Il calcio deve uscire dalla piscine
Tania Cagnotto in gara, in piscina
Una volta Zeman disse: Il calcio deve uscire dalla farmacie.
Oggi ci vorrebbe un altro come lui che dicesse: Il calcio deve uscire dalle piscine.
I tuffi in campo sono diventati una norma costante, un malcostume radicato, una furbata mondiale perfezionata in Italy.
Sorge il sospetto che ogni club abbia nello staff tecnico anche uno specialista dal trapolino di uno, tre o dieci metri.
Si buttano, non appena sentono sul collo il fiato dell'avversario ed in questo caso siamo sul trampolino di un metro perche' la picchiata e' al rallentatore con la colonna sonora dell'urlo invocazione all'arbitro....ohimammaaaa.
Si buttano quando l'avversario entra deciso, ma non li tocca ed in questo caso siamo dal trampolino di tre metri perche' il tuffo e' a mezz'altezza e la colonna sonora sembra un acuto della buonanima di Pavarotti.
Si buttano anche quando la palla e' lontana, quando provano a farsi largo in area.
E si accartocciano su loro stessi quando l'avversario prende il pallone tra le loro gambe, senza neanche sfiorarli.
Insomma, le partite, anche quelle belle, offrono intermezzi diciamo olimpici, qualora il tuffo in campo venissse incluso nella discipline olimpiche i nostri eroi in mutande vincerebbero medaglie con la pala.
Gli arbitri, poi.
Fischiassero in modo uniforme, sarebbe veramente cosa buona e giusta.
Ieri in Atalanta-Lazio c'e' stato Paolomino che ha sbattuto a terra Lazzari.
L'arbitro ha espulso l'atalantino per fallo da ultimo uomo.
Bene, forse ci stava il rosso.
Ma in altre circostanze, in altre partite, lo stesso fallo da ultimo uomo era stato “ingiallito”, cioe' sanzionato lasciando in campo il colpevole, vedi, tanto per fare un esempio, l'episodio Bonucci-Defrel di qualche settimana or sono.
Sulla concessione dei rigori, punto ed accapo.
Oggi sempre in Atalanta-Lazio, Zapata si e' accartocciato sulla gambe del difensore che gli aveva tolto il pallone legamente e l'arbitro, che pure era vicino all'azione, ha indicato il dischetto.
Dal Var nessuno e' intervenuto, al contrario ieri quando hanno sanzionato il rigore a favore dell'Inter che era quantomeno dubbio - il contatto se c'e' stato e' avvenuto dopo – mentre nei diversi salotti tv si spiegava allo spettatore che l'azione era andata cosi' e non cosa'.
Ogni partita da' lavoro ad un arbitro, due collaboratori di fascia, un quarto uomo a bordo campo, due addetti al Var.
Sei profestionisti del fischietto, dunque.
Difficile che giudichino la stessa azione in maniera uniforme, magari uno del Var che in un'altra partita fa l'arbitro decide una volta vino, un'altra acqua.
Dalle tv ti fanno credere quello che vogliono, generalmente spiegano il fallo dato o non dato a secondo dell'utenza che li segue.
Il tifoso, anche chi si professa sportivo, vede e giudica gli episodi secondo il colore degli occhiali che indossa.
Per esempio, la colpa della baruffa tra Ibra e Lukaku e' data dagli interisti a Ibra e dai milanista a Romelu.
A prescindere di chi sia stata la colpa, la cosa buona e giusta da fare era espellere entrambi.
Per concludere, nonostante questi aspetti negativi qui segnalati, il calcio di Serie A resta di buon livello, godibile ed imprevedibile.
E meno male, altrimenti come riempiremmo questi pomeriggi di carcerati in casa?
Chiudo con una provocazione: chi sono i cinque migliori tuffatori della Serie A?