Haiti sulla strada del Canada, nel ‘74 fu l’Italia ad incrociare gli isolani

Gli azzurri vinsero 3-1, Chinaglia regalo' un ombrello a Valcareggi, poi la Polonia ci mando’ a casa

L’Italia di quella partita, in alto da sinistra: Chinaglia Morini, Rivera, Spinosi, Zoff, Riva; accosciati, da sinistra: Capello, Benetti, Burgnich, Facchetti, Mazzola

L’Italia di quella partita, in alto da sinistra: Chinaglia Morini, Rivera, Spinosi, Zoff, Riva; accosciati, da sinistra: Capello, Benetti, Burgnich, Facchetti, Mazzola

Uno dei gol di David al  Suriname

Uno dei gol di David al Suriname

di Nicola Sparano

Canada e Haiti hanno partecipato ad un solo mondiale, rispettivamente nel 1986 e 1974.

Ora si affronteranno in un doppio scontro diretto, andata e ritorno, per continuare sognare la seconda apparizione al tavolo dei grandi, l'anno prossimo nella fornace del Qatar.

Sulla carta il Canada e' favorito avendo due autentici fuoriclasse in squadra, il velocissimo fluidificante del Bayern, Alphonso Davies, e il bomber del Nizza, Johanathan David.

Il primo match e' programmato per sabato prossimo a Port Au Prince la capitale di Haiti, il ritorno martedi' 15 giugno a Chicago.

La nazionale haitiana e la data del 15 giugno le ricordo benissimo, anche se sono trascorsi la bellezza di 47 anni, ripeto 47.

Quel giorno ero nella tribuna stampa dello Olympiastadion di Monaco di Baviera per il debutto degli Azzurri al mondiale 1974: Italia-Haiti.

Quattro anni prima, in Messico, gli Azzurri erano andati a Roma e non avevano visto il Papa, nel senso che in finale Pele' e compagni scipparono il mondiale rispondendo con un poker di gol a quello iniziale di Boninsegna, detto Bonimba.

Haiti era la squadra materasso del gruppo comprendente anche Polonia e Argentina.

Ct Valcareggi in quella gara schiero': Zoff, Spinosi, Burgnich, Facchetti, Morini, Benetti, Mazzola, Capello, Chinaglia, Rivera, Riva.

L'attacco azzurro era dato per “atomico”.

Zoff non prendeva gol dalla bellezza di 1.143 minuti.

Al 46', pero', lo uccello' un certo Sanon bucandolo da lunga distanza.

Quattro anni dopo, nel 1978 in Argentina, il mitico Dino si impapero' altre due volte da lontano, poi, per fortuna del popolo italiano, si rifece con gli interessi in Spagna.

Al’Olympiastadion l'ombra di una nuova Corea aleggio' minacciosa sino al 56' quando l'ex Golden Boy Gianni Rivera pareggio' di piatto destro da 15 metri, poi un'autorete di un certo Auguste ed una rasoiata di Pietruccio Anastasi chiuse il match.

Il bomberino siculo era entrato al 69' in sostituzione di Long John Chinaglia che nell'uscire regalo' in diretta mondiale un immenso ombrello a Valcareggi.

In sala stampa la sorte volle che la mia scrivania fosse di fronte a quella del mitico Gianni Brera.

Il piu' grande giornalista sportivo dell'Italia, mi guardo' da sopra gli occhiali a mezzaluna e fece una previsione agghiacciante: “Giovane collega – sibilo' a dentri stretti – con questa squadra non andiamo lontano”.

Previsione azzeccata, purtroppo perche' quell'Italia, fiscamente alla frutta e con lo spogliatoio spaccato, pareggio' con l'Argentina (1-1, gol azzurro su autorete), poi le prese dalla Polonia di Lato (2-1, gol di Fabio Capello a 5 dalla fine) e lascio' la Germania tra fischi e pernacchie.

Molti nella tribuna stampa di Stoccarda, dopo il liscio e busso subito dall'Italia, erano incazzati neri, un giornalista avanti negli anni addirittura piangeva.

Io santiavo a tutta birra sul mio primo mondiale da giornalista durato appena 9 giorni.

Ero partito da Toronto con la certezza di assistere ad un grande mondiale, ma il buongiorni si vede dal mattino.

Infatti persi l'areo per Francoforte perche' il barbecue organizzato dau cugini sorani, Mario e Umberto Alati, tra un bicchiere e un'altro, era andato per le lunghe.

Era il 10 luglio, il mondiale sarebbe iniziato il 12 a Franconforte.

Altri voli diretti per la Geramia non c'erano.

Fui costretto a prenderne uno per Londra e di li' un altro per Francoforte per gli accrediti e per la partita inaugurale, Brasile-Scozia (0-0).

La tribuna stampa era appena sopra il settore delle autorita'.

Erano gli anni di piombo, in Germania la banda Baader-Meinhoff seminava morte e terrore come le Brigate Rosse del Bel Paese
Il settore delle autorita' era protetto da una barriera di plastica anti-proiettile, la tribuna stampa no.

Io ebbi una botta di strizza: e se i terroristi sbagliano e alzano il tiro?

Per fortuna nessuno sparo' ed il giorno dopo andai a Monaco di Baviera per Italia-Haiti.

A Stoccarda trovai il collega radioparlatore Coco Vittorio - con il quale dividemmo vitto, alloggio e qualche avventura a luci rosse - e un altro giornalista di Toronto, Jim Kernaghan dello Star.

Italia-Haiti fini' 3-1 per noi.

Nonosate la vittoria il mitico Brera suono' il de profundis: non andiamo lontano.

Brera lo incontrai di nuovo quattro anni dopo a Mar Del Plata, poi a Buens Aires, dove le cose andarono meglio fino a quando inciampammo di brutto in un campo di fetentissimi tulipani.

Il mondiale si chiuse con la vittoria della Germania Ovest (2-1 sull'Olanda) ma a quel punto io ero gia' al mio paese, Telese Terme, che raggiunsi a bordo di un'Alfetta di un collega napoletano, Mimmo Porpiglia.

Da Stoccarda a Napoli i chilometri sono circa milleduecento, li percorremmo con il piede a tavoletta, l'Alfa volava anche nelle curve ed io pregavo San Gennaro.
Raggiugemmo Telese in un giorno e mezzo dopo una sosta a Bologna dove ci sbafammo tortelli e tagliatelle per rifarci della infame cucina teutonica.

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