Il difficile mestiere del Papa al tempo di Covid 19
di Odoardo Di Santo
Essere Papa e' stato sempre difficile come dimostrano duemila anni di storia.
Per far rimanere a galla la navicella di Pietro, tirare dritto con il timone hanno dovuto sudare le famose sette camicie e ne hanno visto di belle e di brutte: concili, eresie, lacerazioni, scismi, assedi, la dolorosa vicenda di Avignone.
Pare che siano sopravvissuti piuttosto bene.
Con le immancabili acciaccature dovute alla longevita' non pare proprio che la Chiesa soffra di senilita' o di alzheimer.
Anzi Papa Francesco a me piace proprio perche' nonostante gli ottanta anni suonati ha infuso alla chiesa una iniezione di giovanile slancio vitale che non finisce di stupire.
Memore delle Parole di Gesu' ai discepoli sui ricchi nella Palestina del suo tempo, nel racconto di Matteo troviamo l'affermazione “i poveri li avete sempre con coi” (Mt 26, 11).
Il riferimento al vangelo ha guidato Papa Francesco in questi turbolenti anni.
Non manca occasione di ricordarci i problemi delle disuguaglianze sociali, del destino terribile dei poveri specialmente a fronte dell'abisso tra poveri e ricchi.
Purtroppo i poveri della terra non hanno voce.
Sono i dimenticati della terra.
Come diceva con amarezza lo scrittore Giovanni Russo: i poveri non hanno santi in paradiso.
Papa Francesco da’ loro voce irritando i nervi ai potenti che quindi non possono digerirlo.
Coloro che hanno in mano le leve del potere - soldi, innanzitutto, politicanti, burocrati, mezzi di comunicazione, banche - e non vogliono essere disturbati.
Tra questi i piu' accaniti sono i cattolici ultrareazioni americani piu' affini a Wall Street che al Vangelo.
Sono tipi come il Cardinale Raymond Leo Burke che ha accusato pesantemente il Papa, l'ex nunzio apostolico Carlo Maria Vigano' piu' noto come intrallazzatore che uomo di preghiera e Steve Bannon ultraconservatore stratega in chief di Trump, noto ai suprematisti europei e presentemente di fronte ai giudici che vogliono sapere che fine hanno fatto i fondi raccolti per il muro di Trump con i quali non e' stato acquistato nemmeno un mattone.
Papa Francesco durante il viaggio in Africa ha replicato ai suoi accusatori dicendo: “Essere accusato dagli americani per me e' un onore” e avrebbe anche potuto aggiungere la citazione evangelica: “Non praevalebunt” (le porte degli Inferi non prevarranno).
Al Santo Padre ne hanno detto di ogni colore.
Ma l'ultima ondata di attacchi e' da delirio.
Di fronte alla pandemia che sta uccidendo milioni di persone nel mondo il Papa ha scritto una Op-ed sul New York Times .
Secondo il Papa: “Se noi dobbiamo uscire da questa crisi meno egoisti di come ci siamo entrati dobbiamo sentire il dolore degli altri”.
Ed ha raccomandato distanziamento sociale, uso delle maschere e di evitare assembramenti, per ridurre il diffondersi del morbo.
Parole di buon senso.
Apriti cielo.
Si e' scatenata la canea degli americani ottusi che se ne infischiano dei milioni di connazionali che soffrono la fame e non vedono le immense file di chi aspetta anche sei ore, come in Georgia proprio oggi, per ricevere un pacco di vettovaglie perche' non hanno da mangiare.
Hanno accusato il Papa di essere socialista anzi comunista, espressioni che in America suonano come le piu' grave offesa anche se nel resto del mondo fanno ridere.
Per fortuna c'e' anche buon senso.
Il presidente eletto Biden ha ricordato agli americani la loro lunga storia di sacrifici comuni come durante la seconda guerra mondiale quando il popolo dovette rinunciare al lusso per vincere la guerra insieme.
Dal canagliume si e' levata anche la voce di Dan Rather il legendario giornalista americano che ha ammonito: “Siate gentili con gli altri e con voi stessi. Questi sono tempi difficili. E in tempi difficili si richiede compassione, umilta' e comunita'. Tempi migliori verranno”.
ODS