo di gioco.

Arrivo e trovo Ben Johnson alle prese con i tiri in porta… Ci prepariamo per l’intervista e cominciamo…

“Come mai dalla velocita’ pura al calcio?”

  • Da piccolo, in Jamaica, giocavo a calcio, era la mia passione. Poi ho scoperto che ero piu’ veloce di tutti ed ho cominciato a correre i 100 e 200 metri.

    “Vuoi andare in Italia, per giocare a calcio?”

  • Si. La mia velocita’ mi permettera’ di farmi valere.

    Mentre parliamo si intromette il manager cileno di Ben Johnson: “Ben ha le qualita’ per essere un ottimo calciatore. La sua velocita’ mettera’ tutti in difficolta’ “.

    “Ben ha poco piu’ di 30 anni. Avete contattato qualche squadra?”.

  • Risponde il manager: L’eta’ non conta molto. Ben e’ in forma. Abbiamo dei contatti con il Foggia.

    Gli faccio notare che in Serie A si possono tesserare solo 3 stranieri ed ogni squadra ne ha gia’ 3.

  • Allora punteremo alla Serie B e/o C.

    Inutile discutere con chi non sa nemmeno cosa dice. Allora chiedo a Ben di fare dei tiri in porta, da usare nel servizio…. Mamma mia. Su una decina di tiri ha preso la porta 1 sola volta. 3 volte ha zappato il terreno… Un dramma….calcistico. Allora gli chiedo di fare dei palleggi. Non e’ andato oltre i 6 tocchi, senza far cadere il pallone per terra. Dopo un paio di mesi contattai il manager, chiedendogli della…trasferta in Italia… Mi disse che non se ne fece nulla…. Meglio cosi’, pensai…..

CHI E’ MEGLIO, PELE’ O MARADONA?

Il grande Pele’, testimonial della Mastercard, venne in visita a Toronto, poco dopo il Mondiale USA 94. Ci facemmo una bella chiacchierata, parlando di calcio, del Brasile e…... chi e’ meglio, Pele’ o Maradona.

“Io, naturalmente”, e giu’ una risatina.

Poi continua “Io sono stato uno dei migliori del mio tempo. Maradona e’ il migliore di questi tempi. Inutile fare paragoni con tempi e calcio differenti. Per esempio, ai miei tempi il pallone era molto piu’ duro, era difficile persino prenderlo bene. E poi ci sono stati tanti giocatori di alto livello. Il mio Brasile ed il mio Santos erano pieni di fenomeni. Io ho solo trasformato in gol le loro idee di gioco”.

Che dire, oltre ad essere bravo e’ anche un gran…politico…

Non poteva mancare la domanda sulla finale Brasile-Italia, a Pasadena il 17 luglio, ore 12 con 38 gradi: “Pensavo che saremmo stati avvantaggiati, invece l’Italia ci mise in difficolta’. Sacchi aveva la possibilita’ di vincere la partita nei 90 minuti.. Invece l’ha persa ai calci di rigore, dove noi siamo piu’ tecnici”.

Gli domando cosa avrebbe sbagliato Sacchi…

“Doveva partire con la squadra piu’ in forma e non utilizzare giocatori reduci da infortuni e/o acciaccati”.

E come dargli torto…. La vittoria permise ai carioca di aggiudicarsi la Coppa Rimet

“Quella Coppa e’ anche un po’ mia, visto che ho vinto due dei 4 Mondiali giocati”…

Infatti al terzo titolo, il Brasile si porto’ via la Coppa Rimet.

Certo l’avremmo potuta avere noi solo se….. vabbe’, lasciamo perdere….

RAGAZZINO ROMANISTA LASCIA DI STUCCO PLATINI

Michel Platini’, con l’accento sulla i, per con confonderlo con…. gli alberi… Erano i primi anni 2000, Platini si era “accatenato” a Blatter per la scalata al posto di Presidente della UEFA. Lo divento’ nel 2007.

Con il suo italiano con accento francese ci racconta di quanto sia bello essere rimasto nel mondo del calcio, come dopo aver giocato per tanti anni… Voleva cambiare il calcio, proprio perche’ da giocatore vedeva tante cose storte. Disse lui. Invece? Comunque torniamo all’intervista.

Gli domando: Qual’ e’ il titolo che ricordi con piacere?

“Ricordo con piacere sia i titoli vinti con la squadra che a livello personale. Certo 3 palloni d'oro sono motivo d’orgoglio, ma anche vincere l’Europeo con la Francia non e’ da meno. Probabilmente e’ stato piu’ difficile vincere il titolo di capocannoniere in Italia, perche’ c’erano tanti avversari agguerriti”.

Gli chiedo un aneddoto che ricorda con piacere.

“Mi hai detto che sei romanista.. Allora ti racconto cosa mi e’ successo all’aeroporto di Fiumicino. Tornavamo a Torino dopo una gara contro la Roma… Vedo un a ragazzo, con la sciarpa della Roma. Mi viene incontro e mi dice… Tu sei Platini? Gli rispondo con un sorriso.. pensando che volesse chiedermi l’autografo. Mi guarda e mi dice… Juventino e francese, il massimo dello schifo”… Ho continuato a sorridere, pensando… “Per questo il calcio e’ bello…. “

JEAN TODT SULLA…FERRARI

Immaginarsi Jean Todt su una Ferrari e’ quasi…normale. Ma te lo immagini seduto sul cofano di una Ferrari? Beh e’ successo. Vengo a sapere che l’allora General Manager della Ferrari era a Toronto, per l’inaugurazione della sede Torontina della Ferrari of Ontario, su Avenue Road. Arrivo in loco e Remo Ferri, Presidente della Ferrari of Ontario, mi presenta Jean Todt.

Una piccola chiacchierata sul mondo della Formula 1 e ci prepariamo per l’intervista.

“Dove vuole fare l’intervista”, gli chiedo.

E lui “Beh, siamo qui…. “ed indica con lo sguardo una fiammante Ferrari rossa. Si siede sul cofano, sotto gli occhi di Remo Ferri. In quanti possono permettersi questo lusso, senza che il proprietario ti scortichi vivo? L’intervista scivola veloce. Parlare con un intenditore e’ sempre piacevole. Mi preannuncia tempi duri per la Formula 1.. Infatti poco, nel 2009, dopo annuncia l’abbandono della Ferrari per diventare Presidente della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile). Da allora la Ferrari non e’ piu’ stata la stessa. Non solo per colpa della macchina.. Al muretto manca il suo genio tattico. Quello che ha permesso alla Ferrari di vincere delle gare…compromesse.

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