“A Pechino mandiamo gli atleti ma terremo a casa i diplomatici”

(Il boicottaggio Usa secondo atto del caso Huawei. Genocidio e crimini contro l'umanita', due mostruosita' che sono di attualita' anche in Canada e America).

di Nicola Sparano

“Voi andate, noi no”.

Il voi in questione sarebbero gli olimpionici, noi invece rappresantano i diplomatici.

I Giochi di Pechino, previsti per febbraio prossimo, si faranno, almeno sembra.

Perche' gli Stati Uniti ed i paesi che si inchinano a Washington - Canada incluso naturalmente - permetteranno ai loro atleti di andare a gareggiare ma non manderanno delegazioni ufficiali a Pechino.

Il diplomatico è un funzionario di Stato o di una organizzazione intergovernativa che intrattiene relazioni con altri Stati o altre organizzazioni.

I governi di solito inviano una grande delegazione di questi personaggi in doppiopetto di alto rango alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici.

Non questa volta.

Perche'?

La Casa Bianca ha affermato che la mossa è stata presa a causa del “genocidio e dei crimini contro l’umanità nello Xinjiang”.

Washington accusa la Cina di aver commesso un genocidio contro gli “uiguri” in quella regione, ma Pechino nega.

Un passo indietro, se permettete.

Nel 1980 gli stessi Stati Uniti organizarono il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca per protestare l'ivasione dell'Armata Rossa in Afghanistan.

Quello fu vero boicottaggio, 65 paesi – tra i quali in Canada, l'Italia no, vi partecipo' – fecero restare i loro atleti a casa.

Fu un'edizione in sordina, con 80 paesi partecipanti.

Il boicottaggio non ebbe alcuna ripercussione sull'invasione dell'Afghanistan da dove, qualche anno dopo, l'Armata Rossa scappo' via con la coda tra le gambe, poi i mujahidin spostarono il tiro sul paese che li aveva armati, gli Stati Uniti, ma questa e' un'altra storia.

Tornando a bomba, cioe' al boicottaggio diplomatico, la violazione dei diritti umani e' un pretesto dell'occidente, Usa in testa, per mettere pressione al Paese che atterrisce per la sua potenza economica, tecnologica e militare.

In pratica e' il secondo atto dell'arresto di Meng Wanzhou dirigente di Huawei e figlia del fondatore del colosso cinese, arrestata tre anni a Vancouver fa su mandato degli Stati Uniti.

Il caso e' finito a tarallucci e vino.

E' vero la Meng e' stata tre anni in Canada, poi e' stata rilasciata senza che il colosso Huawei ne risentisse.

Coseguenze di quell'arresto – voluto da Trump e sancito da Trudeau – caddero su due cittadini canadesi arrestati e condannati a lunghe pene, poi rilasciati come contropartita della scarcerazione della dirigente cinese.

Insomma, giochi di potere, intrallazzi di cui noi gente normale capiamo poco e niente.

A proposito, Dominic Barton, il console generale del Canada che patteggio’ con le autorita' cinesi il rilascio dei due Mike, due giorni fa ha lasciato il suo incarico a Pechino.

Una coincidenza oppure hanno giocato di anticipo sapendo del boicottaggio?

Per conludere, la politica dovrebbe stare fuori dallo sport, onon immischiarsi.

Ma non e' mai accaduto e mai accadra'

Lo sport, le Olimpiadi in questo caso, non possono risolvere problemi che generazioni di politici non hanno risolto.

E non risolvera' neanche genocidio e crimini contro l'umanita', due mostruosita' che sono di attualita' anche in Canada, purtroppo.




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