Abuzzesi del Canada, storia di una scalata sociale inimmaginabile

L’emigrazione abruzzese ha seguito le linee egli sviluppi dell’emigrazione italiana in generale.

L’America con il suo mito di ricchezze, raccontate e spesso ingigantite dagli emigranti che rientravano in Italia, divenne una calamita irresistibile per centinaia di migliaia di poveri lavoratori in cerca di occupazione. La rivista ABRUZZO NEL MONDO , nell'edizione luglio-agosto 2021, ha ripubblicato un articolo di Odoardo Di Santo che descrive lo straordinario fenomeno sociale, economico e culturale della comunita' abruzzese in Canada.

Di Santo ha tenuto a puntalizzare: “Ecco chi siamo...anzi chi eravamo ai tempi in cui scrissi l'articolo”.

 

La pagina di Abruzzo nel Mondo dedicata alla storia dell’emigrazione abruzzese in Canada

La pagina di Abruzzo nel Mondo dedicata alla storia dell’emigrazione abruzzese in Canada

di Odoardo di Santo

IL NOVECENTO DEGLI ABRUZZESI IN  CANADA

Negli ultimi 25 anni del XIX (1800) secolo il numero degli abruzzesi che attraversarono l’Atlantico fu imponente. Il Canada, tuttavia, in quel periodo fu meta di pochi emigranti sia perché poco conosciuto sia perché interessato ai lavoratori agricoli che tradizionalmente erano meno retribuiti dei

lavoratori industriali. Tra il 1875 e il 1999 solo 475 immigrati giunsero in Canada dall’Abruzzo e dal Molise, che allora formavano una sola regione. Negli anni successivi però gli abruzzesi e i molisani costituirono il nucleo più numeroso degli emigrati delle regioni centrali della penisola.

Ben 37.901 vennero dall’Abruzzo e Molise. Essi si stabilirono principalmente nel sud dell’Ontario e in particolare nelle città di Toronto, Hamilton e nella Penisola del Niagara. Il secondo gruppo per ampiezza si stabilì a Montreal, nel Quebec e un numero meno numeroso raggiunse la Colombia Britannica.

Gli abruzzesi condivisero il destino degli altri emigranti italiani. Essi si stabilirono nella zona della città chiamata il Ward, un quadrilatero che circondava l’area dove sorge il Municipio di Toronto.

Furono assoggettati alla discriminazione e spesso alla derisione dei canadesi che non riuscivano a capire le abitudine e la coltura di questi strani individui piombati tra di loro, turbando l’atmosfera soddisfatta e noiosa di una società vittoriana che viveva pigramente i riti di un’era destinata a essere travolta dalla storia. Gli abruzzesi, che secondo una definizione un po' stereotipata sono definiti “forti e gentili”, anche in Canada mostrarono il meglio di se stessi. Anche oggi sono orgogliosi di essere una comunità con una tasso di criminalità pressoché inesistente. Sin dall’inizio furono laboriosi e pacifici, lavorando duramente per risparmiare i pochi dollari da inviare alle famiglie lasciate in Italia, dove molti speravano di tornare un giorno per vivere una vita più umana e dignitosa. Fu perciò stupefacente il fatto che dalla comunità degli emigrati abruzzesi emergesse una figura per certi aspetti eccezionale, che impersonificò il successo e i limiti della comunità canadese tra le due guerre. Il pescarese James Franceschini nel 1905 emigrò in Canada a soli 15 anni. Come la maggior parte degli italiani, lavorò come manovale nell’edilizia, ma in breve tempo divenne il maggior costruttore di autostrade dell’Ontario e poi del Canada. Divenne talmente ricco da permettersi il lusso di possedere una delle maggiori scuderie di cavalli da corsa del Canada, un traguardo per molti aspetti proibito a chi non apparteneva alla “ricchezza ereditata” della borghesia canadese. Franceschini era molto ambizioso e pieno di energia. Commise però un errore che gli costò caro. Su invito del Governo canadese acquistò un cantiere navale per la costruzione di navi da guerra.

Era questo un campo proibito agli immigrati anteguerra, che a cui malincuore si permetteva di operare nell’edilizia. Non appena scoppiata la guerra con l’Italia, Franceschini fu internato con molti altri italiani membri del partito fascista e lentamente vide il suo impero dissolversi.

La comunità abruzzese espresse altri due personaggi notevoli nel periodo tra le due guerre: Giuseppe Ricci, che fondò il pastificio “Toronto Macaroni”, che diventerà in seguito una delle maggiori imprese del settore, ed Emilio Orsini, che nel campo delle costruzioni edilizie divenne il maggior costruttore di infrastrutture stradali e nel dopoguerra fu il primo datore di lavoro in terra canadese per migliaia di nostri connazionali. L’ondata immigratoria dopo la seconda guerra mondiale fu semplicemente senza confronti. Solo nel 1956 ben 30.000 italiani vennero in Canada e verso la fine degli anni sessanta a Toronto si erano stabiliti 600.000 italiani. Oggi vivono in Canada più di centomila abruzzesi, la maggior parte dei quali in Toronto, con gruppi consistenti nella penisola del Niagara, Montreal e Vancouver.

Ci sono anche piccoli gruppi stabilitisi nel nord, dove avevano trovato lavoro nell’industria boschiva o nella costruzione dell’autostrada transcanadese o della ferrovia che collega l’Atlantico al Pacifico. Il processo di inserimento degli abruzzesi nella società canadese fu lento ma costante, favorito anche dalla politica multiculturale del governo canadese che deliberatamente rigettò il “melting pot”.

Negli anni cinquanta e all’inizio degli anni sessanta un altro personaggio emerso nel mondo dell’editoria incarnò il ruolo del prominente più che del leader e più per propria scelta che per designazione della comunità: John De Toro. L’establishment canadese gli riconobbe il ruolo di portavoce della comunità italo-canadese, un ruolo che svolse con diligenza e buon umore.

Negli stessi anni emersero fulmineamente i tre fratelli De Lorenzo che introdussero una nuova tecnica nel campo del cemento armato divenendo i maggiori operatori del settore fino a impiegare oltre 3.500 lavoratori alla fine degli anni sessanta,quando io stesso emigrai in Canada. Come comunità, sebbene numerosi, gli abruzzesi furono per molto tempo privi di strutture comunitarie. L’unico sodalizio esistente nella comunità per molti anni fu il Club Abruzzo, fondato da giovani immigrati abruzzesi guidati dal marsicano Lorenzo Petricone che ne fu presidente per molti anni. Petricone fu un uomo di grande integrità intellettuale e morale e per molti anni è stato un pilastro della nostra comunità. In seguito sorsero associazioni composte da immigrati provenienti dallo stesso paese e successivamente confluite nella Federazione Abruzzese, che sponsorizza il programma radiofonico settimanale “L’Eco d’Abruzzo”.Agli inizi degli anni novanta gli abruzzesi di Toronto costruirono “Casa Abruzzo”,un superbo complesso che comprende 175 appartamenti per anziani e un Centro Comunitario con scopi culturali, ricreativi e sociali: un attestato della capacità degli abruzzesi alla loro cultura e alle loro tradizioni. Dopo un periodo iniziale durante il quale io stesso sono stato presidente di Casa Abruzzo, la mano è passata a Nick Torchetti, un giovane avvocato la cui famiglia è originaria di Ofena. Primo presidente di Casa Abruzzo è stato Gino Ventresca, un operatore turistico di Torre de’ Nolfi di grande successo, che è stato un instancabile promotore dell’Abruzzo come pure dello sviluppo del gioco del calcio in Canada e fu anche presidente della Confedereazione Abruzzese. Numerosi gli abruzzesi emersi nel campo industriale, commerciale ed in genere degli affari. È significativa la storia di fratelli Cappola e di Pasquale Rosati. Agli inizi degli anni cinquanta, subito dopo la loro venuta in Canada, Lelio Cappola e Pasquale Rosati aprirono un piccolo negozio di alimentari a Eglinton Avenue West. Subito dopo, a Lelio si unì il fratello Dominic dando inizio alla società Cappola Bros, che produce prosciutti e altri insaccati. Rosati, a sua volta, dopo altre esperienze, fondò la “Santa Maria Foods” con un altro abruzzese, Romeo Di Battista. Ambedue le società hanno conosciuto un successo straordinario e oggi sono parti di multinazionali e vendono i loro prodotti in ogni parte del mondo. Nel breve spazio di 25 anni gli abruzzesi sono entrati in campi che fino a poco prima erano riserva dei canadesi. Nel 1975, dopo sette anni di permanenza in Canada, mi buttai nella politica e venni eletto nel Parlamento dell’Ontario, divenendo in un certo senso un pioniere, perché una volta aperta la porta altri abruzzesi, come Laureano Leone e Anthony

Perruzza, sono stati eletti al pari di molti italo-canadesi. Tony Valeri e Maurizio Bevilacqua (in seguito diverra' sindaco della citta' di Vaughan, ndr), sono stati deputati del parlamento federale di Ottawa. Consiglio Di Nino, un banchiere di successo, originario di Pratola Peligna è stato a sua volta nominato senatore a vita.  Mo lti abruzzesi fanno parte dei consigli comunali e scolastici in tutto il Canada.La Camera di Commercio di Toronto è un altro esempio della forza della comunità abruzzese. Fondata e diretta per molti anni da Antonio Valeri, un giovane venuto da Vittorito, la Camera di Commercio è divenuta un’istituzione importante nelle relazioni italo-canadesi. Per una felice coincidenza, negli anni novanta la Camera è presieduta da un altro abruzzese Arturo Pelliccione, un dinamico uomo d’affari con un’eccellente reputazione anche nella comunità canadese. Dopo un periodo di transizione, durante il quale la Camera è stata diretta dalla vedova di Antonio Valeri, la signora Concetta Valeri, succeduta dalla nuova direttrice Emilia Valentini, un’altra abruzzese. Gli abruzzesi sono stati presenti anche nel campo strettamente culturale. Prima della seconda guerra mondiale un abruzzese, Tommaso Mori, fu per molti anni l’editore de “Il Bollettino”, un periodico fascista.Nel secondo dopoguerra sono emersi scrittori notevoli come la romanziera Maria Ardizzi, Maria Torres, autrice di un delicato romanzo sulla sua esperienza di medico condotto a Cappadocia e la poetessa Mary Di Michel, unica autrice italocanadesea essere citata nell’Oxford Book “Canadian Poetry”. Silvano Tancredi ha pubblicato un’interessante raccolta di poesia con il titolo “Quando strappi un fiore”. Un contributo notevole alla diffusione della cultura è venuto da un altro abruzzese, Alberto Di Giovanni, che nel 1976 fondò il “Centro Scuola Cultura”, istituzione che ha promosso lo studio della lingua italiana nelle scuole canadesi, mentre nel contempo ha curato la pubblicazione di libri, l’organizzazione di concerti in Canada e all’estero, come pure l’organizzazione dei “Giochi della Gioventù” che ogni anno richiamano migliaia di giovani. Il Centro organizza con il Consiglio Scolastico di Toronto scambi di studenti con l’Abruzzo. Gli abruzzesi della seconda generazione sono ben integrati nella società canadese e sono presenti in tutte le professioni. Un esempio straordinario in questo senso è rappresentato da Frank Iacobucci. Nato in Vancouver da un umile erraiolo di Cepagatti e da madre calabrese, divenne dapprima avvocato, quindi professore di legge, decano della Facoltà di Legge dell’Università di Toronto, vice ministro della Giustizia, giudice della corte federale e nel 1991 fu nominato giudice della Corte Suprema. Il prima italo-canadese a far parte di questa istituzione. Successivamente un altro abruzzese, Tony Di Zio, proveniente da Collecorvino, è stato a sua volta nominato giudice della Corte dell’Ontario. Nel 2000 Giuliano Zaccardelli (detto Zac), nativo di Prezza, nella Valle Peligna, divenne comandante delle Giubbe Rosse, il primo italo-canadese a ricoprire il prestigioso incarico, che mantenne fino al 2006. Nancy Olivieri è un’altra abruzzese emersa recentemente grazie a un fatto di cronaca che l’ha fatta definire dal giornale Tandem “Doctor Courage”. Sebbene sconosciuta al grande pubblico la dott.ssa Olivieri è una delle maggiori ricercatrici della malattia Talassemia Beta e della malattia delle cellule (sickle cells). Incaricata di utilizzare una medicina prodotta da una casa farmaceutica che sponsorizzava il suo programma di ricerche, la dottoressa Olivieri si è rifiutata di farlo perché la medicina era inefficace. Rimossa dal suo incarico, è stata richiamata a furor di popolo. Il premio Nobel John Polanyi ha commentato: “Anche in un’epoca in cui tutto è mercificato, abbiamo bisogno di enclaves dove le idee e le vedute delle persone non sono in vendita”.

Nel giro di poco meno di un secolo, i figli degli emigrati abruzzesi hanno scelto professioni e svolgono ruoli nella società canadese che i loro padri e le loro madri non avrebbero mai potuto sognare, quando attraversavano l’oceano per raggiungere una terra lontana e sconosciuta.

 

 


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