Italia: giusto sperare ma prepariamoci a soffrire

Mancio e Gigio

Mancio e Gigio

di Nicola Sparano

Voliamo basso, please.

E prepariamoci a soffrire, of course.

L'Italia nostra, quella del pallone, ha nel suo DNA la molecola del tormentone che salta fuori ogni volta che la nazionale partecipa a qualcosa di importante.

All'Euro ci arriviamo vogliosi di cancellare l'umiliazione di un mondiale mai disputato (Russia 2018) e imbaldanziti dalla cura di Roberto Mancini.

Il Ct ha chiamato coloro che ritiene siano i migliori pedatori tricolori del momento e su questo non ci piove.

La striscia di 8 vittorie senza subire gol e ' incoraggiante, ma e' la solidita' della difesa che fa salire il termometro della speranza.

La chiave di ogni vittoria, a parer mio, e' il reparto arretrato: se non prendi gol uno prima o dopo lo segni.

In ogni caso Mancini ha in testa quest'Italia schierata con il 4-3-3.

Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Emerson Palmieri; Barella, Jorginho, Verratti; Chiesa, Immobile, Insigne.

La formazione sulla carta e' solida.

Ma se proprio si vuole cercare il pelo nell'uovo ogni azzurro titolare ha qualcosina che induce al sospetto.

Gigio Donnarumma non convince nelle uscite e con i piedi piombo che ritrova guai a provare quei passaggetti in area.

Florenzi e’ un piccoletto con il cuore da leone, spinge la squadra con il suo esempio, potrebbe pero' costituire un problema per la squadra se gli altri attaccano a tutto spiano e con le palle alte.

Emerson Palmieri: ha i piedi buoni, anche lui scende sulle fasce in alternanza a Florenzi, ma gioca come un milord inglese, fa il suo dovere ma non getta il cuore oltre l'ostacolo.

Chiellini e Bonucci sono i veterani, i leader del reparto arretrato. I dubbi riguardano la loro condizione fisica. Reggeranno? Speriamo di si, altrimenti saranno guai.

Barella e' un peperino con quantita' (molta) e qualita' (non eccelsa ma sopra la media). Ha anche un temperamento che lo porta a strafare, calma e gesso guaglio'.

Jorginho e Verratti, a mio parere uno dei due e' di troppo, a volte si pestano i piedi, sanno distribuire la palla ma sono poco mobili.

Chiesa e' addetto a saltare l'uomo sulle fasce, e' forte, veloce, sanguigno, a volte fa teatro e spesso protesta troppo, anche per lui vale il consiglio calma e gesso.

Immobile, Ciruzzo e' soprattutto un rapinatore d'area che ha bisogno di molti palloni in area per fare male.

Insigne in quest'Italia dovrebbe esssere l'uomo della provvidenza segnando e facendo segnare. Insoma dovrebbe tornare ad essere Lorenzo il Magnifico come non lo e' stato nelle ultime partite del Napoli quando bisognava caricarsi la squadra sulle spalle portarla alla qualificazione Champions.

Mancini, il Ct deve saper leggere la partita ed essere pronto a cambiare al volo per compattare l'Italia e sfruttare le deficienza degli avversari.

Poi ci vuole anche la botta di culo, of course.

Senza un pizzico di fortuna non si va troppo avanti.

Quella fortuna che e' sempre mancata quando l'Italia e' partita convinta di fare sfracelli.

La storia insegna che abbiamo fatto cilecca ogni volta che si pensava fossimo attrezzati per puntare in alto.

Quando, invece, la nazionale ha tenuto il profilo basso, quando si era maglia nera nella classifica dei favoriti, c'e' scappata la sorpresa mondiale, pardon, la doppia sorpresa mondiale.

Da venerdi' non e' Mondiale ma Europeo, trofeo che vincemmo la prima e l'ultima volta nel 1968, quando ai Maple Leafacchiotti non era ancora passata la sbornia per la troppa birra tracannata l'anno prima dopo la conquista di quella Coppa che da allora vincono sempre gli altri.

Profilo basso, dicevamo.

Ma anche, e soprattutto, giocatori incazzati e col veleno negli scarpini.

Nella gloriosa estate numero uno, quella dell'82, dopo le tre impalpabili partite del primo turno, qualcuno scrisse che Cabrini e Paolo Rossi erano una coppia, in tutti i sensi.

La maldicenza accese il fuoco sotto la coda degli azzurri e li trasformo' da mezzi brocchi a fenomeni.

Nella gloriosa estate numero due, quella dell'86, il fuoco sotto il sederino degli Azzurri l'aveva acceso il colossale pastrocchio Calciopoli che aveva imbarazzato l'intero apparato della Serie A.

Quella nazionale gioco' con il sangue agli occhi, gli azzurri scesero in campo per dimostrare che se il sistema era corrotto la colpa non era dei giocatori ma dei dirigenti. Ed alla fine trionfarono alla faccia del poco onesto colonnello svizzero, successivamente sbattuto fuori a calci dall'organizzazione mondiale che aveva sfruttato collezionando tangenti di ogni tipo.

A braccio ricordiamo i mondiali che ci sono restati in gola quando l'Italia vi partecipava da favorita.

Cile 1962, battuti, bastonati ed eliminati al primo turno dal paese ospitante.

Inghilterra 1966: un dentista della squadra di Ridolini (cosi' Valcareggi defini' quelle Corea) rifece la dentiera ai nostri che cosi' tornarono a predere un po' di ortaggi al ritorno in Italia.

Germania Ovest, 1974: quella volta c'era ancora il muro vero, quello che separava il paese in due. L'Italia a Berlino non ci arrivo' ma un muro se lo trovo' lo stesso davanti. Era il muro virtuale della Polonia di Lato che avanzo' al secondo turno mentre gli azzurri andavano al mare.

Messico, 1986: ci arrivammo baldanzosi da campioni del mondo, uscimmo al primo match da dentro o fuori battuti da monsieur Platini'.

Italia, 1990: potevamo vincere, dovevamo vincere. I gol di Toto' e Roby ci portarono alla semifinale dove ci si mise prima Zenga (uscita avventata sul gol dell'1-1) e poi Maradona.

Stati Uniti, 1994: potevamo vincere, ma Roby Baggio arrivo' mezzo rotto alla finale, il Brasile fece catenaccio e poi si impose ai rigori 3-2, per i nostri ciccarono dal dischetto Massaro, Baresi e, per ultimo, Baggio.

Francia, 1998: L’eliminazione dell’Italia e’ di rigore. Ai quarti ci sbatte' fuori la Francia che poi vincera' il suo primo mondiale. E’ la terza volta consectiva che questa maledizione degli undici metri che ci affligge e che ci deprime: 1990 (Argentina), 1994 (Brasile), 1998 (Francia). Fortunatamente a Berlino, nel 2006, ci siamo rifatti alla grande.

Corea del Sud, 2002: potevamo vincere, ma ad elimare quella forte Italia fu un arbitro venduto, Moreno, che ne combino' di tutti colori per favorire la nazionale di casa su ordine di quell'infame di Blatter.

Sud Africa, 2010: ci andammo baldanzosi da campioni del mondo, ne uscimmo con la coda tra le gambe bastonati nientedimeno da Paraguay e Slovacchia e pareggiato con la quotatsssima Nuova Zelanda.

Brasile, 2014: nuova corsa, nuova eliminazione al primo turno, eravamo partiti alla grande strappando i tre punti agli inglesi, poi non ne prednemmo nessuno contro Cosarica e Uruguay.

Russia, 2018: non c'eravamo, la prima volta senza l'Italia dal 1954.

*L'Italia debutta venerdi' con Turchia. Le altre squadre del gruppo sono Svizzera e Galles. Soltanto la prima del gruppo passa al turno successivo.

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