Al “sorry” dovevano aggiungere un risarcimento per promuovere l’italianita’

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di Nicola Sparano (articolo pubblicato dal settiemanele cartaceo Gente D’Italia)

TORONTO – We are sorry, Chiediamo Scusa. Le scuse e basta. Nessun risarcimento in denaro, che peraltro non era stato chiesto dagli eredi degli internati. Ma il governo ha perso l'occasione per dare sostanza e peso alle scuse. Ai giapponesi diedero 300 milioni di dollari: 21.000 dollari per ciascuno dei 13.000 sopravvissuti, 12 milioni di dollari per un fondo comunitario giapponese e 24 milioni di dollari per creare una fondazione canadese per le relazioni razziali, per garantire che tale discriminazione non si ripetesse mai più.

Ecco un fondo simile per la comunita' italiana sarebbe stato opportuno e giusto.

Il Primo Ministro Justin Trudeau ha dunque formalmente chiesto scusa agli italiani per il trattamento riservato agli italiani nel 1940.

Ecco alcuni stralici del suo discorso.

"Agli uomini e alle donne che sono stati portati nei campi di prigionia o in prigione senza accusa, alle persone che non sono più con noi per ascoltare queste scuse ... ai figli e ai nipoti che hanno portato la vergogna e il dolore di una generazione passata, e alla loro comunità , una comunità che ha dato tanto al nostro Paese, ci dispiace ”, ha detto il premier.

Nelle sue scuse, il primo ministro ha detto che mentre era giusto che il Canada si opponesse al regime italiano che si schierava con la Germania nazista, "capro espiatorio degli italocanadesi rispettosi della legge" era sbagliato.

"È ora di fare ammenda", ha detto in francese.

“Erano imprenditori, lavoratori e medici. Erano padri, figlie e amici ", ha detto Trudeau.

“Furono portati via a Petawawa oa Fredericton, a Kananaskis oa Kingston. Una volta arrivati in un campo, non c'era durata della pena. A volte, l'internamento è durato alcuni mesi. A volte, è durato anni. Ma gli impatti, quelli sono durati una vita".

Porgendo le scuse, il premier ha raccontato la storia di un uomo, Giuseppe Visocchi, arrestato nell'estate del 1940 in occasione di un matrimonio a Montreal. La polizia ha detto alla sua famiglia che sarebbe tornato subito. Fu invece mandato in un campo di prigionieri di guerra a Petawawa, costretto a indossare un'uniforme con un numero sul retro che lo contrassegnava come internato. Sono passati due anni prima che fosse restituito alla sua famiglia e da lì, ha lavorato per costruire una vita migliore.

"Questa non è la storia di un solo uomo, o di una sola famiglia", ha detto il primo ministro, ringraziando queste famiglie per non aver voltato le spalle al Canada, piuttosto "lavorando duramente alla costruzione".

Le scuse sono dunque arrivate 81 anni dopo.

Erano almeno 20 anni che i discendenti degli internati e qualche politico avevano cercato di far ammettere al governo del Canada di aver avuto torto nella gestione della situazione di emergenza dovuta alla guerra.

Il fatto che tra poco saranno indette le elezioni federali ha decisamente motivato Trudeau il cui partito Liberale ha sempre avuto negli italiani il suo zoccolo duro, voti garantiti sempre e comunque. (Furono i voti degli Italiani del Quebec che nel 1980 evitarono la secessione della provincia francofona, ma questo e' un altro discorso).

Molti italocanadesi hanno accolto con soddisfazione le scuse del governo, altri sono rimasti delusi perche' il “We are Sorry” di Ottawa e' una risposta blanda data la natura e la portata dell'ingiustizia commessa bollando come “enemy alien” una comunita' di “stranieri” storicamente discriminata sin da prima della guerra.

In ogni caso, le scuse avrebbero avuto piu' peso se fossero state presentate in tempi non sospetti, senza elezioni alla porte come oggi.

Vale la pena sottolineare che l'internamento di 600 italocanadesi durante la seconda guerra mondiale è stato un atto di discriminazione, contrario a tutto ciò che il Canada rappresentava e rappresenta.

Le operazioni su larga scala furono effettuate grazie alla legge sulle misure di guerra che conferiva al governo l'autorità di negare le libertà civili delle persone, in particolare l'habeas corpus (il diritto a un giusto processo prima della detenzione).

Il 10 giugno del 1940, un giorno dopo la dichiarazione dello stato di guerra tra Italia e Inghilterra, 31.000 italiani residenti in Canada furono dichiafrati “nemici stranieri”, repardid ella polizia federale (RCMP) arrestarono circa 600 di essi sospettati di avere legami diretti con il fascismo.

Nel giro di un giorno 31.000 gruppi familiari si ritrovarono spogliati della liberta', della dignita' e dei bei materiali.

I posti di lavoro svanirono, le imprese costruite e le proprietà acquisite attraverso un duro lavoro onesto furono confiscate, con una pretesa legale immorale, a persone rispettose della legge che non aveano commesso alcun crimine.

Questi italocanadesi erano considerati nemici del Canada solo per la loro eredità italiana.

Chiunque avesse un cognome che finiva con una vocale era considerato automaticamente una persona pericolosa, un vero e proprio nemico.

Molti furono costretti a cambiare cognome per sopravvivere, se ti chiamavi Rossi o Bianchi, nessuno ti dava lavoro.

Gli italocanadesi furono internati in tre campi: Kananaskis (Alberta); Petawawa (Ontario); e Fredericton (New Brunswick). Nel luglio 1941 la maggior parte di essi fu trasferita a Petawawa.

Gli italiani internati esercitavano vari mestieri, tra di essi c’erano medici, professori, cuochi, barbieri e persone che lavoravano nel campo della ristorazione. La loro fede politica variava, alcuni erano antifascisti, qualcuno, soprattutto tra i marinai, era pro-Mussolini.

Non solo italiani, ma anche giapponesi e tedeschi furono internati.


Ai giapponesi le scuse e 300 milioni di dollari

Durante la seconda guerra mondiale, 22.000 canadesi giapponesi furono sradicati dalle loro case, separati dalle loro famiglie e mandati nei campi. Nessuno è mai stato accusato di un atto di slealtà. Sulla scia dell'attacco giapponese alla base navale statunitense di Pearl Harbor, Hawaii, le persone di origine giapponese sia in Canada che negli Stati Uniti erano considerate una minaccia. Il governo federale confisco' e vendette le loro proprietà.

Dopo oltre 40 anni dalla fine del conlitto, il 22 settembre 1988, il primo ministro consevatore Brian Mulroney si scuso' formalmente con i sopravvissuti giapponesi internati durante la guerra. Il pacchetto di risarcimento da 300 milioni di dollari includeva 21.000 dollari per ciascuno dei 13.000 sopravvissuti, 12 milioni di dollari per un fondo comunitario giapponese e 24 milioni di dollari per creare una fondazione canadese per le relazioni razziali, per garantire che tale discriminazione non si ripetesse mai più.

Per quanto riguarda i tedeschi, nei primi anni di guerra, l'internamento fu principalmente civile. Ogni immigrato tedesco che era arrivato in Canada dopo il 1922 era tenuto a registrarsi presso le autorità canadesi. Dei circa 16.000 immigrati solo 850 furono arrestati ed internati. La maggior parte dei tedeschi detenuti sul suolo canadese erano collegati a organizzazioni sponsorizzate dalla Germania o al Partito nazista canadese.


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