Italia: i referendum degli azzeccagarbugli, in patria ma anche fuori chi ci capisce e' bravo

di Odoardo Di Santo

Il dodici di giugno gli italiani d’Italia e noi residenti all’estero ci pronunceremo anzi dovremmo pronunciarci su cinque referendum.

I giorni scorsi  ci e’ stato spedito il plico con le schede e le buste dove inserire  le schede votate. Molto semplice.

Oggi (8 giugno) nella mia famiglia di quattro votanti un membro  ha ricevuto una Cartolina di Avviso tramite la Priority PP Swiss Post, cioe’ le poste svizzere ben note per la secolare efficienza. (Il perche’ del plico via posta svizzera e’ e resta un mistero)

Per gli altri membri niente per ora.

Ci e’ stato detto da persone informate  che nonostante non sia scritto chiaramente sul plico, le lettere devono pervenire al consolato entro le ore 16 del 9 giugno.

Ci siamo messi di lena nell’ardua impresa di  cercare di capire che cosa ci viene chiesto di votare.

Detto fatto ci siamo immersi in una ricerca volenterosa ma inadeguata  costernati di non poter contribuire  ad abrograre leggi inique che i proponenti a noi ignoti ma certamente di profondo sapere ritengono assolutamente  essenziale cancellare per  mettere l’Italia al passo con la storia .

Abbiamo anche consultato i giornali italiani dove abbiamo scoperto che pare ci sia preoccupazione   per la mancanza di chiarezza sull'argomento.

Ne’ ci aiutato la lettura dei cinque  referendum e non per l’inadeguadezza dei proponenti,genti di dottrina.

Citiamo qualche scampolo

Iniziando con il referendum N.1 si chiede se siamo d’accordo che sia abrogato il decreto legislativo 31 dicembre 2012 n.235 a norma dell’articolo 1 comma 63 della legge 6 novembre 2012,n.190.

Il referendum N.2  ci chiede se siamo  d’accordo ad abrogare l’ultimo “inciso” dell’art.274,comma 1,lettera c) ecc.

Sopraffatto da una caterva  di leggi, di decreti,di articoli, di commi, di lettere a),b),c), abbiamo alzato le mani  dovendo riconoscere la nostra inadeguatezza ed incapacita’ di comprendere questioni che per i proponenti devono essere elementari.

Non sapendo a che santo votarci , si fa per dire, sconsolatamente o forse anche per darci una qualche labile consolazione, ci e’ venuto stranamente in mente l’episodio dei Promessi Sposi quando Renzo si reca dall’avvocato  Azzeccagarbugli  che citando  leggi in latino  mando’ via il povero malcapitato  abbindolato da quello che Renzo defini il latinorum.

Ritenendo dovere dei cittadini di salvare i destini della patria di origine ci siamo rivolti al Vangelo. Ma con poca fortuna.

Anzi il Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 17-37) quasi quasi ci ha convinto di lasciare perdere.

Gesu disse: “Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Eravamo sul punto di arrenderci.

Non potendo trovare  un piccolo aiuto neanche nel Vangelo e  non sapendo che pesci prendere siamo tornati a sfogliare i giornali italiani nella speranza di trovare qualche esile indizio di guida.

Con sorpresa  abbiamo notato che dei refrendum in Italia si parla poco o nulla.

La temperatura nel Bel Paese e' gia estiva e tutto fa pensare che molti italiani preferiranno di andare al mare.

Pare  anche che molti non si curano proprio di andare a votare.

Mettendoci nelle loro scarpe, si  fa per dire, abbiamo pensato che dopo tutto non dobbiamo proprio affliggerci per la nostra ignoranza degli articoli, decreti, commi, lettere ecc.

Abbiamo anche pensato che viviamo in un paese dove per quanto ci sovviene, c’e’ stato un solo referendum nel 2008.

Il quesito era  semplice ,di poche parole : “Siete a favore di introdurre il sistema di voto proporzionale?”.

Ovviamente il Canada non e’ l’Italia, la patria del diritto.

Ma poi abbiamo pensato che Poste svizzere o canadesi domani alle ore sei pomeridiane le nostre triplice buste non saranno al consolato in tempo.

E quind non potremo contribuire a risolvere  i grossi problemi dei referendum di cui non si capisce un fico secco. 



Previous
Previous

*Italia, la rivoluzione di Mancini troppo tardi o troppo presto?

Next
Next

Napoli, mangiare e’ una religione