Raffinano il crudo, raccattano miliardi. Perche’ non tassano chi alza i prezzi?
di Sparano&Di Santo
Il costo delle benzina e’ alle stelle ovunque.
Ma a noi interessa fare una considerazione sull’andamento dei prezzi in Canada.
Stando a quello che ci dicono la “colpa” maggiore dell'enorme escalation dei prezzi alle pompe e' delle raffinerie che hanno portato il margine dei loro profitti a 53 centesimi a litro – ripeto, cinquantatre’ centesimi a litro - , rispetto ai 25 centesimi dell'era AC (Ante Covid, tre anni or sono).
L'aumento alle pompe varia in tutto il Canada, la punta massima e’ nella British Columbia dove le raffinerie hanno aggiunto la bellezza di 70 centesimi a litro, rispetto ai 40 del 2019.
Peggio ancora la situazione nel New Brunswik che in tre anni e’ passato da 11 centesimi extra a litro ai 47 attuali, un incredibile aumento del 327 per cento.
La domanda che viene spontanea e’ semplice : ma le raffinerie finora hanno lavorato a perdere o hanno fatto profitto?
Senza essere studiosi di economia e’ ovvio che se le raffinerie di petrolio lavorassero a perdere avrebbero chiuso da tempo.
Sappiamo per certo che la maggior parte del crudo canadese viene spedito negli Stati Uniti.
Sappiamo anche che le raffinerie in America sono 142.
Il Canada ha 19 raffinerie alcune delle quali sono di Imperial Oil, Shell Canada e Suncor Energy.
Sappiamo che otto compagnie controllano gran parte della produzione mondiale di petrolio e che preferiscono avere le raffinerie vicino ai mercati di consumo.
Le raffinerie di perolio guadagnano sulla base dei prodotti raffinati il cui valore e’ ovviamente piu’ alto del crudo.
Peche’ i margini della raffinazione sono cosi alti?
Ci dicono che c’e’ uno shortage di capacita’ di raffinazione che ha contribuito ad aumentare il “refining margin”( margine di raffinazione) cioe’differenza tra cio’ che pagano per il crudo e del profitto che realizzano vendendo i prodotti raffinati.
Ma negli ultimi tre anni i loro profitti sono incrementati a dismisura anche senza gli aumenti annunciati in questi giorni.
“Le raffinerie stanno stampando soldi in questo momento” ha detto Neil Crosby analista della societa’ OilX ” molto piu’ di quanto hanno hanno osservato da sempre”.
Che i guadagni siano scandalosi lo amettono obtorto collo anche gli addetti ai lavori.
Lo scorso mese il Financial Times ha citato Darren Wloods il CEO del gigante Exxon Mobil che ha detto che non pensa che il “very very high environment” sia un bene per le economie del mondo”
I difensori d’ufficio naturalmente trovano sempre gli spin doctors (manipolatori dell’opinione pubblica) che vogliono convincerci che non sono le raffinerie che decidono i margini di profitto perche’ i prezzi del crudo petrolio e del diesel sono determinati dal mercato questo misterioso fantasma senza nome e senza responsabilita’con il quale dovremmo prendercela.
Percio’ ci dicono che: non importa quanto grezzo si estrae o si raffina in Canada perche' a far fluttuare l'asticella del prezzo e’ il “solito” mercato internazionale.
La colpa dell'aumento del 113% va ricercato altrove: la guerra in Ucraina, la ridotta capacita' delle raffinerie di produrre benzina, la chiusura di molti impianti (il numero non e' specificato) per il calo della domanda durante gli ultimi due anni.
Ok, dunque. Ci hanno spiegato il perche’ ed il percome della situazione, ma non ci hanno detto come mai le raffinerie possono aumentare a piacimento le loro entrate scaricandole sulle spalle del pubblico.
La soluzione piu' semplice e ovvia sarebbe tassare questi succhiasangue in proporzione ai loro stratosferici guadagni .
Sappiamo che non e’ facile tassare corporazioni – che pagano allo stato soltanto una frazione dei loro guadagni perche’ sono ammanigliati con governi compiacenti sempre pronti a ridurre le loro tasse .
In una societa’ con un minimo senzo di giustizia ed equita’ il governo dovrebbe intervenire con una legge per imporre alle corporazione un trattamento fiscale equo.
Le raffinerie sono corporazioni, le azioni sono in mano a individui o gruppi che hanno nomi e cognomi e che alla fine dell'anno sono obbligati rendere conto al governo delle loro finanze.
Controllare la dichiarazione dei redditi degli azionisti e dei dirigenti delle raffinerie e tassarli in proporzione sarebbe il minimo.
Pero’ – e c'e’ sempre un pero’ – i governi, qualsiasi essi siano, si guardano bene dal cercare di rompere le uova nel paniere dei ricchi/potenti.
Cos’ a pagare il conto saremo sempre noi cittadini comuni e senza santi – o azioni – in paradiso.