Il Divin Codino ha sempre giocato con una gamba e mezzo
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Yesterday at 7:39 AM ·
"Si giocava Rimini-Vicenza. Dopo pochi minuti vincevamo già 1 a 0; avevo segnato io.
Poi ho rincorso uno da dietro, sono entrato in scivolata, la gamba si è girata all'incontrario.
Mi sono partiti il crociato anteriore, la capsula, il menisco e il collaterale della gamba destra.
Una tragedia.
L'operazione andò bene, paragonata alle tecniche di quegli anni, ma fu terribile.
Durante l'intervento mi hanno bucato la testa della tibia col trapano, poi hanno tagliato il tèndine, lo hanno fatto passare dentro al buco, lo hanno tirato su e
lo hanno fissato con 220 punti interni.
Quando mi sono svegliato dall'anestesia, ho avuto paura. La gamba destra era diventata così piccola che pareva un braccio.
Apparivo come una strana mutazione genetica, con tre braccia e una gamba.
Il ginocchio, gonfio come un melone e rosso per la tintura di iodio, non era stato cucito esternamente col filo: era tenuto insieme con delle graffette di ferro, tipo
quelle che si vendono dal cartolaio.
Provavo un male incredibile, ero distrutto, mi sentivo
totalmente privo di speranza. Il dolore mi trapassava il cranio.
Sono allergico agli antidolorìfici più potenti, e quelli che mi davano non li sentivo neanche.
Stavo così male che mi girai verso mia madre, che mi sedeva accanto, e le dissi: "Mamma, se mi vuoi bene uccidimi, perché io non ce la faccio più".
Era un tormento continuo, 24 ore su 24.
Sono tornato a casa, e anche là non dormivo e non mangiavo. A due settimane dall'operazione pesavo 56 chili, ne avevo persi 12; Non ce la facevo neanche ad andare in bagno, tanto mi girava la testa.
Insomma, un martirio.
I miei pensieri erano, sempre, in un modo solo: disperati. Troppe notti bianche, notti intere a fissare il soffitto, come impazzito.
Da quando mi conosce il grande pubblico, ho sempre giocato con una gamba e mezzo.
Ho una gamba più piccola dell'altra, un ginocchio a orologeria, i menischi non so neanche più cosa siano. Con il male che ho io al ginocchio, avrebbero già smesso tutti da anni."
5 maggio 1985, il primo grave infortunio di Roberto Baggio, raccontato nella sua autobiografia "Una porta nel cielo".