Un mondo di piagnoni
(Sara’ un caso ma quando gli uomini non piangevano i femminicidi erano molto rari, oggi invece...)
Massa piange dopo l’errore, un milanista lo consola
di Nicola Sparano
Una lacrima sul viso, cantava Bobby Solo nel 1965.
Bobby piangeva per finta, ma forse fu quel verso che apri' anche agli uomini le porte del pianto.
Chi e' cresciuto negli anni 50/60 ha mai pianto se non alla morte di una persona cara o in altre circostanze veramente drammatiche?
Personalmente non ricordo di aver mai visto mio padre con le lacrime agli occhi, e voi?
Allora il concetto era: “Gli uomini non piangono”.
Le nuove generazioni, invece, piangono senza pudore, per disparati motivi, anche quelli piu' futili e banali.
Tanto per fare un esempio, prendiamo l'arbitro Marco Massa.
Massa e' un uomo adulto di quasi 40 anni.
L'arbitro dopo l'errore che ha deciso la partita si e' messo a piangere in campo ed ha continuato negli spogliatoi.
Un adulto che piange in pubblico (e in diretta tv come Massa) e' ormai una cosa di tutti i giorni, particolarmente nelle partite di calcio dove molti dei cosiddetti artisti della pelota versano fiuni di lacrime non appena si fanno la bua, o fingono di essersela fatta.
Secondo gli attuali professori della testa, i sociologi, le lacrime maschili non sarebbero il segno della debolezza ma della sensibilità dell’uomo.
Gli adulti che piangono, quindi, non sarebbero deboli ma sensibili.
Chissa' se gli autori dei tantissimi femminicidi hanno pianto prima o durante l'assassinio.
Probabilmente hanno pianto dopo, tanto per dimostrare la loro sensibilita'.
Spesso si dice che stavamo meglio quando stavamo peggio.
Una volta crescevamo tenendoci dentro il dolore: ci menavano in casa, a scuola e tra di noi compagni di gioco.
Quando si tornava in famiglia con un occhio nero, giu' altre botte perche' non si deve bisticciare.
Da quelle paliate (basonature), continue o sporadiche che fossero, le statistiche dimostrano che la stragrande maggioranza non ha subito traumi, non e' diventato, per esempio, assassino, stupratore o tutti e due.
Da un po' di anni, invece, le mamme insegnano ai propri figli che anche se sono maschi possono esprimere delle emozioni con il pianto.
Si piange per chiedere aiuto, per protestare, accusare o invocare un rigore.
Si piange di dolore, per la perdita di una persona cara, per un fallimento, un conflitto, una delusione, perché ci si sente in colpa, per scoraggiamento.
Si piange per una botta, vera ma che presunta, allo stinco, una gomitata, un pestone.
Si può piangere anche di gioia, sollievo, soddisfazione, per esultanza.
Personalmente trattengo le lacrime, per pudore.
Perche' sono all'antica, perche' mi hanno insegnato a rispettare le donne e le persone anziane.