Gran Bretagna, nazione in ginocchio

Natale senza tacchino e giocattoli per o bimbi. Le bravate di Johnson costano care e potrebbero peggiorare per una possibile guerra commerciale da parte dell'Ue

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di Odoardo Di Santo

Per la Gran Bretagna si prospetta un Natale nero, senza latte o carne, con la preoccupazione  per l’indisponibilita' del tacchino   come pure gli alberi di Natale e i giocattoli per i bambini.

Probabilmente  non e' ancora a quel punto ma la situazione sta certamente degenerando.

I materiali di costruzione edilizia sono scarsi al punto da costringere la chiusura di cantieri.

Con il combustibile per riscaldamento e l’elettricita' in pericolo un ministro la settimana scorsa ha ammonito che “ sara' un inverno veramente difficile per la gente” .

Una prospettiva on incoraggiante per  l’Inghilterra che vide la benzina razionata l’ultima volta  nel 1940 al tempo di guerra   scrive  Doug Sanders sul Globe and Mail. 

 La situazione si incaronisce di giorno in giorno .

Ultima notizia e' data dal Financial Times, la voce dell’establishement finanziario inglese che oggi scrive che “I rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi hanno incontrato in settimana il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, negoziatore post Brexit per l’Ue, per chiedergli di elaborare piani di emergenza per una possibile guerra commerciale».

Tra le proposte avanzate, la «limitazione dell’accesso del Regno Unito alle forniture energetiche Ue, l’imposizione di dazi sulle esportazioni britanniche» e, in «circostanze estreme la risoluzione dell’accordo commerciale tra le due parti».

Perche' si e' giunti a questa terrificante prospettiva?

Nel 2016 Boris Johnson spavaldamente  cavalco' l’ondata nazionalista  e populista guidando la Gran Bretagna ad uscire dall’Unione Europea.

Una esigua maggioranza voto' a favore dell’uscita ed il primo gennaio 2021 dopo lunghi ed estenuanti negoziati  l’Unione Europea e la Gran bretagna hanno firmato i protocolli  per regolare il divorzio.

Il 70% degli inglesi,secondo i sondaggi, si dichiararono a  favore del Brexit non perche' contrari all’Europa in generale ma specificamente contrari ad una delle “liberta'” dell’Unione e cioe' la libera circolazione delle persone .

 Volevano porre fine all’immigrazione.

Prima del referendum del 2016 in Inghilterra c’erano circa 2,9 milioni di immigrati.

Con la boria e la sicurema dell’imbonitore Boris Johnson   procalmo' che finalmente  la Gran Bretagna  era libera e padrona  del suo destino  e dichiaro'  che non avrebbe ammesso piu' immigrati europei.

Nove mesi dopo luscita dall’Unione Europea la Gran Bretagna  offre il ritratto di una nazione in ginocchio.

Gli scaffali dei supermercati vuoti. Alle stazioni di benzina come abbiamo gia' riferito si vedono lunghe file di cittadini esasperati perche' non c’e' benzina nei serbatoi.

Ma cio' succede non perche'  carseggiano le derrate alimentari o il petrolio.

Ma  avendo espulso gli autisti europei degli autotrasporti,  la GB si trova  con 100.000 autisti mancanti.

E quindi le merci non possono essere traportate ai punti di consumo.

Gli inglesi che tanto aborrivano i lavoratori stranieri ora si rendono conto di quanto fossero dipendenti da essi e non solo degli autisti  ma anche di infermieri,per cui  pazienti di cancro  non s essere curati per mancanza di personale e persino gli amanti dei deliziosi cagnolini ora non possono averne cura per l’esodo forzato di veterinari.

L’altro grosso  problema creato da Johnson e' l’Irlanda del Nord.

Dopo la guerra civile  tra cattolici e protestanti si raggiunse un compromesso .    Fu stabilito di tenere aperto il confine tra Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Con l’accordo tra UE e Gran Bretagna fu deciso, di comune accordo, di lasciare l’Irlana del Nord nell'UE quindi di far circolare le merci alle stesse condizioni delle nazioni dell’unione, stabilendo un controllo doganale fuori delle acque territoriali inglesi.

Senonche', per  Boris Johnson l’accordo da lui firmato non va bene piu', per ragioni di politica interna e alza la voce con vuote minacce all’Unione europea.  Pretende di avere partita vinta altrimenti fa capire che potrebbe  uscire dall’accordo usando l’art. 16 del trattato.

Mister Johnson pero' ha fatto male i conti perche' la pazienza dell’ UE ha un limite. La Gran Bretahgna exporta il 50% dei sui prodotti verso la Unione europea, mentre la UE exporta verso GB il 15% dei prodotti.

Maros Sefcovic, il negoziatore post Brexit per l’Ue  ha detto che incontrerà Lord David Frost, il ministro britannico del dopo Brexit.

Ha aggiunto di essere aperto a soluzioni diverse, ma ha avvertito: «Questo processo non può andare avanti per sempre».

A buon intenditore poche parole.

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