La bruschetta di Filippo

di Nicola Sparano

 

Di questi tempi siamo tutti ortolani.

Eccetto Pippo, pardon Filippo, che non ha tempo per crescere zucchine e cetrioli visto che trascorre le mattinate con  due nipotini - quello vero e quello con quattro zampe - i pomeriggi ad inseguire il jolly e la sera ad ideare il modo di  dare alla Stanza una porta stabile, all’antica, dove chi entra non esce piu’.

Filippo, pardon Pippo, mi sta simpatico perche’ e’ l’unico che conosco ad aver letto Cosi’ Parlo’ Bellavista, il capolavoro col quale Luciano De Crescenzo descrisse Napoli, la citta’ non la squadra.

Nei nostri incontri volanti nel ritrovo bis di Romolo – l’ex club di Fossacesia dove una mano di vernice ha cancellato mezzo secolo di storia diventando la tana degli Ultimi dei Mohicani – ci salutiamo con battute e sfotto’.

Ieri aveva cinque frisine di pane casereccio (venivano dalla cucina del suocero, parole e comcetto di lui stesso) e sulla lingua la ricetta per fare la bruschetta.

 Grazie di nada, gli ho detto, io mi reputo il Maradona (perdonami Diego) del piatto inventato al sud, lo preparo come il sempre sia lodato Pibe de Oro preparava i suoi gollazzi.

E dunque, nelle foto le bruschette di Pippo, pardon di Filipp, arriscusate del suocero, prima  e dopo la preparazione per la quale utilizzo prodotti del mio orticello, pardon della yarda - grande meno di un’area di rigore - tutta roba che esalta la percezione dei sapori e dei gusti. 

Le friselle vanno battezzate leggermente nell’acqua, tanto per ammollarle “nu zichillo”, un tantino.

Pippo, pardon Filippo, suggerisce di utilizzare i pomodorini di Pachino e le cipolle rosse di Sulmona.

Nel rettangolo di gioco del mio giardino non ci sono i pomodori e le cipolle originali, ma i fac simili sono ugualmente gustosi.

L’aglio e’ rosso, il basilico e’ profumato, l’oregano anche, il peperoncino e’ un diavolicchio, l’arugola e’ selvatica.

Un pizzico di sale, un altro di pepe nero completano gli ingredienti ma occorre un filo d’olio extravergine (speriamo lo sia davvero) arrivato in lattine dall’Italia affinche’ la pietanza diventi un capolavoro, una sinfonia di gusti da mille ed una notte.

Ah, quasi mi scordavo che a completare l’opera bisogna che ci sia un bicchiere, o due, di quello buono.

Buon appetito e salute.

 

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