I denti del drago e gli urli dei pedatori

Un pestone con i denti del drago, fallo furbo che gli arbitri difficilmente sanzionano con il rosso

Un pestone con i denti del drago, fallo furbo che gli arbitri difficilmente sanzionano con il rosso

I denti del drago e gli urli sono come il sale ed il pepe di queste partite al Covid la cui colonna sonora non e' opera dei quattro raccomandati sugli spalti, ma dalla sinfonia di proteste, imprecazioni e pianti dei pedatori in campo.

I denti del drago - definizione sulla quale vanto i diritti di autore - sono i tacchetti, generalmente di alluminio, da 11 a 14 sotto ogni scarpino, che vengono utilizzati come la dentiera affilata di una bestia feroce.

Avrete notato, credo, che il fallo piu' comune e ripetuto in partita e' mordere le scarpe e le caviglie avversarie con un movimento dall'alto in basso, o laterale.

Il pestone con 14 denti drago, pardon, di tacchetti di metallo, e' un fallo “furbo”, cattivo ma non tanto, che raramente viene sanzionato con il giallo, o rosso in casi estremi come il piede a martello.

E veniamo agli urli.

In campo ce ne sono di tutti i tipi, tutti sonoramente diversi, tutti sbraitati per suscitare simpatia ed anche pieta' nell'arbitro.

1) L'urlo agonizzante di un ferito a morte si sente dopo un contatto in area, il dolore c'e' ma e' quasi sempre esagerato e spesso e' addirittura inesistente.

2) Era fuori area, non e' rigore: il mucchio di contestatori con la bava alla bocca e' nutrito e insistente, l'arbitro arretra fisicamente ma non cambia idea.

  • Sul rigore contro si protesta anche cosi', urlando sotto il naso del Giacomelli di turno e al diavolo la distanza ed il possibile contagio.

    3) Non lo ha toccato, ha preso prima il pallone.

    4) Il fallo lo ha fatto l’altro.

    5) Vai al Var, vedrai che hai preso lucciole per lanterne.

    6) Dopo un fallo fuori area si alza un ruggito di rabbia che e' anche un'invocazione all'uomo col fischietto in bocca: sono moribondo, e' roba da rosso.

    7) Che cosa ho fatto? Il grido di sublime innocenza rivolto al ref e' accompagnato da occhi sgranati da verginella illibata e mani allargante e posizionate come il punto interrogativo.

    8) Mano, e' mano. L'invocazione del rigore e' anche toccarsi ripetutamente il braccio, quasi facendo il segno dell'ombrello.

9) E' mio, e' nostro, non ci vedi? La rimessa in gioco o il corner sono contestati cosi'.

10) Spiega all'arbitro che era rigore, che il fallo era da rosso, che il mio uomo non ha fatto un tubo.

Cosi' gli allenatori contribuiscono al complesso armonico di suoni e voci, rivolgendosi spesso con toni agitati al quarto uomo incaricato di radiotrasmettere i messaggi all'arbitro.

11) Vai, dai, avanti, indietro, marcalo, tira, passa a destra, copri a sinistra e cose simili. Sono gli ordini impartiti dai tecnici che, per quanto urlati a pieni polmoni, raramente arrivano nei padiglioni auricolari dei calciatori.

12) Ci sono anche le mani in testa, sono grida silenziose di ripianto, di disappunto e di tutte quelle sensazioni che passano per la testa dopo aver preso un palo, mandato a quel paese una grossa occasione o, peggio ancora, fallito un gol.

13) Non tutti gli urli sono nella parte destra della classifica. Naturalmente dopo un gol si grida al cielo, ai compagni e alla mamma a casa la gioia/soddisfazione di aver messo sul resumee la rete che significa aumento di stipendio al prossimo rinnovo. Questo grido di supremo gaudio, pero’, spesso non si sente. Perche’ il goleador viene soffocato dai compagni con suprema noncuranza del possibile contagio.

La moda degli urli non e' esclusivamente Made in Italy, anche lontano dallo Stivale si sbraita in campo, ma in maniera minore.

Forse, chissa', corrono di piu' dei nostri perche' risparmiano il fiato in proteste e piagnistei.

*Gridare, chiamando la palla è un'infrazione soltanto quando è teso ad ingannare l'avversario.


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