Canada, pipi’ in diretta del deputato, fossa comune nella scuola delle suore

Suore cattoliche in posa con alcuni bambini indiani della scuola

Suore cattoliche in posa con alcuni bambini indiani della scuola

di Nicola Sparano

Non mi sono mai vergognato della mia nuova terra, il Canada.

Imbarazzato si, a volte, vergognato mai.

Eccetto in questi giorni quando sono stati riferiti due fatti di cronaca.

Il primo e' di natura, come dire? boccacesca.

Il secondo e' terribile oltre ogni limite.

Il primo caso riguarda un deputato di Ottawa, Will Amos, che per due volte ha fatto la pipi' nel suo ufficio della Camara dei Comuni davanti al suo computer mentre era in funzione la webcamera.

L'episodio e' accaduto due volte, il deputato era nudo, apparentemente vuotava la vescina in una tazza di caffe'.

Incredibilmente disgustoso.

L'onorevole urinatore ha cercato di spiegare il perche' ed il percome.

Ma l'uomo e' chiaramente malato.

Nella vescica, o nella testa.

Per adesso si e' dimesso dalla carica di sottosegretario, ma resta a fare l'onorevole: sembra abbia promesso che quando gli scappa correra' in bagno.

Il secondo caso riguarda l'orribile scoperta degli scheletri di 215 bambini indigeni scoperti nel giardino di un convento di suore della British Columbia.

Il ritrovamente e' stato possibile tramite l'utilizzo del sistema radar che penetra nel sottosuolo.

Si tratta di una fossa comune, unmarked, cioe' senza nulla che indicasse il macabro contenuto.

Le statistiche, precedentemente ‘segregate’, delle morti dei bambini delle scuole residenziali e rese pubbliche, indicano che ‘decine di migliaia’ di questi bambini sono morti negli impianti finanziati e gestiti principalmente dalla chiesa cattolica, dalla chiesa anglicana e dalla chiesa unita del Canada.

Solo in British Columbia, i documenti governativi indicano che quasi 5.000 bambini, di età compresa tra quattro e diciannove, sono morti nelle scuole residenziali fino al 1969.

Nel 2017 il premier canadese Justin Trudeau sollecito' Papa Francesco a comunicare le proprie scuse per quell'opera che la Chiesa ha condotto durante tutto l'arco del novecento in Canada. In Canada infatti, cattolici, presbiteriani ed anglicani hanno inculcato la mentalità e le credenze della Curia alla popolazione indigena locale. Nella nazione l'ultimo centro di "cattolicizzazione" gestito da Roma è stato chiuso nel 1996, e proprio in questi luoghi l'opera del clero è stata poco consona al compito: violenze, obblighi, abusi ed imposizioni condotti dai sacerdoti nei confronti degli indigeni locali, costretti a seguire le direttive di Roma, in nome di una religione che doveva per forza essere seguita anche da loro.


I danni psicologici e morali condotti nei confronti delle popolazioni indigene sono innumerevoli.

A partire dal 1880 molti sono stati i centri aperti dai sacerdoti e finanziati da governo federale, in cui oltre 150.000 bambini sono stati estirpati alle famiglie con lo scopo di essere condotti sulla retta via. Il problema è che questi minori venivano tolti alle famiglie con forza, ed obbligati a credere nella religione che veniva loro imposta dai preti. L'ultimo centro ha chiuso nel 1996, e numerose sono le testimonianze di violenze psicologiche, e anche sessuali, a danno dei minori qui rinchiusi.

esso che degli orrendi crimini venissero considerati semplici effetti collaterali di quel sistema.
Già dal secondo decennio del secolo scorso i giornali canadesi hanno affermato che il tasso di mortalità dei bambini indigeni nelle boarding schools era superiore al cinquanta per cento di quanti erano obbligati a frequentarle, cioè più di un bambino su due in quelle scuole ci moriva.

In molti erano coinvolti, ad ogni livello istituzionale, in queste terribili violazioni.

Dai fascicoli riservati del tribunale dell’Ihraam, contenenti le dichiarazioni di fonti confidenziali, emerse che: “Una sorta di accordo sulla parola fu in vigore per molti anni: le chiese ci fornivano i bambini dalle scuole residenziali e noi incaricavamo l’Rcmp di consegnarli a chiunque avesse bisogno di un’infornata di soggetti da esperimento: in genere medici, a volte elementi del dipartimento della difesa”.

I cattolici lo fecero ad alto livello nel Quebec, quando trasferirono in larga scala ragazzi dagli orfanotrofi ai manicomi. Lo scopo era il medesimo: sperimentazione. A quei tempi i settori militari e dell’intelligence davano molte sovvenzioni: tutto quello che si doveva fare era fornire i soggetti. I funzionari ecclesiastici erano più che contenti di soddisfare quelle richieste. Non erano solo i presidi delle scuole residenziali a prendere tangenti da questo traffico: tutti ne approfittavano, e questo è il motivo per cui la cosa è andata avanti così a lungo; essa coinvolge proprio un sacco di alti papaveri.

Gli esperimenti sui bambini nativi sono stati confermati dalle testimonianze di altri sopravvissuti, come quella di Jasper Jospeh, che denunciava:

Oltre alle decine di migliaia di morti delle scuole residenziali, le conseguenze di questo genocidio si continuano a manifestare sui sopravvissuti, attualmente vittime di un contesto di assoluto degrado psicologico, sociale e ambientale, le cui condizioni sono definite da organismi per la tutela dei diritti umani delle Nazioni Unite, quelle di “una popolazione colonizzata al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società da terzo mondo”.

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