Camarda e Totti, i paradossi del calcio
L’esultanza di Camarda e dei suoi compagni prima della doccia fredda dell’annullamento
di Nicola Sparano
Hanno lo stesso nome, Francesco, di cognome fanno Camarda e Totti. Rappresentano, a mio parere, due paradossi del calcio italiano. Il primo e’ un ragazzo frustrato perche’ non e’ ancora utlizzato a tempo pieno dal Milan.
Il secondo e’ un ex lontano dai campi da 7 anni che si trastulla con l’idea di essere ancora in grado di tornare a giocare alla soglia dei 40 anni.
L’aspirante golden boy del Milan e, speriamo, del calcio italiano, Francesco Camarda, ha esultato alla grande dopo il gol, poi annullato purtroppo. Camarda si e’ tolta la maglia buttandola via, poi si e’ battuto sul cuore. L’esultanza del golden boy a me e’ sembrata autentica, sanguigna ed anche frustrante. Frustrante nel senso: “avete visto, se mi fate giocare io segno”. Camarda ha ragione se voleve dire questo, ma da questo a rosicare di brutto per non essere ancora titolare ce ne corre. E, per quanto riguarda la frustrazione, come puo’ essere frustrato un ragazzo non ancora di 17 anni che gia’ gioca coi grandi in un grande club e che ha il futuro economico assicurato?
Un altro poradosso del calcio tricolore e’ Totti. L’ex Pupone de Roma, oggi quasi quarantenne ipotizza un suo possibile ritorno in campo. L’idea di riallacciare gli scarpini gli sara’ venuta osservando la velocita’ da tartaruga degli interpreti attuali del piu’ bel gioco del mondo. “La maggior parte di loro passeggiano ed al massimo trotterellano, poi sbagliano i passaggi piu’ semplici o tirano alla stelle e non alla porta. Totti sta pensando: “Anche io alla mia eta’ sono in grado di passeggiare come loro pero’ i passaggi non li sbagliere”.
Totti ha ragione, purtroppo, sul come il calcio italiano vada avanti con il freno a mano tirato, lentamente. In campo si vede la paura degli allenatori di non vincere. I tecnici vogliono avere la sicurezza che non si ha mai nel gioco e così facendo tolgono la responsabilità ai giocatori. E cosi’ facendo si uccide il gioco. Prova ne siano le partite di Champions di ieri, un mortorio quelle delle italiane, un inno al bel calcio le altre. Avete seguito Real Madrid-Borussia D? 5-2,rimonta dal 2-0 e cinque gol madridisti nella ripresa, in mezzo pali, parate, tiri in porta, mai un attimo di tregua. A volte mi chiedo, anzi nel sono sicuro, che noi di stirpe italica in nome del tifo siamo abbonati al masochismo, cioe’ alla ricerca del piacere attraverso il dolore, nel nostro caso attraverso il non gioco…
PS: Con paradosso si intende la descrizione di un fatto che contraddice l’opinione comune o l’esperienza quotidiana.