Il fascino senza tempo degli zampognari a Natale

Chi non ricorda i pastori e le melodie scandite dalle cornamuse? La tradizione era quasi scomparsa, ora per fortuna sta tornando di moda

Pepe, Il Natale abruzzese, illustrato da Basilio Cascella e Vincenzo Alicandri, Pescara, 1897;

  • Copertina del mio libro: Zampognari, mito dell’Abruzzo pastorale, ed. D’Abruzzo-Menabò, 2020;

di Antonio Bini

(direttore Abruzzi nel Mondo)


Il Natale aveva musiche tutte sue, giunte spesso fino a noi, nonostante la progressiva trasformazione di secolari tradizioni religiose in una festa divenuta prevalentemente consumistica.

In Italia i canti erano accompagnati dallo strumento classico dei pastori, la zampogna, “Tibia utricularis”, nota per la sua forma e per i suoi originalissimi suoni, da cui sprigionava una primitiva e straordinaria potenza espressiva che precedeva e accompagnava la magia del Natale, affascinando bambini e adulti, di qualsiasi età. La forma dello strumento, la sua costruzione e la stessa maniera di suonarla cambiavano a seconda delle aree geografiche e nelle differenti epoche.

La zampogna era particolarmente diffusa nel centro-sud Italia, dove resistono ancora gli ultimi zampognari. Da tempo sono diventati rari, anche se negli ultimi anni sembra riscontrarsi una ripresa di interesse, pure dove erano quasi del tutto scomparsi, come in Abruzzo, dove la loro presenza era diffusissima fino ad un secolo fa. Le guerre, il terremoto del 1915, il crollo dell’economia pastorale e l’emigrazione, hanno provocato la pressoché totale scomparsa degli zampognari.

Un fenomeno musicale e culturale particolarmente trascurato, se non addirittura rimosso, in quanto legato alla civiltà pastorale, ritenuta eredità spesso insopportabile rispetto ai percorsi di modernità e di omologazione culturale e sociale in atto.

Eppure la storia degli zampognari ha lasciato tracce rilevanti che si stanno riscoprendo nel Centro Italia grazie all’impegno appassionato di Associazioni culturali, tra cui è doveroso ricordare l’Associazione Zampogne d’Abruzzo.

Il tema degli zampognari è presente anche nella decorazione di diverse antiche chiese abruzzesi, tra cui la cattedrale di Atri (affreschi di Andrea De Litio), Santa Maria Assunta di Assergi, San Panfilo a Tornimparte, di San Silvestro a L’Aquila, ecc. In quest’ultima chiesa, solo recentemente, in sede di restauro post-sisma, sono riemersi dalla rimozione di intonaci affreschi, probabilmente duecenteschi, tra cui una natività con un pastore, circondato dalle sue pecore, intento a suonare la zampogna. Sembra quasi la metafora della riscoperta della zampogna.

Ma tracce più vaste sono state recuperate soprattutto tra fonti straniere, i racconti di viaggiatori del Grand Tour e dalle numerose incisioni e opere di artisti stregati da quei suoni ancestrali e dai rozzi costumi degli zampognari. Roma, allora terminale del Grand Tour in Italia, costituiva lo scenario dove inevitabilmente era possibile imbattersi negli zampognari sin dalla fine di novembre, con l’inizio della novena di Natale. Giravano casa per casa e sostavano davanti alle edicole dedicate al culto della Madonna, presenti allora agli angoli di tante strade, per la gioia dei bambini che li seguivano come incantati.

Altri viaggiatori li incontrarono a Napoli, altri ancora testimoniarono la loro presenza in varie località della regione, mentre altri ancora incontrarono i pastori transumanti dall’Abruzzo nel Tavoliere in Puglia o nella Campagna Roma. La zampogna era infatti la malinconica compagna della solitudine dei pastori.

Ma le tracce più diffuse e presenti anche nella società di oggi rivivono in tante composizioni di musicisti che nel corso dei secoli trassero da loro ispirazione. Il musicologo tedesco Hans Geller, che studiò l’influenza che gli zampognari abruzzesi esercitarono sui compositori stranieri, giunse addirittura a sostenere che gran parte delle pastorali dei più celebri autori presero ispirazione da loro (1954).

Tra questi, in particolare, si ricordano soprattutto Hector Berlioz, che compose “Sérénade d'un montagnard des Abruzzes à sa maîtresse" e Georg Friedrich Händel, che dedicò la XIII parte del celebre oratorio Messiah all’arcadica “Pifa”, abbreviazione di pifera o pifferaio. Una recente operazione di restituzione alle sonorità originarie delle zampogne e delle ciaramelle è stata curata dal maestro Antonello Di Matteo, già direttore artistico dell’Associazione Zampogne D’Abruzzo e attuale componente aggiunto della Philarmonic Orchestra di Philadelphia e docente della Drexell University.

Sinfonia Pastorale "Pifa" di Händel - I Giovani Solisti Zampognari - YouTube

Attinse dalle antiche novene dei pastori anche s. Alfonso Maria de Liguori, che su quelle melodie adattò il suo celebre “Tu scendi dalle stelle”. Il tema fu ripreso dal compositore Vittorio Pepe, amico e coetaneo di Gabriele d’Annunzio, pure appassionato dell’antico strumento, che nel 1897 pubblicò la raccolta “Il Natale abruzzese”, illustrato da Basilio Cascella e Vincenzo Alicandri. Va anche ricordata la fertile opera di p. Settimio Zimarino (1885-1950), compositore e autore di tante pastorali e musiche sacre popolari, tra cui “Alla fredda tua capanna”, ancor oggi riproposte da corali, orchestre e zampognari.

Il recente riconoscimento della transumanza come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco non può non ricomprendere anche la zampogna che fu la colonna sonora della civiltà pastorale.

Il mio saggio “Zampognari mito dell’Abruzzo pastorale”, pubblicato recentemente da D’Abruzzo-Menabò, raccoglie una straordinaria serie di riferimenti musicali, artistici e letterari che permettono di avventurarsi piacevolmente nella storia di questi singolari pastori-musicisti, anche grazie ad un accurato e documentato corredo di immagini, oltre un centinaio, che arricchiscono il libro.

Zampognari. Mito dell'Abruzzo pastorale : Bini, Antonio: Amazon.it: Libri

In questo contesto ricco di nuovi fermenti culturali e di riscoperte, va segnalato come un editore musicale milanese – Dantone Music – abbia coraggiosamente pubblicato il metodo – in lingua italiana e in lingua inglese - per imparare a suonare la zampogna, curato da Manuel D’Armi, giovane musicista abruzzese, che vanta una qualificata esperienza concertistica e di formatore.

Manuel D'Armi - LA ZAMPOGNA A CHIAVE / THE ITALIAN BAGPIPE | Dantone Music

Si tratta probabilmente del primo metodo sull’antico strumento mai pubblicato da un editore musicale in Italia. Una svolta: dalla trasmissione orale, con cui gli antichi pastori che avevano attitudini musicali apprendevano la conoscenza dello strumento, al metodo il quale permetterà anche di esaltare le straordinarie sonorità senza tempo della zampogna.


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