Onomastico, c’era una volta la…. tirata di orecchie
Aguri a tutti i Nicola e le Nicolette della terra
di Nicola Sparano
Nessuno tira piu' le orecchie ai santi del giorno.
Una volta questa antica, e se vogliamo, bizzarra tradizione era praticata il giorno dell'onomastico.
Ieri era il giorno di San Nicola e nessuno si e' azzardato ad avvicinarsi ai padiglioni auricolari del sottoscritto.
Gli auguri li ho avuti, ma nessuno della famiglia ha ricordato i racconti di quando al paesello si doveva sfuggire agli agguati di chi, con la scusa degli auguri, quasi quasi ti staccava la parte esterna dell'organo uditivo.
Accidenti, il tuffo nel passato ha innescato la “pecundria” come definiscono a Napoli e dintorni uno stato di…malinconica tristezza.
Gli onomastici della mia fanciullezza erano un'altra cosa.
Nella terra dell’acero l'onomastico conta poco o niente, ma anche nel Bel Paese l'hanno quasi snobbato.
Il giorno del santo ormai lo ricordano soltanto coloro che sul groppone portano un sacco, ed una sporta, di anni.
I Millemium ignorano il significato di “name-day” anche perche' sull'Iphone non c'e' l'app apposito.
Ormai loro crescono, e campano, con quella diabolica scatoletta dove tutto e di piu' e' raggiungibile con la punta delle dita.
Ecco, alle nuove generazioni difetta il contatto umano, addirittura prediliggono i messaggini scritti alle le telfonate a viva voce.
Ale', comunque.
E' il loro mondo, lo stanno vivendo come vogliono, speriamo che la loro esistenza vada a burro e alici.
Nel nostro vecchio mondo, quello prima del viaggio transoceanico, l’onomastico era spesso festeggiato al pari di un compleanno ed, in alcune famiglie, anche di più.
Una particolarità tutta meridionale dal momento che in altre regioni d’Italia nemmeno si festeggia e, quando accade, il più delle volte è perché la famiglia è originaria del Sud.
I motivi di questo interesse forte per gli onomastici sono svariati.
Il primo è senza dubbio il forte attaccamento religioso che permea la nostra tradizione: si celebra il santo e, di conseguenza, il familiare che porta il suo nome.
Se vogliamo, l’onomastico ha un collegamento con la fede che il compleanno non ha e questo, in molte famiglie, lo rende più degno di nota.
Altro motivo è l’usanza di tramandare il nome del padre ai figli, anche questa una tradizione prevalentemente radicata al Sud.
Questo scatena un effetto a catena per cui, nelle famiglie più numerose, si vengano a trovare parecchi membri, cugini, nonni, zii, con lo stesso nome.
Infine, c’è una ragione più utilitaristica.
I santi del giorno possono essere visti su molti calendari, i compleanni vanno ricordati. Chiunque, notando su calendario o su internet il santo del giorno, ha il pensiero di telefonare la persona con lo stesso nome per fargli gli auguri o, addirittura, andare a farle visita.
Due ragioni dietro il perche' della tradizione
Sul perché si tirano le orecchie il giorno dell'onomastico esistono almeno due ipotesi.
La prima dice che quest'usanza deriva da un'antica credenza, la quale sostiene che tirando le orecchie si ricordasse al festeggiato lo scorrere del tempo; poiché per gli antichi la memoria risiedeva appunto nel padiglione auricolare.
La seconda ipotesi, sempre derivante da una credenza popolare, dice invece che il naso e le orecchie si allungassero con l'avanzare dell'età (basti pensare al rilasciarsi dei tessuti con l'invecchiamento della pelle), e quindi tirando le orecchie si contribuisse al loro allungamento. Lo si faceva per augurare al festeggiato giudizio e maturità nella presa di decisioni.