La secchia rapita in versione abruzzese
Per quasi un secolo il Guerriero di Capestrano e’ stato lasciato in pace, poi e’ stata messa in dubbio la sua autenticita’. Il Guerriero è alto 2 metri e 10 centimetri ed è largo, all’altezza delle spalledi ben 135 centimetri.
di Odoardo Di Santo
Il Guerriero di Capestrano, che sopravvive pacificamente da oltre un millennio e mezzo ‘potrebbe’ rischiare di perdere la battaglia finale se prevalesse chi gli ha dichiarato la guerra, certamente da lui non voluta.
La statua fu scoperta dal contadino Michele Castagna nel 1934 in località Capo d’Acqua alle sorgenti del fiume Tirino nel borgo abruzzese di Capestrano da cui prese il nome.
L’archeologo Giuseppe Moretti fece risalire la data della statua alla metà del VI secolo A.C. Fu scoperta con una necropoli ed altri manufatti tra cui il torsetto di un corpo femminile battezzato “La dama di Capestrano”.
La statua rappresenta un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini
Valerio Cianfarani in “Culture Adriatiche antiche d’Abruzzo e Molise”, avvalorando la tesi di Moretti , scrive: “Per il Guerriero ed il torsetto femminile la datazione proposta dal Moretti alla meta del VI secolo a.C. sembra confermata dagli oggetti di corredo rappresentati che sono caratterizzati da motivi dell’orientamento tardo. Anche l’iscrizione che corre su uno dei due pilastrini che affiancano il Guerriero è datata nell’ambito del VI secolo a C.”
Per quasi un secolo il Guerriero e’ stato lasciato in pace nel museo archeologico di Chieti dove si trova esposto dall’ epoca del ritrovamento.
Ammirato dagli abruzzesi che non ne hanno mai disputato l’autenticita’ ed anche per un pizzico di orgoglio il Guerriero nel 2024 fu inserito nello stemma della regione e divenne simbolo dell’Abruzzo.
Ma come capita a tanti personaggi e eventi storici o presunti tali, pare che non possano sfuggire alle inevitabili revisioni talora anche da chi cerca il pelo nell’uovo , come si diceva una volta.
Il 2022 fu l’anno fatale in cui ebbero inizio le traversie del Guerriero e non per un frivolo gusto dissacratore.
Nel 2022 il regista abruzzese Alessio Consorte realizzò un documentario dal titolo ammiccante “Il Guerriero mi pare strano” in cui sosteneva di aver avuto visione di un documento che “potrebbe” dimostrare la falsità della statua.
Si ”tratterebbe” di una lettera del sacerdote Antonio Ferrua archeologo vaticano indirizzata all’archeologo abruzzese Fulvio Giustizia .
Antonio Ferrua aveva avuto notizia da Monsignor Stanislao Le Grelle che la statua “sarebbe” falsa perché “sarebbe “ stata fabbricata da un antiquario napoletano in combutta con il contadino di Capestrano.
Anzi secondo Consorte la statua “sarebbe” stata realizzata per ottenere dallo stato il premio che veniva conferito a chi rinveniva beni archeologici.
Consorte sostiene anche che la statua fu esposta a Roma in occasione del bimillenario della nascita di Augusto imperatore, una circostanza che “sarebbe” ricollegabile ad un qualche intrigo del partito fascista.
Anzi a causa di una presunta somiglianza della statua con il volto di Benito Mussolini, il Guerriero “potrebbe” essere stato modellato sulla faccia del Duce, incluso il mascellone.
Consorte, deciso a provare la sua tesi, avviò un’azione legale per avere accesso ai documenti relativi alle analisi scientifiche per poter fare nuovi esami ed analisi che secondo la Direzione Regionale Musei d’ Abruzzo “sarebbero” state già fatte.
Consorte fece ricorso al TAR (il tribunale amministrativo regionale) che non sappiamo in base a quali criteri gli dette ragione.
Il museo tuttavia dette solo alcune fotocopie di analisi che secondo Consorte non “sarebbero” utili alla sua ricerca anche se secondo quei documenti “emergerebbero” anomalie che “avvalorerebbero” la sua tesi.
E qui ci va di mezzo la reputazione e l’onore dell’Abruzzo nonché’ la grammatica italiana
Immaginate se il governo regionale dovesse rimuovere la statua dallo stemma regionale, per l’Abruzzo” sarebbe” un‘onta incancellabile..
Armato di penna, come si diceva una volta o di computer, sulla vicenda e’ piombato il presidente della Regione Marco Marsilo per porre fine a una disputa le cui solide basi probanti sono un profluvio di verbi al condizionale.
Per porre la parola fine ad una vicenda alquanto peregrina il presidente Marsilio ha cercato di spegnere un improbabile incendio con parole concilianti e di buon senso.
«davvero molto curioso -ha scritto- che qualcuno nel 1934 potesse aver realizzato un monumento, una statua di quelle dimensioni, di quello stile, di quell’altezza, l’abbia sepolta a Capestrano chissà perché e poi l’abbia tirata fuori inscenando la sceneggiata di un falso ritrovamento»
Il regista Consorte non desiste.
Deciso ad andare fino in fondo ha sfidato il presidente Marsilio ad un duello non proprio secondo le regole cavalleresche ma con molte caratteristiche che tanto somigliano.
Ha lanciato la sfida con queste parole : «Io chiamo il mio team di esperti, lui chiama i suoi designati, si ottiene l’autorizzazione dal ministero (questione per lui abbastanza semplice) e si eseguono i test».
Con secondi come nelle antiche sfide cavalleresche il duello in versione abruzzese può iniziare se il Presidente accetta la sfida.
Ma siccome siamo abruzzesi, non possiamo replicare la Cavalleria Rusticana o peggio ”La Secchia Rapita” che racconta le storie eroicomiche di Modena e Bologna che, regnante Federico Secondo nel 1325 si fecero guerra di santa ragione per una secchia rapita, con tanto di intervento degli dei Apollo e Minerva scesi dall’Olimpo per sostenere i due contendenti .
In Abruzzo siamo di pasta diversa.
Siamo forti e gentili secondo l’epiteto con cui ci immortalò per sempre lo scrittore Primo Levi nel 1883.
Il duello secondo Consorte si risolve tra gentiluomini.
Se la statua si rivelasse originale Consorte si “sarebbe” detto disposto a pagare i danni per le sue presunte insinuazioni e a chiedere scusa, mentre in caso contrario ha invitato Marsilio a dimettersi.