La pernacchia, suono apotropaico anti-malocchio

*Nella foto, Albertone Sordi si esibisce in una pernacchia alla romana.

di Nicola Sparano

Il cornetto rosso, la grattatina dei cojones, le corna alzate al cielo e la pernacchia al sono gesti che nel linguaggio di chi ha fatto le scuole alte vengono definiti… apotropaici.
Apotro..cosa?
Il termine apotropaico si riferisce alla capacita’ di allontanare le influenze negative e le forze del male.
Utilizzare l’apocomesichiama, in parole povere, vuol dire prevenire il malocchio.
Il malocchio, la protezione contro le invidie dei piglianculo di tutti i sessi, non e’ prerogativa dei napoletani il cui immenso merito e’ stato quello di personalizzare la lotta agli spiriti maligni a parole (Sciò sciò ciucciuè!), coi gesti (le gloriosi corna a mano alzata) e con oggetti (cornetti rossi).
In tutto il mondo, sin dai secoli dei secoli (amen), ci sono stati simboli e amuleti che l’homo quasi sapiens si e’ inventato per proteggersi dal diavolo o quantomeno tenerlo a distanza.
Alle porte di Babilonia c’erano statue di tori con le ali.
Gli egiziani usavano lo scarabeo, antenato nobile del comune scarrafone (scarafaggio).
I romani erano piu’, come dire?, sboccati.
Perche’ utilizzavano anche immagini di organi maschili extralarge come quelli sopravvissuti alla furia del Vesuvio nelle pareti dei lupanari (bordelli) di Pompei.
Gli antichi, insomma, hanno gettato le basi del concetto – lotta e prevenzione del male – che e’ vivo e vegeto anche oggi Urbi et Orbi, cioe’ in citta’ e nel mondo per dirla come i Pontefici.
A proposito, nella religione cristiana la croce e’ un simbolo apotropaico che simboleggia la protezione divina.
Senza scomodare ulteriormente concetti importanti e restando terra terra, ricordiamo che moltissimi animali umani si proteggono con amuleti a forma di braccialetto adorno di cornetti di tutti colori (preferibilmente rossi) e di tutte le forme.
Un ferro di cavallo antimalocchio c’era in bella mostra all’entrata della casa di mast’ Aniello che di mestiere faceva il cocchiere (guidatore di carrozza con quadrupede) quando nel mio paese c’era soltanto qualche Topolino, la Fiat 500 non i figli piccoli delle zoccole grandi.
Erano i tempi in cui per scacciare il diavolo prima si sputava per terra poi si proseguiva con una scorreggia di bocca, ossia il piu’ signorile pernacchio, o pernacchia a seconda da come esce dalla bocca.
Il pernacchio e’ made in Napoli, tale e quale alla pizza e alla sfogliatella.
Fu inventato da uno scugnizzo che voleva sfottere Re Nasone, al secolo Ferdinado I delle Due Siclie.
Eseguire il pernacchio sembra facile, ma non lo è. È un’arte, come spiegano nell’Oro Di Napoli (De Sica, 1954): «Fondamentale, per una corretta esecuzione, è l’uso della mano: la si deve avvicinare alla bocca arrotolando l’indice sotto il pollice in modo da lasciar libero un piccolo pertugio. Le altre dita vanno mantenute aperte. Nel pernacchio la mano viene tenuta molle, morbida, delicata».
Di persona personalmente giuro che di pernacchi ne sparacchio parecchi quando seguo le partite in tv.
Ogni volta che il tizio col fischietto e i suoi comparucci Var prendono palle di ciuccio per lampadine elettriche (ossia abbagli incomprensibili e conseguente difformita’ di giudizio) non mi sorprendo e manco m’incazzo perche’ ormai a questa specie di camurria ci ho fatto il callo.
Non m’incazzo, ma dissento con una pernacchia extra large, pardon extra sonora.
Prrrrrrrrrrrrr….
Spernacchiando prendo due piccioni con una fava, sbeffeggio il ref incapace/corrotto e tengo a bada il malocchio.
Prrrrrrrrrrrrr…, tie’.

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