Ottanta anni fa veniva ucciso Carlo Tresca: visse combattendo ingiustizie politiche e sociali
Nato nel 1879 a Sulmona, assassinato l'11 gennaio del 1943 a New York è stato sindacalista, giornalista, editore, anarchico, antifascista e drammaturgo italiano naturalizzato statunitense editore di giornali e leader del movimento operaio negli Stati Uniti.
di Odoardo Di Santo
di Odoardo Di Santo
L’undici gennaio del 1943 finiva tragicamente la vita tempestosa di Carlo Tresca, impareggiabile agitatore sociale impegnato in innumerevoli battaglie per la giustizia sociale, per la libertà di parola, per i diritti degli ultimi contro lo sfruttamento dei lavoratori nell’interesse della classe operaia. E soprattutto contro tutte le dittature.
Oggi ricorre l’ottantesimo anniversario dell’assassinio di Carlo Tresca.
La sera di lunedì 11 gennaio 1943, Carlo Tresca, coraggioso e intransigente direttore del giornale radicale II Martello, era in compagnia dell’avvocato italiano Giuseppe Calabi , padre di Tullia Zevi, futura presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ma antifascista come Tresca nella Mazzini Society.
Uscirono verso le 9.38 dall’ufficio del giornale e si incamminarono nei pressi della 15.a strada e Fifth Avenue, a New York .
Il segnale del traffico li costrinse a fermarsi.
Un uomo si avvicinò a Tresca e gli tirò quattro revolverate con un’arma automatica.
La vittima stramazzò sul lastrico, sotto la luce di una fioca lampada. L’uccisore fuggì in una automobile di colore oscuro che si allontanò rapidamente per la 15.a strada scomparendo nell’oscurità della notte.
Tresca spirò quasi prima che la vettura fosse scomparsa.
Per piu' di dieci anni gli amici di Tresca si riunirono nell’anniversario della morte e deposero garofani rossi sul luogo dell’assassinio.
Il Comitato Commemorativo di Tresca ( Tresca Memorial committee ) , composto da eminenti uomini di cultura americani, suoi amici e conoscenti, quali John Dewey, John DosPassos, Edmund Wilson incarico’ l’artista Minna Harkay di scolpire il busto di Carlo Tresca in bronzo che Margaret De Silver , l’ultima sua compagna spedi a Sulmona
Presente Ignazio Silone il busto fu installato all’angolo della villa comunale di Sulmona.
Il giornale Il Sagittario riferi che Angelica Balabanoff attivista socialista che nel 1917 era stata primo segretario del Comintern, pronuncio l’orazione commemorativa.
Dopo la parentesi di venti anni di oscurantismo fascista, nel dopoguerra le informazioni erano ancora scarse.
Paolo Casciola scrisse in CARLO TRESCA, COMBATTENTE LIBERTARIO (1879-1943): “fui alquanto sorpreso nel constatare che la maggior parte dei sulmonesi da me allora interpellati, soprattutto giovani, ignorasse completamente chi fosse Tresca, figura esemplare di combattente libertario”.
L’idea del monumento a Tresca dette inizio ad un dibattito che vedeva da una parte la diocesi contraria ad innalzare la statua di un anticlericale di fronte al palazzo del vescovado ma stranamente sulle stesse posizioni il partito comunista che per bocca del nostro professore di filosofia C. Autiero ci spiegava come fosse inopportuno erigere un monumento quando ancora c’erano tanti lati oscuri da chiarire che ovviamente noi ignoravamo.
Nelle scuole eravamo alquanto confusi perche', da come capivamo, dall’altra parte allora c’era quella che oggi si definisce societa’ civile che favoriva il riconoscimento ad un cittadino di eccezionale qualita’ che si era “ fatto” un nome anche se controverso.
Tenendo viva una meritoria tradizione l’Amministrazione comunale di Sulmona ed il Centro Studi e ricerche “Carlo Tresca” , nel corso del mese di gennaio hanno organizzato una serie di manifestazioni per ricordare l’ottantesimo anniversario della morte.
Verra’ presentato il documentario “L’uomo piu’ buono del mondo. La leggenda di Carlo Tresca” con la partecipazione dello scrittore Maurizio Maggiani autore del romanzo Eterna Gioventu' .
Tra l’altro sara’ la presentata la prima edizione italiana del libro “ Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle” di Nunzio Pernicone,con la partecipazione alla discussione di Francesco Susi professore emerito dell’Universita’ di Roma tre.
Carlo Tresca nacque nel 1879 a Sulmona, antica citta’ dell’Abruzzo, nella valle Peligna .
Agitatore socialista, a vent’anni divenne segretario del Sindacato Ferrovieri, e direttore del giornale Il Germe in cui denuncio' la borghesia locale e nel 1904 ebbe due condanne per calunnia e diffamazione .
Per evitare il carcere a ventiquattro anni, fuggi' dapprima in Svizzera, dove incontrò Benito Mussolini, fra gli altri radicali italiani profughi e quindi ando' in America.
Negli Stati Uniti divenne direttore del giornale socialista La Voce del Popolo di Filadelfia, poi fondò diverse testate tra cui, La Plebe, che gli costo' nuove denunce, nuovi arresti e addirittura un tentativo di omicidio. Dopo la soppressione della Plebe, avvio' L’Avvenire che gli costo' un’ulteriore condanna a nove mesi di detenzione.
Infine divenne direttore de Il Martello.
Pur senza essere membro collaboro' con l’IWW, l’International Workers of the World, il sindacato che organizzava gli operai emigrati di varia origine «etnica»: italiani, ebrei, spagnoli e ne assunse subito un ruolo di leader.
Tresca subì un numero eccezionale di arresti (ben 36) e processi di vario tipo e fece anche vari anni di galera.
Partecipo' allo sciopero dei cappellai di Filadelfia agli inizi del 1905, e successivamente nel 1912 al legendario sciopero di classe dei lavoratori tessili dell’American Woolen Company di Lawrence, nel Massachusetts gli dette fama a livello nazionale.
Diresse quindi altri scioperi fino alla serrata dei minatori a Mesaba Range, in Minnesota,dove fu tra l’altro accusato dell’omicidio di uno scioperante. Ma l’accusa, ridicola, fu ritirata .
A Mesaba Range i minatori venivano pagati a “ piece work” ( a cottimo) un tanto per carrello di carbone che portavano fuori della miniera.
Senonche’ in assenza di qualsiasi protezione se portavano fuori ad esempio 800 carrelli i boss ne pagavano 600.Percio` lo sciopero.
Per noi era difficile a crederci a quei tempi.
Eppure mio nonno Francesco che lavoro' 16 anni nella minere di carbone del West Virginia spiego’ che quello era il sistema e che non c’era ricorso.
Gli IWW e gli anarchici giocarono naturalmente un ruolo di primo piano come leaders di quella lotta, nella quale si distinsero Tresca, Haywood, Giovannitti, Emma Goldman e Aleksandr Berkman
Il Martello da lui diretto si distinse nella campagna a favore degli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti .
Il profondo coinvolgimento di Tresca nella lotta contro il fascismo si svolse nell’ Anti-Fascist Alliance of North America (AFANA), fondata a New York come organismo di "fronte unico" delle forze antifasciste italiane negli Stati Uniti.
A quell’epoca Tresca riteneva che i comunisti fossero validi e utili alleati nella lotta contro il fascismo.
Ma più tardi venne la sua rottura con lo stalinismo, in seguito all’ignominia dei processi di Mosca del 1936-38 e all’indomani delle sanguinose "Giornate di maggio" del 1937 a Barcellona allorche` gli stalinisti attaccarono gli anarchici.
Nello stesso periodo Tresca si impegnò nelle file della Mazzini Society, un’associazione politica creata alla fine del 1939 su ispirazione di Gaetano Salvemini per combattere il fascismo.
Secondo Il Martello la Mazzini Society doveva essere un’ organizzazione "democratico progressista",senza fascisti (o ex fascisti) né stalinisti.
Doveva inoltre impedire anche le "infiltrazioni" e le "manovre messe in atto a più riprese dalla "quinta colonna" fascista capeggiata da Generoso Pope, prominente uomo d’affari italo-americano e direttore de Il Progresso Italo-Americano .
Tresca applicò la stessa discriminante antifascista e anticomunista nel Consiglio Italo-Americano della Vittoria (CIAV), sul finire del 1942 promosso dall’Office of War Information (OWI) statunitense , istigando l’odio nei suoi confronti sia degli ex-fascisti come Pope (di cui erano noti i legami con la Mafia italo-americana) che degli stalinisti.
Pope era il più potente e il più pericoloso per i suoi legami con la mafia newyorkese. Erano noti i rapporti tra Pope e Frank Garofalo, elemento di spicco della malavita newyorkese (…) Pope era per Tresca un "gangster" e un "racketeer", con rapporti con i capi della mafia di New York, come Frank Costello, Lucky Luciano e Vito Genovese.
Va anche detto che, all’indomani dell’assassinio, alcune voci isolate, puntarono pubblicamente e direttamente l’ indice accusatore segnatamente contro Carmine Galante.
Le tesi sulla matrice fascista dell’assassinio fu accreditata soprattutto da esponenti stalinisti.
Anche Charles "Lucky" Luciano in una lunga intervista aveva più volte puntato l’indice su Vito Genovese e sul fascismo .
Restano però aperte tante questioni.
A ottanta anni l’assassinio di Carlo Tresca rimane un mistero e non solo per l’inerzia della giustizia americana condizionata da considerazioni molteplici e forse non confessabili.
Lo scrittore Max Eastman, voce autorevole della sinistra americana, dopo la morte di Carlo Tresca scrisse :”Per amore del suo nome e della sua memoria Carlo doveva morire di morte violenta.Visse una vita violenta amo' i pericoli, amo' la lotta.Il suo ultimo movimento fu di girarsi ed affrontare l’atteso nemico”.
Odoardo Di Santo