Anche la droga vittima del virus

Nell'immaginario collettivo i morti  che aumentano quotidianamente sono l'immagine del covid-19 che colpisce   e porta dolore e ansieta’ ai  familiari come alle comunita’ specie quando vediamo  residenti  delle case di riposo abbandonati e senza il conforto dei familiari  o le lunghe file di auto militari che da Bergamo trasportano le bare in altre citta’ per mancanza di spazio nei cimiteri locali o, cosa mai vista , le fosse comuni di New York.

Il virus tuttavia ha fatto altre vittime , un  danno collaterale  meno appariscente ma reale con milioni di lavoratrici e lavoratori che il lock down e la cessazione repentina  delle maggiori attivita’ produttive mondiali hanno lasciato a casa senza lavoro e senza prospettive.

La duplice crisi  ha generato due  scuole di pensiero che rispondono ad interessi non sempre collimanti.

Da un parte  le autorita` sanitarie e gli scienziati  temporanemente accalamati come "eroi" che raccomnadano cautela  per evitare una seconda ondata del virus.

Dall'altra  i fautori della aperturra immediata dell' economia perche’ dicono che  cosi funziona il sistema capitalistico in cui viviamo e piu’  dura  la crisi piu’ peggiorano le condizioni .

 La droga, una immane calamita’ per la societa’ moderna inaspettatamente e’ l'altra vittima che non va compianta e che si spera rimanga tale anche quando la pandemia  scompare. Lo spiega un rapporto delle Nazioni Unite (37 pagine. Ufficio Droghe e Crimine UN).

In Afganistan  e’ la stagione della maturazione dell'oppio.

Ma non si trova manodopera, per non parlare delle difficolta` di traportare la merce.

In Colombia la produzione di cocaina e’ stata colpita duramente dalla mancanza di benzina.

In Messico la produzione di droghe sintetiche e` stata ridotta ai minimi termini  dalla mancanza  di materie prime chimiche provenienti  dal sud est asiatico.

Il rapporto fa notare anche che   la mobilita` ridotta, i confini chiusi  tra nazioni e internamente nei singoli paesi hanno assestato un duro colpo   al  mercato,a causa della paralisi  del traffico.

L'ONU spera che duri,ma ne dubita perche`  i repentini cambiamenti nelle catene di fornitura e le restrizioni forzano  cambiamenti nei comportamenti dei consumatori.

Che potrebbero  essere indotti a dirigersi per esempio verso il consumo della maijuana accessibile a livello locale .

Il rapporto dice che  il virus  costringe le  menti   della malavita a cambiare strategie ed alcuni stanno gia` usando il trasporto marittimo per evitare i controlli agli aerporti ed ai confini, inclusi i sommergibili.

Il guaio purtroppo e’ che le burocrazie ed  governi sono lenti e sono costretti a rincorrere  il crimine  che non dorme e corre veloce.

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