Bobo Vieri: “Mio padre era un... matto”. Nel 1975 in Florida senza passaporto

I due Vieri di oggi, Bob padre e Bobo figlio

di Nicola Sparano

Bobo Vieri, figlio di Bob, racconta che il padre era un matto che guidava sezna patente, che invece di correre faceva l’atidopingi sul palo

Un aneddoto, vero, su Bob Vieri ce l'ho anch'io.

Era il 1975. La squadra era Toronto Metros che l'anno dopo sarebbe diventata Toronto Metros Croatia. Nei Metros giocava Bob Vieri, il padre di Christian detto Bobo.

La squadra chiuse la stagione regolamentare al secondo posto (13 vittorie, 9 sconfitte, Vieri realizzo' tre reti) qualificandosi per il playoff.

Il primo turno, partita secca, vide il Toronto giocare a Tampa Bay, in Florida.

Per ragioni che non ricordo la squadra parti' in bus, io ero al seguito, per Buffalo dove si prese l'aereo per Tampa.

La partita fini' male, l'arbitro incompetente e prevenuto contro i forestieri canadesi, ne fece di tutti colori, annullando anche un gol regolarissimo di Vieri, ed alla fine vinsero i padroni di casa (Rowdies).

Per la squadra il ritorno a Toronto era programmato per cinque giorni dopo.

Io avevo il biglietto prenotato per il rientro immediato.

Vieri decise che anche lui sarebbe partito con me.

Il mattino dopo in taxi andammo all'aeroporto e qui le cose si complicarono.

Non aveva il passaporto!

Non se l'era dimenticanto, non l'aveva proprio portato da Toronto.

“Io sono Roberto Vieri, sono un calciatore famoso, mi conoscono tutti, non ho bisogno del passaporto”, disse ai funzionari dell'aeroporto.

Quando gli chiesero come avesse fatto ad entrare negli Usa spiego' che il bus aveva superato il confine a Buffalo senza che da parte degli addetti ci fosse alcun controllo (a quei tempi per entrare negli Usa bastava dichiarare di essere canadese e ti credevano sulla parola, che tempi, eh!).

Vieri rischio' comunque l'arresto per essere entrato illegalmente negli Stati Uniti.

Dopo una serie di telefonate lo salvo' un diplomatico dell'ambascata italiana di Tampa che mosse mare e monti per farlo imbarcare su un volo per Toronto.

Qui lo presero in consegna due Giubbe Rosse e non lo vidi piu'

“Mio padre aveva piedi buoni e testa matta”

"Ero Bobo per tutti, in quanto figlio di Bob, Roberto, mio padre.
Non ricordo mio padre giocatore ma ho imparato a conoscerlo attraverso i racconti dei suoi ex compagni. Dicevano che aveva talento, fantasia, piedi buoni e testa matta.
Due storie di papà mi sono rimaste impresse.
Ai tempi della Samp lo fermarono per strada perché andava piuttosto forte con la sua Porsche.
“Patente, prego.”
“Devo andare a prenderla.”
“Va bene, ce la porta in caserma?”
“No, no, non avete capito. Devo proprio prenderla, non ce l’ho ancora.”
Quando invece giocava nel Bologna, con Bulgarelli e Savoldi per intenderci, ne combinò un’altra che lì è rimasta nella storia. Stavano facendo i giri di campo e papà aveva poca voglia, come sempre.
Fece il primo, poi il secondo, quindi si fermò dietro a una porta.
“Bob, che stai facendo?” gli chiesero.E lui: “L’antidoping”.
Stava pisciando contro il palo.
Insomma, un matto vero. Un matto a cui, però, davo retta su tutto.
Per me è sempre contato soltanto quello che mi dicevano lui e il nonno, altro che i giornalisti.
Ascoltavo loro e basta perché conoscevano il calcio. Cinque minuti per loro erano sufficienti per capire se uno fosse un vero giocatore o meno.
Papà parlava poco ma andava dritto al punto, sempre.
Quando ero all’Inter, se segnavo, di ritorno a casa si stava tutti insieme. Se tornavo invece a bocca asciutta, mia madre e mia sorella mi facevano trovare thè e biscotti in salotto e se ne tornavano in cucina chiudendo la porta.
Con me restava solo papà che mi faceva delle osservazioni: “Ti muovi poco… sbagli troppo con la palla fra i piedi… smettila di andare in giro per il campo senza meta”.
Io non mi giustificavo mai, da lui e dal nonno mi facevo dire di tutto. E papà si accorgeva subito quando vivevo da cazzone.
Era felice e sereno solo quando ero in ritiro, perché almeno aveva la certezza che lì non avrei fatto casini. Mi diceva sempre: “Se rimanessi in ritiro tutto l’anno saresti il più forte attaccante del mondo, batteresti ogni record. Non puoi trombare tutti i giorni, non venirla a raccontare a me...”.

[Christian Vieri]

Fonte: Chiamatemi Bomber

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