Addio Terremoto, un monello con le biricchinate nel Dna
Ciao Terremoto, con te se n'e' andato un altro pezzo della Telese storica.
Mancherai a molti, me incluso.
Le volte che sono stato a Telese ti ho sempre visto spingere la carrozzella con dentro un nipotino proseguendo ad andatura normale, non da...terremoto, ma da nonno.
Ricordo che da piccolo avevi il viso liscio di un diavoletto.
Anni dopo ti ritrovai con i solchi profondi e dolorosi che la vita ti aveva scavato in faccia.
Caro Terremoto, non combinare troppi casini dove sei ora, ma resta come ti ricordo, la versione telesina di Gian Burrasca, un monello che aveva le biricchinate nel DNA.
Da ragazzi siamo cresciuti insieme, abitavamo sul Viale Minieri quasi uno di fronte all'altro.
Eri il piu' piccolo di una banda di guagliuncielli, ci venivi sempre appresso succhiandoti il pollice, ricordi?
Quell'abitudine la perdesti quando il cane lupo della Marsiglia trovo' aperto il cancello e per poco non ti azzanno' perche' lo andavi giornalmente a sfruguliare.
Ricorderai anche di quando cadesti dal secondo piano della clinica, allora in costruzione, di fronte ai bagni.
Tu eri troppo piccolo per giocare con noi.
Quando il custode del cantiere, il padre del compianto Pasquale Massaro, cerco' di prenderci, noi piu' grandi scivolammo a terra da un palo dell'impalcatura che era troppo lontano per le tue braccine.
Ti dicemmo: “Fatti acchiappa', tu si piccirillo e nun te fa niente”.
Consiglio ignorato, naturalmente.
Provasti a saltare sul palo e venisti giu' come un pero atterrando su un mucchio di ghiaia.
“E' muort”, gridammo e fuggimmo sul monte alle nostre spalle.
Restammo nella pineta per un paio d'ore, e quando scendemmo al paese per appurare in che condizioni era Tonino, lo vedemmo che si gustava un cono gelato dal sedile posteriore della Lambretta di mast'Aniello che lo aveva portato dal medico per accertamenti.
Dopo il volo di tre metri non si era fatto niente, a parte un gomito sbucciato.
Tonino si era guadagnato lo storico nomignolo quando la nonna gli disse: “Guaglio' si nu tarramoto”.
Terremoto lo fu anche sul campo di gioco.
Era un centrocampista alla Tardelli, gambe lunghe, fiato e competitivita' da vendere.
Avesse avuto piu' disciplina, chissa' dove sarebbe potuto arrivare.
Invece si prese due squalifiche a vita, due.
La prima mentre giocavo anch'io e rifilo' un paio di sganassoni ad un arbitro incompetente, la seconda quando riprese a giocare perche' la federazione aveva annullato le punizioni per festeggiare il secondo posto ai mondiali del 1970 in Messico.
L'ultima volta che ci vedemmo, estate del 2017, parlammo per ore.
Tra le altre cose mi dicesti: “Quando l'Italia ne prese quattro dal Brasile lanciai il ferro da stiro nel televisore, spaccandoli entrambi. Poi nell'82 mentre si stava per giocare la finale Italia-Germania mia moglie prima mise via tutti gli oggetti pesanti del salotto, poi ripensandoci disse: Vai al bar, cosi' non mi spacchi niente in casa”.
*Sentite condoglianze alla famiglia di Mezza.