In Inghilterra vogliono sapere cosa si dicono arbitro e addetti Var
di Nicola Sparano
Arbitri e addetti Var dell'Inghilterra dovranno imparare a mordersi la lingua e a togliere dalle loro parlate le esclamazioni che cominciano con la effe, in italiano con la ci, in toscano con l'acca.
Giovedi' comincia il campionato angle' con una possibile ma improbabile novita': secondo quanto riporta il Times, ci sarebbe l'intenzione - da parte dei piani alti del calcio inglese - di rendere pubbliche le registrazioni dei botta e risposta tra arbitri e addetti Var in occasioni di episodi controversi.
Ascoltare in diretta il perche' o il percome di un rigore dato o negato, di un offside segnalato o non visto, sarebbe il massimo per lo sportivo.
Ma scatenerebbe putiferi su scala inustriale.
E gli inglesi, che sono maestri nel dare una botta al cerchio e una alla botte, pensano di rendere pubblici i dialoghi anche scottanti ma solo a partita ferminata.
Qualora venisse approvata, la scelta avrebbe come obiettivo primario quello di aumentare la trasparenza tra le decisioni arbitrali e il pubblico da casa.
Ad ogni modo, quella della Premier League, non sarebbe una novità in senso assoluto. La condivisione dei dialoghi tra arbitri e Var viene già utilizzata in Mls, dove c’è una revisione delle decisioni che viene poi pubblicata settimanalmente sul canale YouTube del campionato.
Il sistema Var non e' perfetto, anzi. Pero' c'e' e ci restera'. Eccolo riassunto in breve.
La regola principale è la seguente: il Var può intervenire solo in caso di “chiaro ed evidente errore” da parte del direttore di gara. La procedura è di 5 step: nel 1° il direttore di gara prende una decisione; nel 2°, in caso di episodio dubbio, il Var chiede di non far riprendere il gioco per controllare; nel 3° avviene la comunicazione tramite microfono, dove il direttore di gara spiega la propria interpretazione al Var; nel 4° il Var chiederà o meno all’arbitro di controllare il monitor; nel 5° l’arbitro prenderà una decisione finale.
Nello scorso campionato il Var ha preso, o confermato, cantonate decisive sul risultato di alcune partite.
Eccone un esempio eclatate:
Dopo incessanti polemiche I su quanto accaduto nei minuti finali di Spezia-Lazio, abbiamo finalmente la prova che chiude la questione. Il match, come si ricordera', finì 3-4 per i biancocelesti con un gol di Acerbi allo scadere in chiara posizione di fuorigioco. Nonostante l’evidente irregolarità, il direttore di gara Pairetto assegnò la rete che valse tre pesanti punti al club di Lotito.
A distanza di un mese e' satto reso noto il dialogo avvenuto in quella tesa situazione tra arbitro e sala VAR, capeggiata da Nasca con Perrotti e Affatato più Valeriani.
Ecco le parole dette durante l’analisi del gol del difensore laziale Acerbi:
“Guarda Nikolaou e Acerbi eh, occhio occhio occhio. Lì è buono“. “Occhio eh, non vedo”. “Guarda Acerbi”. “Torna tutto indietro: questo è buono, ma là dobbiamo mettere la linea, aspetta. Dammi il recupero”.
Poi una breve pausa, in cui si sente un “OK” nelle comunicazioni. Pairetto ha pensato si trattasse di un via libera, ma era solo una comunicazione tra VAR e AVAR. Ed ecco trovato il misfatto.
Tanto che poi il gioco riprende dopo pochissimi istanti:
“La linea del 43, guarda quella”. “Oh, santo Dio, perché ha ripreso? No, no!”.
I software a disposizione per le immagini.
Per fornire al VAR l'immagine migliore per la valutazione di un episodio o di un'azione i tecnici usano software che permettono di ingrandire porzioni di schermo o anche di tracciare linee virtuali per chiarire dubbi sul fuorigioco. A questo punto se il VAR ritiene che la decisione dell’arbitro sia "palesemente sbagliata" (come prevede il regolamento) preme un pulsante e glielo comunica via radio.
Cosa succede in cabina di regia e qual è il sistema a disposizione di VAR e AVAR. Il VAR segue il gioco su uno schermo superiore e, se ritiene vi sia qualcosa di poco chiaro, abbassa lo sguardo su un monitor inferiore dove vengono trasmesse con un ritardo di 3 secondi le immagini registrate dalle 4 telecamere che in quel momento offrono il punto di vista migliore del gioco.
Replay e utilizzo delle immagini. Se lo ritiene necessario ai fini della valutazione, il VAR può chiedere al tecnico che ha al suo fianco di sottoporgli il replay da un altro angolo o di focalizzare l'attenzione su un dettaglio in particolare.
Gli arbitri designati come VAR e AVAR siedono una sala di controllo e sono affiancati da due tecnici video. La sala controllo si trova all'interno dello stadio oppure in un pulmino all'esterno dell'impianto. Il VAR segue le dinamiche di gioco e lo svolgimento dell'azione su alcuni schermi e quando si accorge che l'arbitro in campo ha preso una decisione sbagliata, oppure c'è una valutazione dubbia, glielo comunica via radio perché la corregga.
Sui loro schermi i tecnici vedono le miniature delle riprese inviate da tutte le telecamere sul campo, compreso quelle delle emittenti tv: il numero minimo, in totale, è 12.
Da noi, in Italy, si comincia il 13 agosto: che Dio, pardon Var, ce la mandi buona.