Italia, futuro aggrovigliato
di Nicola Sparano
Spalletti ha lasciato un’Italia battuta, umiliata ed “aggrovigliata” coma la foto di Pellegrini, ma non lo hanno cacciato ne’ si e’ cacciato da solo. Ma il suo futuro azzurro e’ in bilico tra le riconferma e il foglio di via.
Se Spalletti va, arriva Allegri. Come a dire cadere dalla padella alla brace perche’ Max e’ specializzato nel calcio sparagnino e nella ricerca del risultato con poco o niente gioco, mentre nel calcio degli altri le squadre non sono statiche ma si allungano come gli elastici, si passa dalla difesa all’attacco, e viceversa, sempre a mille allora. Luciano, invece, ci va pesante, anzi “pensante” perche’ fa il filosofo fuori e dentro il campo. Le sue idee confuse, anzi inesistenti, sono alla base del tonfo. Se resta dovrebbe cambiare testa, il che e’ difficile perche’ se uno nasce cerchio non puo’ morire quadrato. Nella difesa del titolo vinto a Londra l’Italia si e’ distinta – si fa per dire – per la mancanza di un vero leader in campo e per la totale poverta’ di gioco.
Ma i carichi da 11 sono stati: 1) assoluta mancanza di ritmo; 2) zero cuore e grinta mentre intonavano l’inno nazionale. Per come hanno giocato fa ridere quel…siamo pronti alla morte…
Comunque, Spalletti a parole dice che cambiera’, che convochera’ i giovani, che allenera’ gli azzurri in modo che facciano scatti di 60/70 metri come fanno anche quelli della Georgia o della Scozia, tanto per non parlare degli scattisti spagnoli (ricordate lo Nico?) o delle altre lepri tipo Musiala, Fonden, Kavara ecc.
Si fanno gia’ i nomi di chi dovrebbe ridare alla nazionale gioco e dignita’, ragazzi di 19/20 anni.
Il problema e’ che non c’e’ tempo (L’Italia ritornerà in campo il 6 settembre per la prima sfida di Nations League contro la Francia, torneo che vale anche per la qualificazione dei mondiali 2026. I gironi di qualificazione del Mondiale 2026 verranno sorteggiati a dicembre).
I giovani talenti sono come le nespole, per maturare hanno bisogno di tempo e di paglia.
Paglia nel senso di fare il salto di qualita’ assorbendo dall’esperienza di chi ha giocato ai massimi livelli.
Gianni Rivera divenne Golden Boy perche’ raffino’ il suo talento giocando con Dino Sani.
Purtroppo oggi non abbiamo ne’ Rivera, ne’ Sani.
Abbiamo pero’ un sistema calcio in stato confusionale che non sa che pesci prendere e che potrebbe – non sia mai – fallire la terza qualificazione nel prossimo mondiale che passera’ anche per Toronto e Vancouver.