La scalata del Colle tra intrallazzi e inciuci
Il Cavaliere presidente? No, grazie ma lui ci prova
Berlusconi tra Meloni e Salvini
di Nicola Sparano
Il trucco c'e', se non c'e' lo si inventa.
Nel Bel Paese niente e' sacro, purtroppo.
Una volta truccarono sulla Ruota di Milano l'estrazione del Lotto, il gioco piu' antico e piu' sacro dello Stivale.
Lo fecero gli addetti ai lavori, funzionari dell'Intendenza di Finanza, per 17 anni di seguito, 17.
Negli anni il trucco delle palline - pesanti-leggere, calde-fredde - e' stato utilizzato nei sorteggi delle competizione calcistiche.
Oggi non si tratta di palline, ma di franchi tiratori.
Non si tratta di accoppiare una squadra piu' debole ad una piu' forte.
Si tratta di eleggere il prossimo presidente della Repubblica Italiana tra coloro che ambiscono alla prestigiosa poltrona.
Il compito di portare qualcuno al Colle – la residenza del primo cittadino italico – spetta ai rappresentanti di partiti e partitelli, deputati spesso non al di sopra di ogni sospetto e predispsoti a diventare “franchi tiratori”.
Chi sono i franchi tiratori?
Il franco tiratore e' il colui che, grazie al voto segreto, vota in modo diverso dal proprio gruppo, schieramento o partito o dall’impegno pubblicamente preso.
Il voto segreto e' una trovata tutta italiana, un escamotage che favorisce intrallazzi e inciuci.
Permette ai politici di predicare bene e razzolare male.
Nel senso che in pubblico promettono, in privato si rimangiano la parola, tradiscono il proprio partito per favorire coloro, o chi, gli resituira' il favore.
In Canada il voto segreto non esiste nei parlamentari e nei comuni: Il principio e' che un eletto quando vota su problemi di pubblico interesse, deve far sapere agli elettori da che parte si trova.
Non si vota segretamente in nessun altro paese, America, Inghilterra e Germania incluse.
Ed eccoci a Silvio Berlusconi, il personaggio politico piu' chiacchierato da sempre.
Il Cavaliere, da alcuni anni in fase calante, avrebbe un piano per arrivare al Colle.
Si tratterebbe di farsi votare da tutti i rappresentanti delle correnti di destra, anche coloro che davanti gli dicono “sei bravo, meriti la poltrona”, dietro fanno gli scongiuri.
Ma il voto e' segreto, come farebbe il Cavaliere ad evitare di essere trombato dai franchi tiratori?
Per garantire la segretezza, si vota in una cabina ribattezzata “catafalco”: i 1009 grandi elettori ci si infilano uno per uno con un’apposita scheda anti-broglio.
Quando sono dentro controllarli non è facile. Ci vuole ingegno.
Si potrebbe cronometrare la permanenza nel catafalco. Pochi secondi suggeriscono un nome breve (tipo Draghi), le lungaggini lasciano presagire qualche lettera in più (per esempio, Berlusconi). Ma non è un criterio infallibile.
Il Cavaliere conta di mantenere i propri voti, che sulla carta sono 480, senza farsene rubare nemmeno uno.
Addirittura ,secondo le voci che girano, Silvio progetterebbe di chiedere ai suoi potenziali elettori di documentare in che modo ha votato, magari con un selfie nel catafalco o addirittura un filmino da postare sui social.
Il vero handicap di questa strategia è che Berlusconi potrà imporla soltanto ai parlamentari di Forza Italia, minacciandoli di cacciarli nel caso rifiutassero, oppure ai nuovi acquisti grillini che chiederanno qualcosa di tangibile in cambio del loro voto
Anche volendo, il Cav non potrebbe esigere la stessa umiliante sottomissione dai seguaci di Salvini o della Meloni. Purtroppo per lui, lì si annida il grosso dei probabili “franchi tiratori”. Esiste qualche altro modo per renderli inoffensivi? Certo che sì.
Ne suggerisce uno collaudato Augusto Minzolini, direttore del Giornale: Berlusconi potrà pretendere che i grandi elettori del centrodestra scrivano il suo nome in modo da farsi riconoscere. Per esempio “Silvio Berlusconi” i forzisti, “Berlusconi Silvio” i Fratelli d’Italia, “Berlusconi” e basta quelli della Lega, “S.Berlusconi” o “Berlusconi S.” le rimanenti sigle. Tutte le schede vengono lette in aula al momento dello spoglio, tranne che contengano qualche volgarità. Se un partito alleato mancasse di parola ci vorrebbe un attimo per smascherarlo e il Cav saprebbe su chi consumare la propria vendetta.
Esiste dunque la possibilita' che Berlusconi rimettetta piede in Parlamento, da dove venne espulso otto anni fa.
Non vi tornerebbe dalla porta principale ma da quella di servizio, ma sara' pur sempre un trionfo, per lui.
E l'immagine del Bel Paese, che si sta faticosamente riprendendo, tornera' ai livelli del bunga-bunga.