L’impresa fu straordinaria ma Trapattoni non si incenso’

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Il tecnico italiano piu’ vincente di sempre si inventata metafore e caxxate per sdrammatizzare le pressioni di un calcio allora piu’ forte e competitivo di oggi

di Nicola Sparano

“Antonio Conte e' uno dei miei figliocci”.

E' una delle frasi storiche di Giovanni Trapattoni.

Il Trap voleva dire che entrambi hanno la stessa filososia, vincere anche senza andare troppo per il sottile.

Ai suoi tempi, 30/40 anni fa, il Trap di metafore, e di caxxate, sul calcio ne sparava a bizzeffe.

Ma non si e' mai incensato da solo, come sta facendo Conte: “A Crotone dobbiamo andare a fare l'Inter, se faremo qualcosa di diverso, ci sarà qualche brutta sorpresa. Dobbiamo rispettare il Crotone, ma ci vuole ferocia. Questa annata deve finire nella giusta maniera e che ci ripaghi del tanto lavoro e delle tanti notte insonni perchè stiamo per fare qualcosa di straordinario”.

Stiamo per fare qualcosa di straordinario?

Quello strardinario e' un termine very esagerato.

L'Inter sta vincendo il campionato con merito ma ha avuto praticamente avversari, giocando senza la pressione di chi ti sta veramente alla calcagna.

L'Inter vinse lo scudetto1988-89 (+11 sul Napoli, secondo) dopo una cavalcata fantastica, ma il Trap non uso' mai il termine stradinaria per gloriarsi anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto per svariate ragioni:

  1. Le prestazioni di quella squadra furono fenomenali per quei tempi dove i punti valevano solo due punti anziché i tre attuali e potevano giocare solo tre stranieri (comunitari e non).

    2) Allora la Serie A era il meglio del meglio possibile, tanto che alla fine di quella stagione Milan, Napoli e Sampdoria vinsero rispettivamente le tre coppe europee del tempo (Coppa dei Campioni, Coppa Uefa e Coppa delle Coppe) e per la prima volta nella storia la Supercoppa europea fu disputata da squadre dello stesso Paese.

Saggezza popolare, qualche gaffe e le metafore sul gioco del calcio hanno caratterizzato la lunghissima carriera in panchina di Giovanni Trapattoni.

L'allenatore italiano più vincente di sempre, amava dire:

“Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco”, e' sicuramente la più famosa, il marchio di fabbrica della saggezza popolare del 'Giuan'. Mai parlare troppo presto.

“Se non si può vincere gilocando bene, che almeno si vinca. I risultati restano, le squadre spettacolari e le parole durano ventiquattr’ore”.

“I giocatori sono liberi di fare quello che dico io”.

“Il pallone è una bella cosa, ma non va dimenticata una cosa: che è gonfio d'aria”.

“Ai miei tempi era cuore, passione e piedi scalzi. Oggi è interessi, gioco e media”.

“Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla”.
“Quando ti abitui allo zucchero non accetti più il sale”.
“Francesco è fondamentale proprio per le sue caratteristiche. Credo che in nessun'altra squadra europea ci sia un Totti con le caratteristiche di Totti”.
“Non possiamo fare i coccodrilli e piangere sul latte versato e sulle uova mangiate”.
“Sto alla larga da chi si crede un superuomo e ti bastona solo per farsi pubblicità in tv”.
“Un campione è colui che non lascia mai la squadra in 10, che ti dice cosa devi fare in campo e fuori, che non si tira indietro e non arriva in ritardo. È diverso dal fenomeno, che magari ti fa vincere la partita da solo”.
“Io preferisco la difesa mista ma se gli altri fanno da un secolo la zona pura avranno i loro motivi”.
“Mi è capitato di guidare le Ferrari e le Topolino ma sempre con la stessa passione”.
“La vita ci dà martellate sui calli”.
“Un ct deve ascoltare il cuore che sta a sinistra ma seguire la ragione che sta a destra”.
“La squadra sta compiendo quel gradino per mettersi sullo stesso pianerottolo delle altre”.
“Ho dei dubbi su due certezze”.
“In questa squadra c'è ancora molto petrolio da estrarre”.
“Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma lasciamo i buoi dietro al carro”.
“Il successo è un pallone con quatttro spicchi. Uno appartiene ai giocatori, uno alla società, uno all'ambiente, cioè stampa e tifosi. Il quarto spetta all'allenatore”.
“In quel momento della partita eravamo un po' come il serpente con la coda in bocca”.
“Io non sono anziano. Sono antico. E i mobili antichi sono i più pregiati”.
“Bisogna costruire mattoni per essere solidi come il cemento armato”.
L'uovo, il culo caldo e la gallina

“In Italia si vuole l'uovo, il culo caldo e la gallina, ma quando la gallina ha fatto l'uovo va via eh? Quindi non può avere il culo caldo. Noi vogliamo tutto e subito. Coccodè coccodè and go. You understand?” - Disse nel 2011 Trapattoni, in riferimento allo scandalo del calcioscommesse che travolse il pallone in Italia. Una versione articolata della “botte piena e moglie ubriaca”. Understand?

Povero Strunz, che strigliata

“Strunz è qui da due anni, ha giocato dieci partite ed è sempre infortunato. Deve rispettare gli altri colleghi” - La sfuriata più celebre della storia del calcio: in Germania ne parlano ancora oggi. È il 10 marzo 1998 quando il Trap inveisce contro il suo Bayern, prendendo di mira, in particolare, l'ormai famosissimo Thomas Strunz.

Mai ronf ronf in panchina

Un allenatore non deve dormire. Lui fa 'ronf, ronf' e la partita finisce 0 a 0. Sbagliato. Un coach deve sempre essere sveglio e indovinare il cambio decisivo" - Un chiaro riferimento alla giusta filosofia dell'allenatore. E in caso di sonno… meglio svegliare tutti con un fischio.

I maghi finiscono al rogo

"I maghi non esistono, quelli li bruciavano nelle piazze nel Trecento" - Altro chiaro riferimento a quella bacchetta magica che gli allenatori non hanno, ovviamente sempre detto in stile Trap.

La morte migliore? In panchina

“Per uno come me che ama il pallone e che non è mai stato tradito dal calcio, sarebbe la cosa più bella morire in panchina, durante una partita”.

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