Telese ricca di acque a gossip
Le Terme croce (dei telesini) e delizia (dei forestieri)
di Nicola Sparano
Il caldo e' semplicemente infernale.
Nell'afa aleggia anche l'odore pungente dell'acqua solfurea, non e' forte come un tempo ma il naso di chi viene da lontano ne precepisce comunque la presenza.
Calore e zolfo, dunque.
Sarebbe l'inferno se non fossimo a Telese, la cittadina dell'acqua, dei platani, delle terme nuove e di quelle vecchie, del lago, di Grassano: oasi di freschezza rigenerante dove il calore africano resta alla porta.
Il paese della mia fanciullezza, Telese Terme, si e' ingrandito e rimpicciolito nello stesso tempo.
Demograficamente e' esploso dai 3.736 abitanti del 1970, ai 7.645 del 2021.
E' diminuito pero' nel numero dei telesini veraci, le famiglie che hanno fatto la storia del paese stanno pagando lo scotto all'eta' e ai decessi precoci, dolorosi e inaspettati in particoral modo negli ultimi tempi.
Non ho trovato tanti, troppi, vecchi amici, compagni di merende giovanili spazzati via nell'eterno nulla.
I sessantottini sopravvissuti sono pochi, sia quelli che sognavano cambiamenti epocali, sia chi era contento dello status quo.
C'e' chi si rintana in casa 24/7, chi esce soltanto prima che il sole arroventi tutto, chi nella notte cerca solitudine e tranquillita', chi costeggia in auto il fiume o fa il giro del lago, chi pedala mascherato (retaggio del Covid) e chi cammina sempre e comunque a piedi avendo rinunciato a tutti i mezzi di locomozione “per una scelta di vita” come sottolinea egli stesso.
Tutti costoro sono pero' l'eccezione alla regola del pettegolezzo, il malvezzo italico praticato in casa ma anche in trasferta, all'estero.
Il grosso dei sopravvissuti sono i “ragazzi del muretto” cosi' chiamati perche' consumano le ore del mattino sul muricciolo di fronte al comune, sulle panchine o sulle poltroncine del bar.
Dalle 10 a mezzogiorno, un occhio all'espresso, un'altro a chi passa.
“E' un brav'omo, pero'...”
“E' una brava donna, ma...”.
Il pettegolezzo resta nei limiti dell'accettabile fintanto che si e' in gruppo.
Nei testa a testa si sussurrano maldicenze e cattiverie a gogo', il tutto aumma aumma: “Me l'hanno detto, l'ho sentito dire...”.
In gruppo non si parla di pallone e di politica, altrimenti finisce a botte tra napoletani e juventini, tra i sostenitori della destra e quelli di sinistra.
A tenere banco tra i ragazzi del muretto e' Telese ed i suoi problemi, reali o virtuali che siano.
Sembra che nella cittadina ci sia ben poco che vada bene, si generalizza puntualizzando le cose che andrebbero modificate ma nessuno offre soluzioni di alcun genere.
Le lamentele riguardano, partendo da lontano. 1) il piano regolatore che ha permesso di costruire abitazioni ognidove; 2) le ammistrazioni comunali che si sono susseguite al mitico Gerardino Romano hanno fatto piu' male che bene;
3) Telese 2 e' un obbrobrio, i palazzoni sfitti andrebbero abbattuti, ma chi paga per farlo? 4) Le Terme Minieri non portano benessere al paese perche' non sono gestite in modo da evitare la toccata-e-fuga dei bagnanti. 5) nel tratto quadrivio-terme il traffico e' sempre intenso, parcheggiare e' un problema. 6) Il lago e' uno stagno, bellissimo ma apparentemente inquinato al punto che e' vietato nuotarvi.
Queste le lamentele maggiori, ora le condiderazioni di chi e' cresciuto qui ma vive lontano da tantissimi anni.
Telese 2 andrebbe veramente rasa al suolo, il lago resta una gemma rovinata prima dall'idiozia di chi permise di ostruire il canaletto che lo collegava al fiume Calore e poi dalla lotta tra Telese e Solopaca che, per futili motivi, non si sono mai accordati per ricevere i fondi, svariati miliardi, stanziati per un piano di sviluppo della zona. E' stato il classico... tagliarsi gli attributi per far dispetto alla moglie, dove sia Telese che Solpaca hanno fatto la parte, e la figuraccia, del marito.
Per quanto riguarda le Terme, il discorso e' piu' complicato. Senza andare a scomodare come e perche' lo stabilimento sia ancora nelle mani della famiglia Minieri, va detto che le Terme sono ben tenute - l'ho costatato di persona – anche il “cerro” e' pulito, accessibile sia pure su un ponticello traballante. In quel posto dove la mia generazione ha improvvissato innumerevoli cenette serali, ho avuto una forte e melanconica botta di nostalgia. Nel bere dai due copiosi sbocchi di acque diverse - la prima ricca di ferro, la seconda frigida acqua dolce di montagna – ho rivissuto i momenti magici di giovanili ragazzate a base di pane, salsicce e vino.
E' vero che l'acqua solfurea non ha la forza ed il sapore di una volta.
Ma deve comunque avere tutti i benefici che l'hanno resa famosa visto le file di persone che si formano davanti ai bagni caldi, ai Goccioloni e alla Pera.
La pista da ballo – detta anche “fossa dei leoni” – all'occasione diventa parterre per spettacoli ed avvenimenti culturali.
Nelle Terme, di nuovo, per me, c'e' la locomotiva originale del treno dei bagnati e la pizza.... all'acqua solfurea, una specialita' per molti, semplice trovata pubbliciaria per altri. In ogni caso, alle Terme ci tornerei sempre e comunque.
Le critiche verso le varie amministrazioni, saranno pure valide.
Resta il fatto che Telese e' diventata una cittadina importante, centro pulsante della Valle Telesina, dove tutto il circondario viene a divertirsi e fare spese. E questo lo hanno fatto, nel bene e nel male, anche le amministrazioni comunali, o no?
Il fine settimana su Viale Mineri ci si sgomita per trovare spazio, bar, birrerie e geletarie sono sempre traboccanti di una gioventu' che veste rigorosamente all'americana – jeans strappati, t-shirts con scritte sempre in inglese – e che compromette la propria salute fumando sigarette vere e sigarette elettroniche. Le persone di mezza eta' preferiscono i ristoranti. I rappresennanti della terza eta' osservano qullo che una volta era chiamato “struscio” dalle panchine in ceramica che portano la scritta Telese Terme. Le signore praticano il window-shopping scrutando le vetrine dei negozi di abbigliamento. Viale Minieri diventa periodicamente mercato e autosalone. In luglio un weekend e' stato dedicato ai prodotti locali, un altro alle Ferrari e alle moto da cross. Esporre sul viale tante Ferrari significa che a Telese esistono potenziali compratori, o no?
Sul lago il vecchio bar ha i tavolini che si specchiano nell'acqua, poco distante c'e' una piscina di acqua dolce ed un campo di padel, sempre con vista sul lago. Il padel e' una specie di tennis che si gioca con una racchetta extra large, la palla non esce mai, il punto si assegna quando la palla si spegne nella rete o quando tocca terra due volte. In riva al lago di Telese ci sono tre campi di padel, sempre occupati quando il sole non spacca le pietre. “Padelleggiano”, se mi permettete il temine, giovani e meno gio- vani in partite singole e tornei. Prima e dopo la sudata ci si disseta con spritz e bibite varie, sempre godendo della splendida, rillassante vista delle acque nelle quali si specchia il monte Taburno e la chiesetta dell Madonna del Roseto.
La carrellata/flasback tocca anche Grassano e le Terme Jacobelli. Grassano e' un ruscello che nasce dallo stesso monte, il Pugliano, dal quale sgorga anche l'acqua solfurea. Il ruscello e' di acqua dolce, limpida, freddissima. E' anche abbondante, in passato ha alimentato macine e mulini. Per anni Telese sapeva che era ora di pranzo quando la sirena del mulino Capasso&Romano lanciava fischiando il messaggio: “Tutti a tavola a mangiare”. Il mulino e' chiuso da decenni, il come ed il perche' lo ricordano in pochi. Resta il fatto che Grassano e' una risorsa sprecata, possibile fonte di energia elettrica pulita ideata, programmata e... bocciata.
Per quanto rigarda le Terme Jacobelli, alias Bagni vecchi, va detto che il suo fondatore, Achille Jacobelli di San Lupo, le invento' dal nulla inaugurandole nel 1867. Oggi Le Terme Jacobelli sono gestite da un privato che ha rilanciato il parco con feste enogastronomiche, concerti, spettacoli d’intrattenimento, proiezioni e premiazioni cinematografiche.
Telese, per concludere, non e' solo Terme, Bagni Vecchi, Lago, Grassano. Telese e' anche il giardino di casa dove i limoni cadono da soli, lacrime gialle del tempo che fu.