Marchionne, Elkan, Andrea e la Juve

John Elkan e Sergio Marchionne


di Nicola Sparano

“John preferisce che Andrea non entri in azienda, per questo gli ha dato un giocattolo col quale divertirsi e distrarsi, speriamo non combini casini”.

La frase e' del compianto Sergio Marchionne, fresco “salvatore” della Fiat, nel corso di una cenetta dalla madre nella quale cucinava fumando e raccontando piccoli aneddoti della sua nuova vita ad altissimi livelli.

Sergio in quegli anni era un po' il rabbino di John Elkan, il vero erede del nonno, l'Avvocato Agnelli, e della Fiat.

Aveva fatto promettere a Palmacchio Di Iulio, Giorgio Beghetto e soprattutto al sottoscritto di non divulgare le sue confidenze.

Oggi, quattro anni dopo la sua prematura scomparsa, dopo le dimissioni di Andrea Agnelli dalla presidenza della Juve mi permetto di rivelare che il famoso giocattolo era proprio la Juve.

Senza dirlo apertamente Sergio lasciava intendere che Elkan preferiva tenere il cugino lontano dalle decisioni importanti e riteneva che gestire la Juve calzasse a pennello per Andrea.

I fatti per 12 anni gli hanno dato ragione – 9 scudetti di fila – poi il patatrac attuale che, comunque finisca, non ha fatto certamente bene alla reputazione del club sportivo parte importante a livello di immagine, dell' azienda internazionale Stellantis.

La grana “Andrea/Juve” e' venuta a complicare un periodo gia' complicato della vita di Elkan.

Dall'inizio di questo mese, infatti, e ' ripreso il processo per l’eredità di Marella Agnelli: 2,4 miliardi di euro contesi tra Margherita e i figli John, Lapo e Ginevra. Una guerra che va avanti da vent’anni e che avrebbe ripercussioni anche sulla gestione della Ferrari.

John Elkann si e' trovato nel giro di 12 ore, dalle 21.30 di lunedì 28 novembre alle 9.45 di martedì 29 novembre, a gestire le dimissioni di Andrea Agnelli da presidente della Juventus Football Club e di Mattia Binotto da team principal della Scuderia Ferrari.

Una doppia rivoluzione per le realtà sportive più in vista di Exor, che stanno vivendo due momenti di crisi.

A proposito della Rossa, Sergio stravedeva per la Ferrari, andava a tutti i Gp, tifava particolarmente per Felipe Massa.

Quando gli chiedevano cosa avrebbe fatto quando avesse smesso con la Fiat, lui rispondeva immediatamente: il presidente della Ferrari.

Peccato lo abbia potuto fare per pochissimo tempo, altrimenti oggi la Ferrari avrebbe certamente qualche titolo mondiale in piu'.



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