La prima volta fu 70 anni fa, speriamo che anche la seconda funzioni

La puntura anti Covid fatta nella zona della cicatrice a forma di cerchio del vaccino anti-morbillo degli Anni 50

La puntura anti Covid fatta nella zona della cicatrice a forma di cerchio del vaccino anti-morbillo degli Anni 50

Tutti in fila per la vaccinazione, in diedi, senza piangere e senza paura, ma con un pizzico di apprensione.

Tutti in fila per la vaccinazione, in diedi, senza piangere e senza paura, ma con un pizzico di apprensione.

di Nicola Sparano

Zacchete, dopo settant'anni sono vaccinato ancora.

La puntura di oggi, marca “puffete” o qualcosa di simile, deve, dovrebbe, speriamo, preghiamo, mettermi al sicuro dalla pandemia o pestilenza che sia.

Questa e' stata la protezione medica, prima mi ero attaccato a quella scaramantica attraverso la mascherina Kitemmuort Kovid che vedete nella foto appena sopra la siringa.

Dicevo, mi sono vaccinato per la seconda volta.

La prima volta fu quando ero uno scavezzacollo, inizio Anni 50.

Allora si aveva una fifa tremenda di vaiolo, varricella, morbillo, tubercolosi e schifezze assortite.

In quella circostanza usarono un pennino biforcuto immergendolo prima nel liquido del vaccino e poi facendo un graffio profondo sul braccio.

Una vera piccola ferita e l’organismo riparava il danno con una cicatrice di forma circolare.

Quella cicatrice non ha un nome particolare, ma ricordo vagamente un nome: “a nesta” o qualcosa di simile.

Quel vecchio graffio a doppia corsia ha sempre funzionato, speriamo faccia lo stesso anche questo che e' stato affondato due centrimetri sotto l'antico cerchio.

Il mio amico Mimmo Porpiglia aveva detto che a Miami aveva trovato una organizzazione perfetta quando si presento' per la prima siringa.

Anche da noi, a Toronto, non si scherza.

I politici hanno fatto un casino nell'ordinare vaccini sufficenti per tutti e nel gestire la pandemia chiudendo ed aprendo la citta' come se fosse una fisarmonica.

Comunque, ora che i vaccini sono qui, l'inoculazione procede a gonfie vele.

Almeno da quello che ho sperimentato di persona, of course.

Il personale del centro di vaccinazione contiguo all'aeroporto di Downsiew (Sheppard-Keele) era numerosissimo e cordiale.

Mai ho incontrato impiegati, diciamo statali, che ti guidano e consigliano con il sorriso sulla bocca, pronti e disposti a metterti a tuo agio invece che mandarti nel paese dei vaffa.

I controlli sono stati rapidi, efficienti.

C'e' stato da riempire un formulario con domande relative al Covid.

Una riguardava le donne in stato interessante.

“Papa' sei incinto?”, ha chiesto in italiano una ragazza che accompagnava il genitore.

La battuta ha fatto sorridere non solo il padre ma quelli che hanno capito l’italiano.

Per l'inizione mi e’ toccato il tavolo numero 21 che era sistemato proprio al limite dell'area di rigore.

Il centro era, infatti, sul campo di calcio in erba sintetica dove si e' allenato Seba Giovinco.

Mentre mi iniettavano il liquido, speriamo miracolos, ho cercato sull'erba che non e' erba le impronte dei tacchetti della Formica Atomica.

Non c'erano, naturalemente.

Sono sparite come speriamo sparisca questo stramaledetto virus che ha rubato un anno prezioso a tutti, specialmente a coloro che hanno il serbatoio pericolosamente vicino alla zona rossa.


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