St. Clair, nella strada della “festa” nessun ricordo di Rossi

Paolo Rossi con la Coppa del Mondo appena conquistata al mondiale spagnolo del 1982

Paolo Rossi con la Coppa del Mondo appena conquistata al mondiale spagnolo del 1982

di Nicola Saparano

Avra' la sua statua il bomber smilzo dalla faccia triste che a Prato chiamavano Paolino, che in Argentina (1978) divenne Pablito, che a Madrid (1982) si consacro' a suon di gol campione del mondo e che a Toronto scateno' la piu' bella, gioiosa e pacifica festa di italianita' mai vista.

Il mezzobusto in bronzo sorgera' nei pressi del campetto di Prato dove Paolo Rossi, 60 anni or sono, dove inizio' la carriera che l’avrebbe portato ai massimi livelli mondiali.

Il capocannoniere di quell'indimenticabile coppa del mondo, la terza per l'Italia, scomparso il 9 dicembre del 2020, sara' ricordato in eterno grazie all'idea di Elisa Morucci, giovane artista fiorentina che, all’indomani della morte del campione, ebbe l’idea di dedicargli una scultura.

La conferma ufficiale e' giunta oggi.

«Paolo Rossi è patrimonio nazionale e ancor più per noi è Paolo di Santa Lucia. Quest’opera è un tributo all’uomo, al campione, a un esempio di generosità - dice Matteo Biffoni, Sindaco di Prato -. I suoi occhi, il suo sorriso gentile, il suo esempio restano per ciascuno di noi un valore, ricordarlo nella “sua” Prato è un gesto d’affetto e di stima da parte di tutta la città».

«Ritengo assolutamente giusto e doveroso che Prato omaggi Paolo, un suo cittadino che ha portato il nome della nostra in tutto il mondo - aggiunge Luca Vannucci, Assessore allo sport del Comune di Prato - e lo è ancora di più che a farlo sia Santa Lucia, il luogo dove lui è nato e cresciuto, dove la sua famiglia ha sempre abitato e dove ancora vive suo fratello. Il legame di Paolo con Santa Lucia non si è mai spezzato nonostante lui sia andato via per inseguire la sua carriera molto giovane, e questo omaggio ne è una dimostrazione».

Paolo Rossi meriterebbe una statua, in tutte quelle citta' in cui gli expat si riscoprirono orgogliosamente italiani rialzando la testa e gridando We Are Number One.

Ricordate St. Clair? Quel giorno fu come se tutti coloro che avevano sangue tricolore nelle vene, incluse le nonnine, avessero segnato tre gol ai tedeschi e innalzato al cielo la Coppa del Mondo.

Fu la festa dell'italianita', un momento storico di una comunita' che dal niente, in tutti i sensi, ha saputo ritagliarsi un posto importante nel tessuto sociale, economico e politico della citta'.

Chi scrive aveva lanciato l'idea, attraverso la rivista Panotram Italia, di omaggiare Pablito con un qualcosa che lo ricordasse come tra gli artefici della festa di Toronto.

L'idea e' caduta nel vuoto, putroppo, perche' la comunita' italiana non ha piu' quei leader del passato che si battevano per tenere forti tutti i legami con l'Italia esaltando quello di bello e di buono traspariva dal Bel Paese.

Johnny Lombardi e Dan Iannuzzi si sarebbero certamente mossi per omaggiare Rossi attraverso la ricerca di sponsor mentre il “presidente” Gino Ventresca avrebbe sicuramente pagato di tasca sua.

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