*Thanksgiving, la coda del tacchino fa bene alla salute
di Nicola Sparano
Chi tra oggi e domani fa la festa al tacchino provi ad assaggiarne la… coda.
Ma la coda del tacchino non e’ fatta di piume?
Per adesso sorvoliamo, la domanda e’ truccata nonche’ interessante.
Ma per arrivaci dobbiamo partire da lontano.
Il destino del pennuto con il gargarozzo rosso e pendulo come i seni di una donna avanti negli anni e’ stato segnato dalla beata ingenuita’ dei pellerossa d’America, creduloni e pure fessacchiotti.
I Pellegrini, erano un centinaio, giunti per primi in America dalla Perfida Albione (copyright, Napoleone Bonaparte), affamati ed infreddoliti, vennero salvati e sfamati con carne e verdura, tacchini e pannocchie di mais.
L’atto umanitario costo’ caro, anzi carissimo, ai pennuti veri (i tacchini) e quelli finti (gli indiani).
I pellegrini, infatti, ringraziarono i pellerossa sterminandoli per rubare le loro terre.
Sulle teste dei tacchini misero invece una condanna a morte perenne, senza scadenza: spennati tutto l’anno ma specialmente nel giorno di Ringraziamento, anzi dei Ringraziamenti visto che ce ne sono due, il canadese e l’americano.
A mia personalmente di persona del tacchino piace solo la carne scura, ad un cosciotto non dico mai di no, altresi’ dicasi del collo.
Ogni volta che mi capita di gustare uno dei due dedico il primo boccone a Bepi.
Bepi era un tacchino extra large che viveva nel cortile di un paesotto nei pressi di Collingwood, dove ando’ a trascorrere gli ultimi anni della sua vita il compianto Joe Mallozzi.
Bepi amava sedersi sotto il tavolo del picnic dove parlavamo e sparlavamo di calcio ed altro.
Quando ci scappava la risata anche Bepi si univa con un glorioso e rumoroso gogglottio, glu glu glu.
Rideva il gran pennuto, rideva con noi.
Ma guai se qualcuno gli mollava una pedata.
Bepi rispondeva all’offesa provando a beccare il calciatore nelle parti…basse, tra le gambe, dove poteva facilmente arrivare.
Non e’ dato di sapere che fine abbia fatto Bepi, in padella, al forno o di beata vecchiaia.
Ma ancora oggi mi chiedo quale sarebbe stata la storia del continente americano se i pellerossa avessero lasciato morire di fame quella gentaglia che poi li avrebbero ripagati con lo sterminio.
Ritornando a bomba, cioe’ all’inizio di questa soriella, la coda di cui sopra non ha un tubo da vedere con il tacchini.
Si tratta infatti di una varieta’ di funghi, chiamati appunto “coda di tacchino” per i suoi vivaci motivi di colore che sembrano simili a quelli, sì, della coda del pennuto piatto principale del Thanksgiving.
Si presume che i funghi di coda di tacchino abbiano numerosi benefici per la salute, uno che spicca in particolare è la sua reputazione di potenziare il sistema immunitario per combattere il cancro.
Io personalmente di persona non li ho mai notati e se anche lo avessi fatto non li avrei raccolti.
Io, sempre personalmente di persona, prendo solo funghi che conosco come le mie tasche e che consumo da sempre senza rimetterci la pellaccia.
Quest’anno i funghi sono in ritardo, io almeno non ne ho ancora trovati.
Ci provero’ di nuovo, lunedi' dalle parti di Keswick.
Se inciampo su qualche coda di tacchino la lascero’ dove e'.
Perche’ fidarsi e’ bene ma non fidarsi e’ meglio.
Buon Thaksgiving a tutti.