Fischi e fiaschi nel soccer degli anni 70/80, Filippo riusci’ a segnare dalle gradinate

La caricatura di un arbitro

La caricatura di un arbitro

TORONTO - I campi di calcio di Clair/Earlscourt, negli anni 60/70/80 erano spesso teatro di caccia all'uomo nero.

L'uomo nero in questione era, naturalmente, l'arbitro, le cui divise, allora, erano di colore inchiostro.

Erano gli anni del soccer ruggente, lo sport che i nuovi emigranti conoscevano ed amavano da sempre.

La rivalita' tra squadre di diversa nazionalita' era altissima, ma anche nei derby italiani non si scherzava.

Spesso le partite sfuggivano di mano al direttore di gara, incapace di frenare i bollenti spiriti in campo e fuori.

Quando la partita si ingarbugliava, l'arbitro si prendeva spintoni e parolacce dai giocatori e qualche sberla dagli invasori.

Allora non esistevano recinti, gli spettatori erano liberi di invadere.

Uno dei primi arbitri che ho visto fischiare ad capocchiam, a vanvera, era un tale Art King.

Era inglese, naturalmente: allora comandavano tutto il mondo del pallone ed anche oggi non scherzano, vedi per esempio i teleparlatori del Toronto Fc: tutti categoricamente limey nati nel cortile di mamma Betta o nella zona dove anche i maschietti insossano le gonne.

Mister King era un omone sulla sessantina, con le gambe curve come un cowboy, non correva. camminava lemme lemme.

Essendo sempre lontano dall'azione spesso prendeva fischi per fiaschi in occasione di contrasti o fuori gioco.

Dirigeva spesso a senso unico, quasi sempre contro le squadre italiane, e le partite finivano a schifio.

Una volta ho visto, personalmente di persona, uno scalmanato che ruppe il bastone della bandierina del corner sulla schiena di un poverocristo segnaglinee.

Pugni, schiaffi e calci si sprecavano.

Pochi soldi ai fischiatori di allora, ma qualcuno si pago' il mortgage

Di quei tempi arbitri e segnalinee avevano gli spettatori addosso, letteralmente.

Senza alcuna protezione - ne' recinti, ne' poliziotti – spesso perdevano il controllo della gara.

Molti di loro non erano all'altezza del compito per il quale, negli anni 70 percepivano una decina di dollari, poi compensi salirono a 35 dollari nella T&D, mentre gli arbitri delle partite Nsl percepivano 80 dollari, 40 i guardalinee.

Visto che praticamente si giocava ogni sera, si sussurra che piu' di uno tra gli ufficiali di gara si sia pagato il mortgage della casa fischiate e sbandierate.

Mimmo Calabretta, Tony Evangelista, Luigi Melino e gli altri

Tra gli arbitri italiani, negli anni 70 di distingueva Mimmo Calabretta che aveva iniziato a fischiare in Italia sui campi bollenti delle serie minori e che, pertanto, si trovo' a suo agio anche al Lamport o al Birchmount.

Calabretta si e' trasferito nel 1978 a Montreal. Se volete contattarlo e' su Facebook.

Tony Evanglista e' l'arbitro italiano che in Canada ha raggiunto l'apice della carriera essendo diventato internazionale.

Molto quotato era anche Luigi Melino.

Tony Porretta e il tuffo suggerito a Cipriani

Antonio Porretta era un giovanottello di Sora che si mise a fare l'arbitro per passione. Erano i tempi di Art King e del maltese Charlie Theuma, i campi erano quelli infuocati di St. Clair e Earlscourt. Porretta afferma che la divisa nera la indosso' per passione, per amore del calcio. Si dice, ma la versione non e' confermata da nessuno dei due protagonisti, che Porretta, mentre arbitrava una partita che il Sora stentava a vincere, suggeri' a Tony Cipriani di tuffarsi in area. Non si sa il tuffo ci fu o meno, ma da quella volta Porretta si autoescluse dalle partite del Sora.

Tacconelli, tre generazioni di arbitri

Il primo dei Tacconelli a fischiare in campo fu Giustino, poi venne il figlio, e poi ancora il nipote.

Giustino ha sempre avuto le gambe, e la lingua, veloci.

Correva come un fulmine e parlava senza mai sputare per terra.

Quando divenne arbitro – allora bastava un corso di poche ore e la T&D ti dava licenza di... fischiare – diresse le partite sempre con piglio autoritario.

Anche lui ebbe, come i tutti gli altri suoi colleghi, le sue brave contestazioni (“Non mi hanno mai menato, ma un mio segnaline e le prese di brutto”, racconta).

Si dice che una volta, ad uno spettatore che gli dava del curnuto rispose: “Io soltanto la domenica, lei ogni giorno”.

Arbitro con due divise, una nera l'altra da poliziotto

Un altro arbitro che he ha combinate di cotte e di crude e' stato Gord Arrowsmith.

Anche lui era nato nel cortile della regina a londra, in Canada si era messo a fare il poliziotto.

Giocatori e spettatori lo temevano per la seconda divisa che aveva sotto quella nera.

Lui arbitrava con sufficienza e strafottenza non solo in Canada ma anche all'estero.

A Washington fece scoppiare una grosso casino tra Capitals e Cosmos per aver annullato due gol a Cruyff in una semifinale Nasl contro i Cosmos.

A Losanna “costrinse” Tony Evangelista ad annullare un gol regolare di Altobelli che avrebbe dato la vittoria agli azzurri.

Ha segnato Filippo

Un anno dopo quell'amichevole Svizzera-Italia, Tony Evangelista arbitro' al Centennial Stadium una partita della Toronto Italia.

Un tifoso lo prese di mira bersagliandolo di sfotto' a ritmo industriale.

Evangelista, innervosito dal bombardamento verbale, assegno' all'Italia un rigore che non c'era.

Il giorno dopo, sul Corriere Canadese titolai cosi' l'articolo della partita: Ha segnato Filippo.

Il Filippo in questione, Didiano, era socio fondatore delle Forbici, club di criticoni molto attivo negli anni della Toronto Italia di Rocco Lofranco.

Filippo e' molto attivo ancora oggi.

Diffonde il suo pensiero, sportivo e non, via social media, senza peli sulla lingua, ma non e’ ancora riuscito a segnare il raddoppio.



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