Un mare di soldi e una squadra senza identità: Ronaldo è stato il piu' grave errore di Andrea Agnelli
di Lorenzo Vendemiale
(Il Fatto Quotidiano)
È iniziata con Agnelli che andava a prendere in pompa magna Ronaldo in Grecia. È finita con Cristiano che se ne va sul suo jet privato, dopo essersi rifiutato di giocare con la maglia bianconera e aver mandato il suo procuratore in giro per l’Europa a elemosinargli una nuova squadra. Doveva essere il colpo del secolo per la Serie A: rispetto ai sogni dei tifosi bianconeri, è stato un fallimento, costato praticamente 250 milioni di euro.
IL BILANCIO: 100 GOL IN TRE ANNI – L’era di Cristiano Ronaldo alla Juventus e nel calcio italiano è durata tre anni, uno in meno di quelli previsti dal faraonico contratto sottoscritto nell’estate 2018, quando con l’acquisto del portoghese i bianconeri sembravano fare il salto nell’élite del pallone europeo e lanciarsi verso la tanto sospirata vittoria della Champions League. Oggi che la storia, mai d’amore solo d’interesse, si conclude nel peggiore dei modi, con la fuga del campione viziato che lascia impreparata la sua squadra, è fin troppo facile criticare, col senno di poi. Non che Ronaldo abbia deluso, in senso stretto: ha segnato 101 gol in 134 partite (media mostruosa da una rete ogni 113 minuti), ha vinto una classifica marcatori (nel 2021), due scudetti, due Supercoppe e una Coppa Italia. Eppure adesso si può dire senza più timore di essere smentiti, anche se era già chiaro da tempo, che il suo acquisto sia stato il più grande errore della Juventus di Andrea Agnelli.
L’EFFETTO CR7 SUL BILANCIO: COSTI ESPLOSI, RICAVI INSUFFICIENTI – Innanzitutto a livello economico, perché parliamo dell’acquisto più caro della storia della Serie A, che alla Juve è costato circa 90 milioni di euro all’anno: tanto era il valore a bilancio di CR7, tra ammortamento del cartellino (115 milioni di euro, il trasferimento più costoso della storia della Serie A) e ingaggio (oltre 50 milioni annui al lordo delle tasse). Sotto il profilo finanziario, quella di Agnelli fu una rischiosa scommessa: puntare su Ronaldo, una multinazionale vivente che da solo muove milioni, sponsor, interessi, per far fare il salto di qualità definitivo al bilancio della Juventus, che dopo una crescita esponenziale ormai faticava a sfondare la soglia del mezzo miliardo di fatturato e raggiungere le altre grandi d’Europa. I più entusiasti sostenevano che il portoghese si sarebbe addirittura ripagato da solo, con la vendita delle magliette. La realtà è stata ben diversa, come dimostrano i due aumenti di capitale (l’ultimo, di pochi giorni fa, di 400 milioni), sostenuti dalla proprietà per ripianare le perdite in bilancio. Certo, ormai tutti i conti sono stati devastati dal Covid e sarebbe ingeneroso addossare a Ronaldo lo stato del bilancio bianconero. Ma è indubbio che Agnelli ha perso la sua scommessa: alla fine “l’effetto CR7” si può quantificare in una cinquantina di milioni, nel salto da 402 a 464 milioni di ricavi propri (al netto delle fantasiose plusvalenze utilizzate per mascherare le perdite) fatto registrare tra il 2018 e il 2019, nell’aumento degli sponsor da 86 a 130 milioni in tre anni. Comunque molto meno del peso a bilancio del giocatore, che ha finito per zavorrare i conti, sfasando completamente il rapporto monte ingaggi/fatturato, e condizionare tante scelte del mercato bianconero. Oggi la Juventus è più povera di quando è arrivato Ronaldo, a prescindere dalla crisi del coronavirus.
NIENTE CHAMPIONS E IDENTITÀ DI SQUADRA DISTRUTTA – Nel calcio, però, quando uno prende un giocatore lo fa innanzitutto per vincere. Era quella la premessa fondamentale dell’acquisto di Ronaldo: doveva portare la Champions League, sfumata sempre sul più bello, essere l’ultimo tassello che mancava a una squadra praticamente perfetta. E se i bianconeri avessero alzato quella coppa oggi staremmo raccontando una storia diversa, a prescindere da tutte le analisi sui conti. Il problema è che la Juve con Ronaldo ha fallito in Europa. Non ha fallito Ronaldo, che il suo l’ha sempre fatto, ad esempio in quel famoso ottavo di finale contro l’Atletico Madrid (tripletta decisiva per ribaltare la sconfitta dell’andata), che sembrava essere la dimostrazione plastica del perché fosse stato acquistato. C’è chi sostiene che sia stata la Juventus a non essere all’altezza del suo campione, ma anche questo è vero solo in parte: le figuracce contro Ajax, Lione e Porto sono state la sconfitta della Juventus di Ronaldo, intesa come la squadra che si poteva costruire attorno alla sua figura troppo ingombrante, sia dal punto di vista finanziario che tecnico. L’emarginazione di Dybala, i mancati investimenti a centrocampo, le scelte schizofreniche in panchina: troppi sono stati gli errori per assecondare e sostenere la sua presenza, in campo e nella rosa. Cosa ancora più grave, Ronaldo ha finito per monopolizzare il gioco e l’identità di una squadra che tre anni fa era una delle più forti d’Europa e oggi va ricostruita.