Canada: genocidio culturale nascosto per anni, molta gente intascava tangenti
di Nicola Sparano
La pagina piu' buia del Canada diventa sempre piu' agghiacciante mano mano che vengono a galla altri particolari, come, per esempio, la “vendita” di bimbi ai manicomi e le sterilizzazione a 300 dollari a soggetto. E questo e' ancora niente a confronto di quello che e' ancora contenuto in questo orribile vaso di padora scoperchiato dai 215 resti di bimbi sepolti come rifiuti nella piu' grande “scuola” della British Columbia.
L'immagine del Canada, paese molto rispettoso dei diritti umani e civili dalla settimana scorsa e' cambiata, in peggio purtroppo.
Ecco le riflessioni di un aborigeno del Quebec:
“Prima ci hanno provato coi fucili, poi con i germi del vaiolo.
Visto che non riuscivano a cancellarci dalla faccia della terra cambiarono tattica prendendo di mira i bambini. Li chiusero in scuole-prigioni create per la distruzione deliberata dell'eredità culturale della nostra razza. In pratica, per oltre un secolo, hanno cercato di far diventare bianche generazioni di ragazzi e ragazze nati con la pelle ramata. La prima cosa che facevano era di tagliare loro i capelli. Nella nostra cultura i capelli si tagliano soltanto in segno di lutto dopo la morte di un parente. In questo caso era come se a morire fosse il ragazzo stesso. Prima li spogliavano mentalmente e materialmente, quindi con le buone, ma soprattutto con le cattive, li costringevano a parlare, a comportarsi, ad agire come i ragazzi bianchi. Un ragazzo su due di quelle scuole moriva, spesso atrocemente”.
E' dal 1920 che i giornali canadesi affermavano che il tasso di mortalità dei bambini indigeni nelle “boarding school” era superiore al cinquanta per cento di quanti erano obbligati a frequentarle, cioè più di un bambino su due in quelle scuole ci moriva.
Si parlava di migliaia di morti, ma per anni la tragedia delle violenze e' stata considerata una esaserazione se non addirittura una frabbricazione dei giornali per vendere piu' copie.
Com’è stato possibile – si chiedavo e si chiedono anora oggi i canadesi - che nessuno tra religiosi, famiglie delle vittime e istituzioni, in tanti anni non abbiano mai denunciato le torture e gli omicidi perpetrati ai danni di decine di migliaia di bambini indiani?
Questo anche a causa di due leggi: 1) la Federal Indian Act del 1874, tutt’ora in vigore, che ribadisce l’inferiorità legale e morale degli indigeni ed ha istituito il sistema delle scuole residenziali; 2) la Gradual Civilization Act del 1857, legge che obbligava le famiglie indigene a firmare un documento che trasferiva alle scuole residenziali cristiane i diritti di tutela dei loro figli. Se ci si rifiutava c’era l’arresto immediato oltre a sanzioni economiche.
Il trasferimento legale dei diritti di tutela dei minori si trasformava anche in trasferimento dei beni dei bambini deceduti, così le scuole residenziali hanno lucrato su quelle morti, appropriandosi di terre che poi rivendevano soprattutto alle multinazionali del legname.
Oltre alle leggi permissive c'erano le persone avare e senza scrupoli, in molti erano coinvolti, ad ogni livello istituzionale, in queste terribili violazioni.
Ragazzi come cavie nei manicomi, molta gente intascava tangenti
Dai fascicoli riservati del tribunale dell’Ihraam (International Human Association of American Minorities), contenenti le dichiarazioni di fonti confidenziali, emerse che:
Una sorta di accordo sulla parola fu in vigore per molti anni: le chiese ci fornivano i bambini dalle scuole residenziali e noi incaricavamo l’Rcmp di consegnarli a chiunque avesse bisogno di un’infornata di soggetti da esperimento: in genere medici, a volte elementi del dipartimento della difesa. I cattolici lo fecero ad alto livello nel Quebec, quando trasferirono in larga scala ragazzi dagli orfanotrofi ai manicomi. Lo scopo era il medesimo: sperimentazione. A quei tempi i settori militari e dell’intelligence davano molte sovvenzioni: tutto quello che si doveva fare era fornire i soggetti. I funzionari ecclesiastici erano più che contenti di soddisfare quelle richieste. Non erano solo i presidi delle scuole residenziali a prendere tangenti da questo traffico: tutti ne approfittavano, e questo è il motivo per cui la cosa è andata avanti così a lungo; essa coinvolge proprio un sacco di alti papaveri politici e religiosi.
Sterilizzazioni, 300 dollari cadauna
Le sterilizzazioni sono state di frequente attuate nei confronti di interi gruppi di bambini indigeni quando questi avevano raggiunto la pubertà, in istituti quali la Provincial Training School di Red Deer, in Alberta, ed il Ponoka Mental Hospital. Sarah Modeste, della Cowichan Nation, ricorda:
“Il dottor James Goodbrand sterilizzò molte delle nostre donne. Ho sentito personalmente Goodbrand dire che il governo lo pagava trecento dollari per ogni donna che sterilizzava”.
Nella British Columbia, la Sterilization Law, approvata nel 1933 e tuttora attiva, ha consentito di far sterilizzare in maniera massiccia e pianificata qualsiasi ospite nativo delle scuole residenziali.
Le sterilizzazioni sono state di frequente attuate nei confronti di interi gruppi di bambini indigeni quando questi avevano raggiunto la pubertà, in istituti quali la Provincial Training School di Red Deer, in Alberta, ed il Ponoka Mental Hospital.
“Una suora uccise una bambina, io vidi tutto”
Sono molte le voci dei superstiti delle residential school, che raccontano gli orrori subiti.
Testimoniava Steven H., dalla St Paul’s Catholic day School:
“Quando avevo sei anni, proprio davanti ai miei occhi vidi una suora ammazzare una bambina. Era suor Pierre, ma il suo vero nome era Ethel Lynn. La bambina che uccise si chiamava Elaine Dik e aveva cinque anni. La suora la colpì con violenza dietro il collo e io udii quell’orribile schiocco. Morì proprio dinanzi a noi. Poi la suora ci disse di scavalcarne il corpo e andare in classe. Era il 1966”.
“Uccisero mio fratello a frustate”
O ancora le parole di Rick La Vallee, che del suo trauma ricorda:
“Mio fratello morì a causa di una scossa elettrica data da un ago da bestiame. Aveva quattro anni, i preti lo trascinarono e lo ferirono, gli tagliarono la pelle sotto la fronte con una frusta. Come la frusta dei cavalli. Era tagliente e aveva sopra delle lame. Io ero lì, lo sentivo gridare aiuto. Subito dopo c’era un mare di sangue sul pavimento, ma non lo portarono all’ospedale, in infermeria o altrove, e quello accadde allora, quando ero lì. Lo sento ancora che grida aiuto: “Rick, aiuto, mi stanno torturando! Sto morendo!”. E poi morì. Era il mio unico, il mio miglior amico e il mio unico fratello che ho sempre amato”.
“Chiuso come un topo per tre anni”
“Avevo soltanto otto anni, e ci avevano mandato dalla scuola residenziale anglicana di Alert Bay al Nanaimo Indian Hospital, quello gestito dalla Chiesa Unitaria. Lì mi hanno tenuto in isolamento in una piccola stanza per più di tre anni, come se fossi un topo da laboratorio, somministrandomi pillole e facendomi iniezioni che mi facevano star male. Due miei cugini fecero un gran chiasso, urlando e ribellandosi ogni volta. Così le infermiere fecero loro delle iniezioni, ed entrambi morirono subito. Lo fecero per farli stare zitti”.
Urge fare giustizia
Di fronte a tali testimonianze lo scandalo assume proporzioni sempre maggiori e la reputazione del Canada scende a livelli mai raggiunti nella storia.
Urge fare giustizia, condannare i colpevoli di chi ha perpetrato questi crimini contro l'umanita' e chi li ha permessi.
Il Papa e' addolorato, ma non si scusa
Il papa nell'omelia di oggi hanno accennato a quello che e' accaduto nelle scuole cattoliche del Canada, senza comunque offrire le scuse uffciali chiesta del Pm Trudeau.
Nell'omelia domenicale il Pontefice ha detto: “Seguo con con dolore le notizie che giungono dal Canada circa la sconvolgente scoperta dei resti di 215 bambini alunni della Kamloops Indian Residential School, nella provincia della Columbia britannica e mi unisco ai vescovi canadesi e a tutta la Chiesa Cattolica in Canada esprimendo vicinanza al popolo canadese, traumatizzato dalla scioccante notizia".